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Neil Young: Homegrown (Reprise Records, 2020)


1. Separate Ways
2. Try
3. Mexico
4. Love Is A Rose
5. Homegrown
6. Florida
7. Kansas
8. We Don't Smoke It No More
9. White Line
10. Vacancy
11. Little Wing
12. Star Of Bethlehem


Prodotto da Neil Young & Elliot Mazer, Ben Keith, Tim Mulligan


Che dire di un album entrato nella leggenda e rimasto nel cassetto (anzi, negli Archivi) per quasi mezzo secolo? Dopo averlo assemblato principalmente in alcune session tra il dicembre 1974 e il gennaio 1975, Neil lo accantonò in favore dell'uscita di Tonight's The Night (registrato nell'estate del 1973), e forse col senno di poi si può anche comprendere questa decisione (TTN è senz'altro più coeso e peculiare da un punto di vista artistico). Homegrown ha una natura di collage come molti dischi di quel periodo e si assesta interamente su binari musicali di pacata rilassatezza, ben rappresentata dalla copertina bucolica col contadinotto che si sbafa la pannocchia. La chitarra elettrica c'è, ma è tenue e morbida; per lo più prevalgono le stringhe acustiche, i bassi squillanti, la pedal steel di Ben Keith e bellissime armonie vocali. Il lato acustico un po' dark di Hawks & Doves è forse il riferimento migliore, parlando in termini sonori, ma il livello compositivo è quello di Harvest, Zuma o Rust Never Sleeps. Insomma stiamo parlando di una raccolta ricca e preziosa come un setaccio pieno di granelli d'oro. La tracklist parla da sola. Di conosciuto al cento per cento troviamo soltanto "Love Is A Rose", "Little Wing" e "Star Of Bethlehem", recuperate da queste sessions per Decade (l'antologia con inediti del 1977), Hawks & Doves (1980) e American Stars 'n Bars (1977). La "White Line" qui inserita è la versione originale, acustica con Robbie Robertson alla seconda chitarra, che rappresenta la nascita del brano (quella su "Ragged Glory" è un ripescaggio reinciso dai Crazy Horse appositamente per quell'album nel 1990). La stessa cosa vale per "Homegrown", che batte la versione successiva dei Crazy Horse uscita su American Stars 'n Bars. "Separate Ways", "Try", "Mexico" e "Kansas" abbiamo avuto occasione di sentirle live e in qualche film-concerto (per esempio Trunk Show), ma le versioni studio sono inedite. Le ultime due sono eseguite dal solo Neil, mentre su "Try" e "Separate Ways" vale la pena menzionare la band che lo accompagna durante la registrazione ai Quadraphonic Sound di Nashville: Ben Keith, Tim Drummond, Levon Helm e (solo su "Try") Emmylou Harris. Il resto è completamente nuovo alle nostre orecchie. La disillusa "Vacancy" è molto vicina alle sonorità oscure ed elettriche di Time Fades Away, così come il blues trascinante di "We Don't Smoke It No More"; "Florida" invece è un parlato con un bizzarro accompagnamento di suoni. Homegrown è un eccezionale mosaico di densità sonore e idee genuine che si amalgama alla perfezione con gli album di Young della prima metà circa dei 70, in particolare Harvest, On The Beach e Time Fades Away.



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