Harvest Time: rassegna stampa internazionale e italiana
Senza una voce narrante fuori campo, il film è un'esperienza coinvolgente, in particolare nelle sequenze delle sessions nel fienile. [...] Guardare il film è un'esperienza toccante per Young. "Vedere tutti quei ragazzi", dice oggi riferendosi agli Stray Gators, "oggi nessuno di loro è vivo. Quindi è davvero un viaggio. Li guardo e io sono l'unico rimasto."
Le riprese, realizzate nel 1971, offrono una brillante visione del genio musicale di Young e del suo carattere caloroso e senza pretese. Le prove nel fienile (a partire dalla meravigliosa Alabama) sono musicalmente mozzafiato, impressionanti anche considerando che i musicisti si erano riuniti da pochi giorni [...]. Il film mette in luce l'immenso talento di Young, il suo appetito per la perfezione musicale ma anche la sua bellissima anima.
Sebbene molti dei filmati siano affascinanti, l'assenza di un plot si manifesta nel prodotto finale: si tratta di due ore piene di prove, registrazioni e lunghi spezzoni in cui Young si intrattiene con la sua neonata backing band, gli Stray Gators, o in cui registra i cori con gli ex-compagni Stephen Stills e David Crosby.
Harvest Time non è solo la cronaca di un talento che si affina e si incanala in qualcosa di concreto, anche se questo è certamente un merito di Young. In questo film, candido e intimo, che cattura momenti spontanei di collaborazione artistica in piena regola e che raramente manca di una sostanza drammatica necessaria a rendere piacevole la visione, Young è sia un musicista e cantautore anticonformista che un'avvincente protagonista. Sia che scriva, che registri o si intrattenga con amici e colleghi artisti, possiede una sorta di magnetismo rilassato combinato con un'evidente attitudine artistica, anche se mai ostentata.
Harvest Time è un documento accattivante su un giovane con una ricchezza che va oltre la sua immaginazione, la cui vita è stata un turbine, che si concede il tempo e lo spazio per capire chi è e cosa vuole fare. Nel corso del film, Young è ritratto mentre scoppia in un grande e buffo sorriso: "Mi sento più libero ora di quanto mi sia mai sentito prima", dice a un certo punto. È il suono di un uomo che si gode la vita e trova il suo posto.
Sebbene la metafora dell'"orgasmo mentale" di Young sia la più vicina alle intuizioni di Young in fatto di scrittura di canzoni, c'è molto da dire sul suo approccio al film, ambiguo e amatoriale. Ciò che viene mostrato è l'atmosfera intima e rilassata tra lui e i suoi collaboratori, che ha portato a un album che, come dimostra l'esistenza di questo film, ha superato la prova del tempo.
Harvest Time non rivela mirabolanti segreti da dietro le quinte, ma svela che la magia di Harvest ha più a che fare con la sua spontaneità che con la post produzione: con la visione, più che con la tecnologia. Anche i piccoli escamotage - come quello di mettere i microfoni all’esterno, creando un’enorme cassa di risonanza - sono un regalo della location bucolica. [...] Harvest Time racconta la storia di una musica biologica, suonata “facce nel vento… al sole”, di un prodotto oggi difficilmente replicabile nell’era frenetica della grande distribuzione e dei supermercati dello streaming.
In un’epoca di dischi eccessivamente post-prodotti e canzoni create quasi in laboratorio fa impressione constatare quanto Harvest nasca in maniera spontanea e quasi naturale. “Non so come sono nate le canzoni, è successo e basta, ho già cercato di spiegarlo, ma non ci sono riuscito”, dice sincero l’artista in questo documentario dal titolo quasi omonimo a quello dell’album. Harvest Time racchiude in più o meno due ore un momento speciale nella vita di Neil Young e in generale nella storia della musica. [...] Anche le riprese che oggi sono il corpus di questo documentario nacquero senza un piano preciso e con naturalezza, al punto che è lo stesso cantante ad ammettere a un certo punto: Stiamo solo facendo un film su… non so, solo sulle cose che vogliamo filmare. Non c’è davvero un grande progetto o altro. Lo sto facendo come un album, più o meno.”
Nelle due ore di immagini non c'è una vera e propria struttura narrativa, ma vediamo l'atmosfera e lo stato di grazia portò all'incisione delle canzoni: nel film sono presenti praticamente tutti i brani del disco in versione "live in studio", in parte nel ranch, in parte a Londra dove Young incise "A Man Needs a Maid" e "There's a World" con la London Symphony Orchestra sotto la direzione di Jack Nitzsche e a Nashville, dove venne registrata un'altra parte dell'album, più delle sessioni a New York.
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