NEWS
.

Oh Lonesome Me! La storia dell'album inedito dei Crazy Horse del 1970 (e di come è diventato After The Gold Rush)


2 agosto 1969: Neil Young e i Crazy Horse ritornano in studio, per la precisione ai Sunset Sound (Hollywood), per lavorare su nuove canzoni. Young ha in mente un nuovo album che farà seguito a Everybody Know This Is Nowhere, composto e registrato l'inverno precedente, e pubblicato in maggio. Questa volta, a Young, Danny Whitten, Billy Talbot e Ralph Molina si aggiunge Jack Nitzsche, che con le sue tastiere smusserà un po' la spigolosità del sound garage-rock appena scoperto dalla band (e dal suo produttore David Briggs), destinato a diventare il trademark dei Crazy Horse.
Ancora non c'è un titolo, ma l'idea di un nuovo album è nell'aria. Come vedremo, qualche mese dopo Young nominerà il progetto prima A Country Store Plays Old Changes, poi Oh Lonesome MeQuest'ultimo è un vecchio brano di Don Gibson, il primo inciso dalla band nelle session di agosto, a cui seguono nei giorni successivi "Birds", "Everybody's Alone", "I Believe In You" e "Wonderin'".
Durante il resto dell'estate, Young mette in pausa gli Horse per dedicarsi alle registrazioni di Dejà Vu assieme a Crosby, Stills e Nash, a cui si è appena unito dando forma al supergruppo CSN&Y. Young, sia in studio che dal vivo, suona alternativamente con loro e con i Crazy Horse (...suscitando un certo disappunto da parte di Crosby).
A ottobre gli Horse rientrano ai Sunset, per spostarsi subito dopo ai Larrabee Studios. In questa seconda tornata registrano "Helpless", "Look At All The Things" (scritta da Whitten), "Come On Baby Let's Go Downtown" (Whitten/Young), "Winterlong" e "Dance Dance Dance" (l'unica prodotta da Nitzsche). Piccolo aneddoto: la prima incisione di "Helpless", secondo Young ineguagliata ("otto o nove minuti con un lungo strumentale nel mezzo", "grandi cimbali e chitarre", "più selvaggia di qualunque altra cosa fatta dal vivo" [1]), viene persa per un errore tecnico.
Pochi giorni dopo Young è di nuovo con CSN&Y per continuare Dejà Vu. La cosa più interessante di questa poligamia musicale è che gli permette di sperimentare alcune delle nuove composizioni con entrambe le band. Per esempio, in autunno incide con CSN&Y "Everybody's Alone", scartandola ancora una volta (questa versione circolerà su bootleg, ma tutt'ora è inedita a livello ufficiale e Young non sembra intenzionato a rilasciarla). Sorte decisamente migliore avrà invece la "Helpless" di CSN&Y, divenuta celebre. Insieme a Nash, Young registra anche una bella versione acustica di "Birds" (si trova nell'edizione del 50° di Dejà Vu).
All'inizio del 1970 i Crazy Horse intraprendono un breve tour di dieci serate, regalando show emozionanti (Live at Fillmore East ne è una preziosa testimonianza) ma che al contempo segnano l'inconsapevole fine del gruppo così com'è in questo momento. Di ritorno dal tour, per varie ragioni Young si dedicherà alle registrazioni "domestiche" di After The Gold Rush, dopodiché andrà nuovamente in tour con CSN&Y. Gli Horse, rimasti "a spasso" (come avrà modo di dire Talbot [2]), anziché starsene con le mani in mano, si mettono al lavoro sul loro primo, magnifico album (Crazy Horse, 1971), figlioccio di questo stesso periodo.
Nel frattempo, come sappiamo, Whitten inizia il suo tracollo nella tossicodipendenza, che lo porterà alla morte nel 1972. Il nome Crazy Horse non ritornerà fino al 1975 (quando subentrerà Frank Sampedro), mentre Talbot e Molina continueranno a partecipare ai vari progetti di Young.

