NYA Concert Timeline, tutti i concerti del 2021 dal migliore al peggiore
Nel 2021 gli scrigni dei Neil Young Archives si sono davvero aperti. Il sito ufficiale ha infatti iniziato a mettere a disposizione, in streaming, una serie di concerti integrali tratti da diversi tour tra i tantissimi che hanno segnato la carriera del canadese (o canamericano, come canta in Barn, il suo ultimo album).
Se non siete ancora abbonati a NYA, correte subito a farlo: potrete accedere a tutti i concerti di cui parliamo qui sotto, già disponibili sulla Timeline, e naturalmente a tutti quelli che saranno pubblicati in futuro, speriamo tanti.
Ecco la nostra classifica degli show finora usciti, dal migliore al peggiore... Be', "peggiore" si fa per dire... Sappiamo bene che di Neil non si butta via niente. Allora diciamo dal più imperdibile a quello solo per hardcore fan.
Buon ascolto!
L'uscita di questa storica esibizione, un momento in cui Neil Young stava ascendendo alla fama di rockstar e faceva le sue ultime esibizioni soliste nei piccoli club, è stata una vera e propria rivelazione che non poteva non aprire la nostra classifica. Nessuna delle canzoni di questa lunga serata divisa in 3 set è stata inclusa nei live della Performance Series o in NYA Vol.1, molte canzoni debuttano per la prima volta ed altre non sono mai uscite ufficialmente in versione acustica. Da non perdere: Country Girl, Everybody's Alone, Wonderin, Oh Lonesome Me, Here We Are In The Years, medley Cinnamon Girl-The Loner, Everybody Knows This Is Nowhere, I've Been Waiting For You, Down To The Wire.
Voto: ☆☆☆☆☆ con lode
Il tour solista del 1989 regala grandi emozioni e finisce in testa alla nostra classifica, non solo perché si tratta del "ritorno" in grande stile di Neil Young dopo le varie sperimentazioni degli anni precedenti, ma perché la scelta è caduta su uno show veramente sentito, privo di cadute o esitazioni, dove l'anima acustica del canadese si mischia con la grinta che caratterizza la sua produzione del 1988/89. Brani "a muso duro" come Eldorado, No More, Crime In The City, This Note's For You, Fuckin' Up e ovviamente Rockin' In The Free World costituiscono i momenti topici di uno show che si fa ascoltare tutto d'un fiato. Eccezionali anche le reinterpretazioni di classici come The Old Laughing Lady e Don't Let It Bring You Down, e non mancano le rarità (Someday, Too Far Gone). A impreziosire il sound intervengono a tratti Ben Keith e Poncho. Da non perdere: Eldorado, No More, Crime In The City, This Note's For You, Fuckin' Up, Rockin' In The Free World.
Voto: ☆☆☆☆☆ con lode
Una delle performance più memorabili dell'Alchemy Tour, il Cavallo in stato di grazia. Neil imbrocca tutte le canzoni con calma e ispirazione, non c'è un istante di esitazione nei lunghi assolo che possiamo ascoltare in questo show. L'esecuzione di Powderfinger rivaleggia con qualunque altra pubblicata su dischi live. Cortez The Killer è lenta e minimalista, ma viene superata dalla successiva Danger Bird, dove anche le difficili armonie vocali vengono azzeccate. Così abbiamo trenta minuti totali di pura trance. Persino Heart Of Gold, eseguita dal solo Neil alla chitarra e all'armonica, è ispirata come poche, specialmente negli ultimi tempi. Born In Ontario, Walk Like A Giant e Ramada Inn sono in versione persino superiore a quelle di Psychedelic Pill. Il Cavallo non ci fa mancare nemmeno una fugace ma energica scappatella negli anni 80 (Prisoners Of Rock'n'Roll, Opera Star), per poi elevare Hey Hey My My al limite del noise. A corollare il tutto due inedite del periodo: Hole In The Sky (abbastanza trascurabile), Singer Without A Song (bellissima). Forse l'unico tratto in cui si avverte un po' di incertezza è la dilatatissima Like A Hurricane finale (20 minuti). Da non perdere: Powderfinger, Walk Like A Giant, Ramada Inn, Danger Bird, Singer Without A Song, Opera Star.
