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Confrontarsi con la mortalità. World Record recensito da Spectrum Culture


A partire da Greendale del 2003, gran parte del lavoro di Neil Young con i Crazy Horse si è concentrato su questioni ecologiche e, purtroppo, sembra appropriato che, proprio nel periodo in cui arriva World Record, il capo delle Nazioni Unite abbia avvertito che la possibilità di evitare un disastro ambientale globale si sta riducendo. È una situazione disperata, che inizialmente evoca in Young la replica stanca e tenera di "Love Earth". Quasi infantile, straziante e semplice, con un'atmosfera alla McCartney, è allo stesso tempo dolce, deliziosa e amaramente elegiaca: "Il cielo era blu e l'aria così pulita / L'acqua era cristallina / Vivevamo sotto il sole e avevamo tutto / Vivevamo un sogno". È un'affermazione azzeccata, perché ovviamente da un certo punto di vista è così semplice: i problemi ci sono, possono essere risolti, ma non li stiamo risolvendo, e il fatto che si permetta che il disastro si verifichi per ragioni essenzialmente finanziarie è quasi incredibile. Eppure eccoci qui.
L'iconografia dominante dell'album è un miscuglio di cieli blu, foglie d'autunno e addii, ma dal punto di vista sonoro si tratta di uno spaccato abbastanza vario dei soliti stili dei Crazy Horse. L'iniziale "Love Earth" e "Overhead" sono entrambe caratterizzate da un suono caldo e leggero, guidato dal pianoforte, sebbene la chitarra pesante e stracciata, tipica di Young, faccia la sua gradita comparsa nella tristissima "I Walk With You (Earth Ringtone)", mentre la bella e riflessiva nostalgia di "This Old Planet (Changing Days)", con la sua fisarmonica e il suo pianoforte ricchi e strutturati, è una delicata ballad alla Harvest Moon. In un certo senso, "nostalgia" è una parola fuorviante, perché la canzone, con il suo testo attentamente studiato, guarda indietro a quella che sembra essere un'evocazione dettagliata e volutamente idilliaca dell'infanzia. Ma i dettagli effettivi, se li si osserva, sono ancora più o meno applicabili nel 2022, anche se potranno sembrare pittoreschi tra appena un decennio. "Quando eravamo bambini / Il sole sorgeva e tramontava e i giorni cambiavano / Il grande cielo blu e l'acqua scintillante / Quel fiume scorreva proprio in mezzo alla nostra città / Nel suo percorso verso il lago".
World Record è un album pervaso da una sorta di luttuosa incredulità, oltre che rabbia, e non mancano i tipici momenti heavy dei Crazy Horse, come il gospel abrasivo di "Break the Chain" e il basso e l'organo rumorosi e ossessivi in "This World (Is In Trouble Now)". Ma anche se gran parte della ragion d'essere dell'album consiste nell'infierire contro il tramonto della luce piuttosto che accettarlo ciecamente, la sua musica è al massimo dell'efficacia in canzoni delicate ma dirette, come la calda "The Long Day Before" che procede a tempo di valzer. In queste canzoni, l'approccio lirico di Young, sempre piuttosto diretto, è privo di fronzoli in modo ammirevole, quasi prosaico, ma funziona ancora quando canta: "Al telegiornale in TV / Non ne parleranno mai / In prima pagina su internet / Non vedrai mai / L'elefante nella stanza / Che sta accadendo proprio ora (...) È così enorme che non lo puoi vedere / È più grande di te e me insieme".
È importante notare che, sebbene World Record sia pieno di sconforto, non si tratta affatto di un album senza speranza, ma di un album vitale che invita all'azione, anche se questa azione è volta a salvare e prevenire il peggio piuttosto che a riportare indietro l'orologio. Young è stato solo raramente un autore convincente di quella che si potrebbe definire musica felice, e quando si tratta degli aspetti più evangelici e positivi dell'album, i suoi testi sono meno incisivi. Pochi potrebbero, spero, dubitare della sua sincerità - o non essere d'accordo con i suoi sentimenti - quando in "Walkin' On The Road (To The Future)" canta: "Camminate con me, fratelli e sorelle del futuro, verso il mondo come lo conosciamo e la Terra come la conoscevamo, mano nella mano e pugno contro pugno, senza più armi e senza più guerra, senza più guerra, solo amore". Ma per quanto questo messaggio sia cruciale, è l'unico momento dell'album in cui Young sembra una reliquia disperatamente ottimista di un'altra epoca, piuttosto che un osservatore impegnato del XXI secolo.
Su canzoni più personali e più complesse dal punto di vista lirico, come i 15 minuti epici, feroci e straziati di "Chevrolet", va molto meglio. Questo è in parte dovuto al fatto che l'aspetto desolato e apocalittico dell'intero album si scontra con l'esuberanza e la vitalità implicite nel suonare del rumoroso, elettrico rock'n'roll con i Crazy Horse. Quando il feedback di "Chevrolet" si spegne e qualcuno dice "è stato divertente", sta dicendo una verità fondamentale che rafforza piuttosto che compromettere il percepibile senso di urgenza trasmesso dall'album. In confronto, la coda finale della fragile voce sussurrata e del pianoforte elettrico di "This Old Planet Reprise" non lascia dietro di sé altro che un silenzio ferito, com'è giusto che sia.
Per certi versi, World Record è praticamente la seconda parte di Barn del 2021, ma è probabilmente un album superiore. Alcune canzoni sono migliori di altre, ma nessuna si avvicina a essere un riempitivo e la produzione ha l'immediatezza e il calore che Rick Rubin ha apportato al lavoro degli artisti fin dagli anni Novanta, arricchito da frammenti dei rumori di studio e dalle chiacchiere lasciate alla fine dei brani. L'interazione quasi telepatica dei Crazy Horse tra di loro e con Young è come sempre impressionante, mai forzata, ed è ancora migliore quando evitano di smussare gli spigoli grezzi lasciandoli invece in bella mostra.
La musa di Young ha sempre risposto al meglio a situazioni intense ed emotive, e cosa potrebbe essere più disperato della fine di ogni cosa? Come in FOREVERANDEVERNOMORE di Brian Eno, disco di tutt'altro tipo, questo è il suono di un anziano statista che si confronta non solo con la propria mortalità, ma con quella di tutti, ed è merito di Neil Young se riesce a farlo in modo così diretto senza creare un album di inascoltabile cupezza. Con l'aggravarsi della situazione globale, senza dubbio ci saranno sempre più album come questo. Sarebbe bello pensare che le generazioni future li troveranno così pittoreschi e divertenti come l'isteria per il 2000 ci appare oggi... ma quali sono le possibilità?

Voto 8 (su 10)
Will Pinfold, Spectrum Culture

Traduzione: MPB, Rockinfreeworld




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