Danny Whitten

Facciamo un passo indietro e ritorniamo al 1969. Le session di cui abbiamo parlato sono venute alla luce negli ultimi anni grazie alla pubblicazione di Archives Vol.1, di alcune out-takes sul sito ufficiale e adesso di Early Daze, una compilation che finalmente completa il quadro di quanto conosciamo (non è escluso che vi sia altro, negli archivi di Young, di cui ignoriamo completamente l'esistenza; visti i precedenti è più che probabile).
In modo analogo a quanto accaduto qualche mese fa con Last Dance (l'inedito del 1972), disponiamo ora di tutto il materiale necessario per ricostruire l'album che non ha mai visto la luce, creando una sorta di linea alternativa della discografia younghiana per come avrebbe potuto essere se le cose fossero andate diversamente.
Se volessimo abbozzare un concept per così dire "acerbo" dell'album, di fatto privo di titolo (a meno di non attribuirgli uno dei working-title successivi), esso si limiterebbe alla lista delle tracce registrate durante le sedute del 1969. Essendo per la maggior parte inedite e numericamente sufficienti, di fatto otteniamo un perfetto album studio, l'ideale seguito di Everybody Knows.
  1. Oh Lonesome Me (Archives Vol.1)
  2. Birds (NYA outtake o Early Daze)
  3. Everybody's Alone (Early Daze)
  4. I Believe In You (Archives Vol.1)
  5. Wonderin' (Early Daze)
  6. Look At All The Things (Early Daze)
  7. Helpless (Early Daze)
  8. Come On Baby, Let's Go Downtown (Early Daze)
  9. Winterlong (Early Daze)
  10. Dance Dance Dance (Archives Vol.1)
Ma i documenti ci dicono che la storia, anche quella alternativa, è diversa e più complessa. Le idee di Young per questo disco sono mutate con il procedere del tempo e l'accavallarsi dei progetti, e una versione definitiva dell'album (ce lo confermano le didascalie dei documenti su NYA) non è mai stata assemblata. Possiamo quindi solo ripercorrere i tentativi e i ripensamenti che hanno portato Young, infine, a scartarlo in favore di After The Gold Rush.
Non sono note tracklist o titoli risalenti al 1969, sebbene l'album fosse già nei piani, tanto da parlarne con la stampa: "Nel prossimo disco coi Crazy Horse, Neil farà anche un classico del country, 'Oh Lonesome Me' di Don Gibson"; "Non volevo che coi Crazy Horse finisse lì, proprio mentre iniziavamo a prenderci gusto" [3].
La prima scaletta di cui disponiamo è una "lista di canzoni da tenere in considerazione” stilata da Young su un taccuino il 15 gennaio 1970, di ritorno da Londra, con annotate le background vocals di Danny & The Ronettes. Porta un titolo curioso: A Country Store Plays Old Changes.


  1. Birds
  2. Winterlong
  3. Down To The Wire
  4. So Many People [?]
  5. Oh Lonesome Me
  6. Sugar Mountain
  7. Dance Dance
  8. Now That You Made Yourself Love Me [I Believe In You]
  9. Wondering
  10. One More Sign
  11. I Don't Want To Talk About It
Di "So Many People" non abbiamo nessun indizio. Spiccano i recuperi di "Down To The Wire", "Sugar Mountain" e "One More Sign", composizioni vecchie di diversi anni e ancora non pubblicate; è facile presumere che Young avesse intenzione di riprenderle con i Crazy Horse. L'ultima traccia, invece, è di Whitten (e verrà immortalata dai Crazy Horse senza Young nel loro album omonimo).
Nonostante l'ossatura sia costituita dal materiale del '69, risulta già evidente l'intenzione di Young di continuare le registrazioni e comporre un album misto, con brani di varia provenienza. Ce lo confermano le bozze successive e le parole da lui stesso rilasciate in un'intervista il 2 marzo 1970, il mattino dopo il concerto dei Crazy Horse al Tea Party di Boston.
"Sto finendo questo tour, poi andrò a casa a fare l’album dei Crazy Horse, e dopo sarò in giro per trenta o quaranta giorni con CSN. Sarà un bel po’ di lavoro. [...] [L'album] dei Crazy Horse uscirà in circa due mesi. Sarà davvero funky, un album sporco. Faremo alcune cose vecchie, ma le faremo bene. Come questa canzone country che ho imparato ai tempi della scuola. [...] Poi ci sono alcune altre canzoni che ho scritto io. [...] Sto cercando di ottenere la qualità dei dischi che si facevano nei tardi anni 50 e 60, come quelli degli Everly Brothers e di Roy Orbison. Erano fatti con certe qualità. Si suonava tutti insieme. […] È la qualità del gruppo, il cantante dentro alla canzone e i musicisti che suonano con lui." [4]
Il pezzo country a cui si riferisce potrebbe ragionevolmente essere "Oh Lonesome Me", ma anche "It Might Have Been", canzone degli anni 50 di Ronnie Green e Harriet Kane, che Young suona una volta sola con gli Horse durante il tour (sebbene non compaia in nessuna delle bozze per il disco).
A febbraio, data delle successive due scalette, il concept subisce ulteriori variazioni, cominciando a inglobare alcuni dei pezzi più nuovi, appena scritti.