Voto: ☆☆☆☆☆ con lode
Il più storico dei concerti finora usciti. Siamo in piena epoca Zuma, il primo tour con Frank Sampedro dopo il suo ingresso nei Crazy Horse. Le esecuzioni sono energiche, la setlist variegata e degna di nota dall'inizio alla fine. Un'immersione nelle canzoni del periodo, quasi tutte nuove per il pubblico: Don't Cry No Tears, Drive Back, Cortez The Killer, Homegrown, Like A Hurricane (più veloce delle versioni a cui siamo abituati), Bite The Bullet (antecedente al trattamento country di American Stars 'n Bars). Anche il set acustico rivela momenti alti: l'esecuzione con introduzione di A Man Needs A Maid, e varie canzoni all'epoca inedite: Human Highway, Campaigner, Pocahontas, Too Far Gone. Da non perdere: Pocahontas, Bite The Bullet, Like A Hurricane, Cortez The Killer, Drive Back.
Voto: ☆☆☆☆☆
Solo Tour - 23/3/1999 Los Angeles, California [setlist] solo
Tour acustico memorabile quello del 1999, così come memorabile è lo show selezionato, ventitré canzoni splendidamente eseguite e registrate. Dominano gli estratti da Silver & Gold e Looking Forward, i dischi del momento, e c'è anche Kansas, che ha debuttato per la prima volta dal vivo in quel tour. Ma in generale la chitarra e la voce di Neil regalano versioni eteree e senza tempo di molti classici fra cui On The Way Home, Goin' Back, Cortez The Killer e Don't Let It Bring You Down. Da non perdere: Goin' Back, Cortez The Killer, Kansas, The Last Trip To Tulsa, Good To See You, Distant Camera, Out Of Control, Slowpoke, Looking Forward.
Voto: ☆☆☆☆☆
Australian Tour (Eldorado) - 14/04/1989 New South Wales, Australia [setlist] con Lost Dogs
Di per sé un concerto da cinque stelle se non fosse stato per una resa audio davvero scarna, specialmente nei pezzi elettrici dove la chitarra è quasi inconsistente, e per una Rockin' In The Free World parecchio zoppicante. Resta comunque la testimonianza imperdibile di una delle tante band fugaci che hanno accompagnato Neil, di cui per ora non si è vociferato di nessuna uscita live ufficiale, il che è un vero peccato perché qui ci sono alcune delle migliori canzoni di Neil del decennio (Cocaine Eyes, Eldorado, No More). Possiamo ascoltare finalmente la versione originale di Boxcar. E la grinta dei Lost Dogs fa il resto: persino un vecchio classico country-rock come Heart Of Gold ne esce rinvigorito! Da non perdere: Wrecking Ball, Heart Of Gold, Too Far Gone, Cocaine Eyes, Eldorado, No More, Boxcar, On Broadway.
Voto: ☆☆☆☆½
Il tour solista del 2010, a supporto dell'album Le Noise e già oggetto del film Journeys di Jonathan Demme, non è stato il solito concerto unplugged. Qui Neil imbraccia anche la chitarra elettrica e utilizza particolari riverberi anche su quelle acustiche creando un suono avvolgente che eleva il concetto di one-man-band a un livello superiore. Da grande artista le reinterpretazioni di classici come Down By The River, Ohio, Cortez The Killer e Cinnamon Girl. Eccellenti anche le esecuzioni dei brani di Le Noise: le due acustiche Peaceful Valley Boulevard e Love And War, le elettriche Sign Of Love, Hitchhiker, Rumblin' e Walk With Me. Da notare anche tre inclusioni da After The Gold Rush: Tell Me Why, I Believe In You e la title-track, quest'ultima con l'organo che riproduce la fanfara di cui Neil canta nel testo. Anche qui corollano la setlist due toccanti inedite del periodo: Leia e You Never Call. Da non perdere: Down By The River, Ohio, Rumblin', Walk With Me, Peaceful Valley Boulevard, Love And War, Hitchhiker.
Voto: ☆☆☆☆½
Si tratta di una serata insolita, anzi di un tour molto particolare: documenta il periodo di transizione tra i Crazy Horse (reduci dalle fatiche semielettroniche di Life e del precedente Garage Tour tour del 1986) e i Bluenotes (formazione che accompagnerà Young a partire dal novembre di quell'anno). In questi concerti, infatti, fanno capolino le nuove composizioni di stile rhythm 'n' blues che porteranno Young a decidere di scaricare il Cavallo in favore di una nuova band di tutt'altra sonorità. Una scaletta variopinta come poche: il debutto live di Ain't It The Truth, l'inedita acustica Last Of His Kind, le nuove This Note's For You, Big Room e Someday (ma si avverte che i Crazy Horse non sono adatti a questo genere di brani) e qualche ripescaggio del repertorio recente (Mideast Vacation, Long Walk Home, Don't Take Your Love Away From Me). Il tutto condito con diversi classiconi elettrici e acustici per un totale di due ore e mezzo di show. Da non perdere: Last Of His Kind, Don't Take Your Love Away From Me, Ain't It The Truth, Mideast Vacation, Long Walk Home, Tonight's The Night.
Voto: ☆☆☆☆½
Serata ricchissima di un tour molto amato, continuato negli anni successivi arricchendosi ulteriormente. La setlist si divide in un primo set acustico con diverse canzoni rare (Sad Movies, No One Seems To Know, Love/Art Blues, Try, appartenenti al periodo Homegrown) e un proseguimento elettrico con alcuni brani dell'allora nuovo album Chrome Dreams II fieramente rappresentati (bisogna dire che Dirty Old Man, Spirit Road e No Hidden Path hanno sempre suonato meglio live che su disco). Chiude un sorprendete revival del primissimo brano inciso da Neil con gli Squires: The Sultan. Da non perdere: Ambulance Blues, Harvest, Sad Movies, Love/Art Blues, Spirit Road, No Hidden Path, The Sultan.
Voto: ☆☆☆☆½
Prima di due serate di riscaldamento che Neil Young & Crazy Horse fecero nel maggio 1997 in due piccoli locali californiani per prepararsi all'HORDE Tour estivo, in quello che sarebbe stato l'"anno del cavallo". La particolarità di questo show è senz'altro la scaletta: pochissimi classiconi, tante canzoni nuove di quel periodo. Possiamo sentire per la prima volta in assoluto Hard Luck Stories, ripescata da Landing On Water insieme a Hippie Dream. Ci sono ben 4 pezzi tratti dal disco con i Pearl Jam, Mirror Ball di un paio d'anni prima (Truth Be Known, I'm The Ocean, Downtown, Throw Your Hatred Down) e alcuni di Broken Arrow. Anche Crime In The City, Razor Love, Piece Of Crap e Don't Be Denied sono brani ascoltati raramente dal vivo. C'è molta improvvisazione e l'esecuzione non è sempre precisa o convincente, ma l'energia è tanta e i momenti topici non mancano soprattutto nel secondo set. Da non perdere (set 2): Throw Your Hatred Down, Slip Away, Big Time, The Losing End, Razor Love.
Voto: ☆☆☆☆
Il fantomatico tour che avrebbe dovuto preludere a Toast, album ancora inedito dei Crazy Horse. Questa serata ci regala una setlist di grandi classici e qualche nuovo brano, con esecuzioni non memorabili ma sempre avvincenti. Da menzionare innanzitutto le due principali tracce inedite, Gateway Of Love e Standing In The Light Of Love, che finalmente possiamo ascoltare in versione ufficiale. Goin' Home è la vera gemma del periodo, ma anche When I Hold You In My Arms è qui presentata in una versione più convincente di quella poi finita su Are You Passionate? Il Cavallo è in ottima forma anche su tutto il resto. Da non perdere: I've Been Waiting For You, Goin' Home, Gateway Of Love, Standing In The Light Of Love.