Su questo foglio Young è intervenuto in momenti diversi: è evidente dal fatto che vi sono parti di penna, di matita (o penna più sottile) e di pennarello, titoli in corsivo (parte superiore) e non (parte inferiore). Non potendo sapere con certezza quali annotazioni sono venute prima e quali dopo, possiamo azzardare solo un paio di ipotesi spannometriche.
Un primo tentativo avrebbe potuto prevedere 12 brani, poi ridotti a 10, forse con una successiva variazione dell'ordine dei primi di entrambi i blocchi (quelli asteriscati).
  1. Oh Lonesome Me
  2. Wondering
  3. Everybody's Alone
  4. Don't Let It Bring You Down
  5. Dance Dance [Dance]
  6. So Many People [?]
  7. Join Back Home [?]
  1. Winterlong
  2. Birds
  3. Sugar Mountain
  4. Down To The Wire
  5. Sea Of Madness
Potrebbe poi esserci stato un ampliamento del primo blocco con l'aggiunta di altre 3 canzoni; ciò avrebbe forse comportato l'esclusione in toto del secondo blocco (a meno che Young non stesse già ponderando l'idea di un doppio LP, come vedremo tra poco).
  1. Oh Lonesome Me
  2. Wondering
  3. Don't Let It Bring You Down
  4. Dance Dance [Dance]
  5. So Many People [?]
  6. Join Back Home [?]
  7. Cinnamon Girl
  8. Everybody Knows
  9. Long Walk Home
Potrebbe anche darsi che il secondo blocco, vista la presenza dell'asterisco, fosse una lista di alternative alle prime due canzoni del primo blocco. In tal caso in quest'ultima tracklist le prime due tracce avrebbero potuto essere diverse (altre due tra quelle del secondo blocco). Insomma, un bel casino! Ma d'altro canto, trattandosi di un work in progress incompiuto, non possiamo aspettarci troppa chiarezza.
A prescindere da queste ipotesi, nella lista spiccano due brani di cui, ad oggi, non abbiamo alcuna informazione: "So Many People" e "Join Back Home". Compare inoltre per la prima volta "Long Walk Home", canzone a tema Vietnam che ritroveremo nel 1972 come "Letter From 'Nam" (in Last Dance). Il manoscritto della lyric è datato 1970, tuttavia non abbiamo traccia di una sua incisione in questo periodo. Rispetto alla tracklist di gennaio, rimangono i recuperi di "Down To The Wire" e "Sugar Mountain", mentre si assottiglia il materiale registrato con gli Horse nel 1969.
Il fatto che qui vengano considerate (forse aggiunte in un secondo momento) "Cinnamon Girl" e "Everybody Knows", canzoni del primo album, ci fa presumere che più o meno in questo momento Young inizi a pensare di includere anche delle performance live.
La pagina successiva del quaderno, datata sempre febbraio, rimette in discussione il primo lato dell'LP, con due bozze costituite da 5 canzoni di cui una sola cambia da una lista all'altra.


  1. Oh Lonesome Me
  2. Wondering
  3. Birds
  4. Don't Let It Bring You Down
  5. Crippled Creek Ferry
  1. Wondering
  2. Birds
  3. Don't Let It Bring You Down
  4. On The Way Home
  5. Crippled Creek Ferry
Compare per la prima volta "Cripple Creek Ferry" ed entra anche "On The Way Home", già nell'ultimo album dei Buffalo Springfield (ma cantata da Furay; è ragionevole che Young volesse averne una versione propria e definitiva). Si comincia a notare la somiglianza con quello che diventerà After The Gold Rush: Young stava già cominciando a comporne il nucleo principale di canzoni, e le session sarebbero iniziate di lì a un mese, nel marzo 1970. La "Birds" contemplata in questa tracklist, dunque, dovrebbe essere ancora quella con i Crazy Horse del '69.
Esiste un'altra tracklist, scritta mano da Young e senza data, pubblicata nell'inserto originale dell'LP di Gold Rush, e molto nota tra i fan. Le tracce che riporta sono ancora in gran parte quelle del 1969, perciò, alla luce di ciò che sappiamo oggi, è molto più probabile che questa lista, anziché essere una bozza alternativa di Gold Rush, rappresenti di fatto l'album inedito dei Crazy Horse, in una forma persino più compiuta rispetto alle precedenti, senz'altro antecedente alla transizione verso Gold Rush.


  1. Oh Lonesome Me
  2. Wondering
  3. Everybody's Alone
  4. Sugar Mountain
  5. Sea Of Madness
  6. Big Waves
  7. Dance Dance Dance
  8. Birds
  9. I Need Her Love To Get By [?]
L'ultima traccia è un altro mistero, di cui non si hanno info di possibili incisioni né parti di lyric. "Big Waves", invece, è la prima "Powderfinger", su cui Young stava lavorando dal 1968, ma ancora incompleta. Per quanto riguarda "Sea Of Madness", ne era stata incisa in studio una versione con CSN&Y di cui Young non era soddisfatto (è tutt'ora inedita), dunque è possibile che avesse intenzione di riprovarla con gli Horse. Più che comprensibile, inoltre, l'idea già emersa altrove di inglobare "Sugar Mountain" in un album (forse usando la stessa traccia live uscita su singolo); peccato che ciò non avverrà mai.
Confrontando gli elementi di questa tracklist con quelli delle precedenti (in particolare l'ossatura costituita dalle sedute del 1969 e l'assenza delle composizioni più recenti, di inizio '70, come "Don't Let It Bring You Down"), è ragionevole ipotizzare che questa bozza si collochi a metà tra quella di gennaio (A Country Store Plays Old Changes) e le due di febbraio, oppure prima ancora, addirittura alla fine del '69. In assenza di datazione ufficiale, comunque, questa rimane pura speculazione (abbiamo inviato un'email agli archivisti di NYA chiedendo delucidazioni; se ci risponderanno aggiorneremo l'articolo).
La storia non può ancora dirsi conclusa, perché in marzo, Young, forse a causa della mole di materiale accumulato, si fa sedurre dall'idea di un doppio LP con il quale mettere insieme le session del 1969, i nuovi pezzi in procinto di essere realizzati, e persino alcune tracce live del tour che stava per finire. Quel che si dice salvare capra e cavoli!
In questa scaletta, datata fine marzo 1970, i primi due lati sono tratti dalle performance al Fillmore East, il terzo e il quarto lato sono studio.


  1. Cowgirl In The Sand
  1. Loner
  2. Old Laughing Lady
  3. Clancy [Nowadays Clancy Can't Even Sing]
  4. Broken Arrow
  1. Winterlong
  2. Wondering
  3. Dance Dance Dance
  4. Downtown [Come On Baby Let's Go Downtown]
  1. I Believe In You
  2. Oh Lonesome Me
  3. Long Walk Home
  4. Southern Man
  5. Don't Let It Bring You Down
È all'incirca in questa fase che il progetto assume ufficialmente il titolo di Oh Lonesome Me. In aprile ne viene persino abbozzato l'artwork, sebbene in maniera molto sommaria.