Voto: ☆☆☆☆
Anche se la setlist è molto simile a quella di Bluenote Cafè, in questa serata possiamo ascoltare per la prima volta in versione integrale, diciotto minuti circa, di Sixty To Zero (di cui Crime In The City di Freedom è un estratto), oltre ad altri gioiellini "dylaniani" del periodo come Ordinary People e Days That Used To Be e le moltissime canzoni nuove portate in tour dai Bluenotes. Da non perdere: Sixty To Zero, Ordinary People, Days That Used To Be, Bad News Comes To Town.
Voto: ☆☆☆☆
Ancora una data australiana dell'Alchemy Tour, con setlist molto simile a quella di Melbourne. Le esecuzioni non sono altrettanto memorabili ma comunque molto intense. Il momento è magico per il Cavallo, non c'è dubbio. Lo mettiamo tra le ultime posizioni solo perché, a parità di canzoni, la prima scelta è Melbourne. Da non perdere: Ramada Inn, Walk Like A Giant.
Voto: ☆☆☆☆
C'è chi li ama e chi non li sopporta, ma i Promise Of The Real sul palco sanno come incanalare l'energia di Young e assumere tutte le camaleontiche sfumature necessarie al suo vasto repertorio. Questo show ne è la dimostrazione: la band riesce a spaziare tra brani storici e recenti, compresi alcuni ascoltati di rado come Someday, Alabama, Walk On, Words, Vampire Blues, After The Garden e I've Been Waiting For You. Peccato che non sempre i risultati sono all'altezza. Da non perdere: Alabama, Walk On, Vampire Blues, Out On The Weekend.
Voto: ☆☆☆
Un'altra serata con i Promise Of The Real, il cui maggior pregio è la lunga e variegata setlist: da una tonica selezione da Ragged Glory (Mansion On The Hill, Over And Over, Love To Burn, Fuckin' Up), a brani apparsi più raramente che è bello poter riascoltare ogni tanto (The Loner, On The Beach, Throw Your Hatred Down, Are You Ready For The Country, Danger Bird), agli immancabili momenti acustici (Unknown Legend, From Hank To Hendrix, Old Man). Ma ci sono parecchie stonature e scordature che affossano la resa finale. Da non perdere: Love To Burn, Are You Ready For The Country, On The Beach.
Voto: ☆☆☆
Estratto dall'ultimo tour con Ben Keith, una setlist spettacolare che passa dai sempreverdi alle rarità, a brani dell'ultimo periodo: Pocahontas alla chitarra elettrica, Spirit Road, Light A Candle, Speakin' Out, Tonight's The Night, Feel Your Love, Just Singin' A Song. Allora cos'è che non funziona? Le esecuzioni imprecise, troppo spesso claudicanti, i tanti errori e, non da ultimo, un audio scadente. Davvero troppe debolezze che, a un certo punto, diventano irritanti se si pensa al numero impressionante di serate di questo tour molto migliori di questa che avrebbero potuto essere oggetto di pubblicazione. Da non perdere: Light A Candle, Pocahontas (nonostante manchi una strofa), Feel Your Love.
Voto: ☆☆☆
International Harvesters Club Tour - 06/06/1984 San Jose, California [setlist] con International Harvesters
Gli Harvesters suonano bene, non c'è dubbio, ma il "momento country" di Young non è certo uno dei più interessanti, anzi. Inoltre, una data dell'ultima parte del tour avrebbe se non altro regalato qualche traccia più interessante: la parte migliore del materiale qui presente (un'ottima Southern Pacific dal sapore ferroviario, la rara Motor City) la troviamo già in A Treasure. Ma ci consoliamo con una bella The Ways Of Love e una rarissima Hawks & Doves. Solo per hardcore fan.
Voto: ☆☆
QUI l'elenco di tutto il materiale pubblicato in esclusiva su NeilYoungArchives.com
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