Va detto che la parte acustica degli show al Fillmore East, così come "The Loner" con i Crazy Horse, è tutt'oggi inedita, perciò per ricostruire i lati live dell'LP dovremo attingere ai bootleg (per esempio quello del concerto alla Music Hall di Cincinnati, un soundboard di eccellente qualità). Se a 35 anni di distanza Young ha scelto di escludere il set acustico dalla pubblicazione di Live at Fillmore East, è possibile che nemmeno allora ne fosse pienamente convinto. Tra le tante possibili ragioni per cui il progetto è naufragato, potrebbe esserci anche questa... chi lo sa.
Gli ultimi tre titoli dell'elenco rappresentano la produzione più recente di Young, la cui registrazione è già cominciata (le sedute di Gold Rush iniziano intorno al 12 marzo). Young, a questo punto, doveva sapere che i nuovi brani non avrebbero portato la firma dei Crazy Horse.
"Le cose accadevano molto velocemente a quel tempo, quindi è difficile dire esattamente perché andai su After The Gold Rush piuttosto che su quello [dei Crazy Horse]. Ricordo solo che pensai che Gold Rush fosse il logico passo successivo dopo Everybody." [5]
"Neil finì il tour con i Crazy Horse facendo i conti con la sempre più grave discesa di Danny nell’eroina", scriverà più avanti il padre Scott [6]. Tuttavia c'è di sicuro un concorso di cause nella decisione, che non si può attribuire soltanto a Whitten, ancora abbastanza sotto controllo da riuscire a lavorare all'album proprio dei Crazy Horse (e con ottimi risultati). C'è anche un cambio di ispirazione da parte di Young (nulla di insolito, lo farà molte altre volte). Il ritiro nell'home-studio della sua casa di Topanga per dar forma ai nuovi pezzi, assieme a vari musicisti (tra cui Talbot, Molina e il giovanissimo Nils Lofgren), gli frutta un'atmosfera acustica, introversa, adagiata, agli antipodi del sound dei Crazy Horse. Se da un lato ciò è probabilmente difficile da conciliare con il temperamento di Whitten, di fatto tenuto fuori dalle nuove registrazioni, dall'altro rappresenta soprattutto una svolta artistica. Complice, non dimentichiamolo, la sceneggiatura intitolata After The Gold Rush dell'amico Dean Stockwell, mai girata, per la quale Young accetta di scrivere dei brani; è questa la sua principale fonte di ispirazione nel febbraio-marzo 1970.
Anche Gold Rush subisce una sua veloce evoluzione, su cui varrà la pena soffermarsi, ma questa è storia per un altro articolo. Il Gold Rush che conosciamo riprende solo due canzoni dalle sedute del 1969: "Oh Lonesome Me" e "I Believe In You". "Birds" viene ri-registrata per l'occasione, e tutte le altre sono composizioni nuovissime. Per una di esse, "When You Dance I Can Really Love", registrata agli inizi di aprile, Young richiama i Crazy Horse al completo (compreso Jack Nitzsche, che pare avesse problemi di alcolismo non indifferenti già allora). Forse è un ultimo tentativo: quel che è certo è che sarà la loro ultima incisione nella line-up con Whitten.
Curiosità finale: Young continuerà a pensare a un doppio LP anche alla fine del 1970, dopo l'uscita di Gold Rush. Ne stilerà l'elenco delle canzoni e lo darà praticamente per certo; in quel caso, le tracce provenivano tutte dal Solo Tour intrapreso a novembre. Indovinate un po'? Non uscì nemmeno quello.

Tutti i documenti sono tratti dai Neil Young Archives.

Fonti delle interviste:
[1] J. McDonough, Shakey – A Neil Young Biography
[2] Rolling Stone, 1979
[3] Rolling Stone, dicembre 1969
[4] Rolling Stone, aprile 1970
[5] Mojo Magazine, dicembre 1995
[6] Scott Young, Neil & Me

Matt Briar, Rockinfreeworld
(Ultimo aggiornamento: 14/08/24)



Commenti

Post popolari

Neil Young, il cuore di un hippie - L'intervista del L.A. Times su World Record e Harvest Time

Neil Young from Worst to Best: la classifica di Stereogum

Last Dance: la storia della prima versione di Time Fades Away in studio

Stephen Stills: un excursus nei suoi primi anni e il ricordo di Crosby (Independent, 2023)