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The Oral History: Americana (2012)


Qual'è stato l'input che ha portato a Americana?
Young:
Facile. Non avevo canzoni che desideravo fare ed ero pronto a suonare nuovamente con i Crazy Horse. [...] In pratica abbiamo scelto le canzoni che eravamo in grado di suonare. [...] Non sono ciò che pensi che siano. C'è molto di più, in esse, di quanto mi era sembrato quando le sentii suonare da quei sorridenti cantanti folk. Loro lasciavano da parte molti dei versi originali e sono molto più oscure, molto più politiche. Quindi abbiamo cercato di creare l'intensità originaria, anche se non abbiamo usato le stesse melodie o abbiamo ristrutturato i versi. Abbiamo conservato l'intonazione, il ritmo. [1]

Hai anche scritto le note alle canzoni, un altro elemento vecchio stile. Nessuno lo fa più.
Young:
Be', torneranno ad esserci. Sono importanti. Fare un disco è una forma d'arte ed è andata smarrita per colpa di chi fornisce un surrogato della musica tecnicamente basso come mai prima d'ora. Siamo in declino oggi con la musica digitale, ma penso che andrà migliorando. [1]

Young: Quando uscivano, queste canzoni erano protest-song, poi venivano ripulite e ammorbidite... e la gente le poteva cantare come piccole canzonette felici. […] Ho inserito [il coro di bambini] perché queste canzoni di solito si cantano nelle classi, quindi mi sembrava logico avere dei bambini che cantassero sugli arrangiamenti dei Crazy Horse. Una mattina mi sono svegliato e avevo “God Save The Queen” in mente, e ho pensato: probabilmente è perché da bambino, a scuola, la cantavamo. È successo così. Andava e veniva nella mia testa e ho finito col registrala per Americana, pensando: proviamo a farla e vediamo come va.
[…] Sentii “She'll Be Coming 'Round the Mountain” nel 1964, la melodia e il groove mi presero subito, il fatto che fosse una vecchia canzone, un vecchio testo, con una nuova melodia. Poi nel 2012, quando l'ho fatta, ho iniziato a capire di più i versi, ho fatto qualche ricerca sul testo. Sono entrato nel testo, ciò a cui si riferisce, molto più che nel 1964. Ho scelto pochi versi che trasmettevano una certa oscurità, ma che sono tutti versi originali... Sentivo che la musica era come una cosa da studiare, del tipo, “qui abbiamo qualcosa di storico”. E ho usato il processo della musica folk per apportare modifiche, che è un gioco pulito – pur mantenendo il messaggio originale delle canzoni. [2] 
Young: Ho scritto alcuni degli arrangiamenti per gli Squires, circa nel 1964, dopo aver ascoltato la versione di “Oh Susannah” di Tim Rose. […]
Scrivere dei miei primi anni in Waging Heavy Peace è stato un catalizzatore per Americana. […] Ho cantato “God Save The Queen” in Canada, a scuola, e mi è tornata in mente quando è stato il momento di registrarla per Americana. Mi piaceva il fatto che il brano avesse un'origine ambigua e un significato legato a entrambi i fronti della Guerra d'Indipendenza Americana. […]
Gran parte delle tracce del disco sono state registrate entro 3 takes, ad eccezione di “God Save The Queen” che ne ha richiesti 6.[3]

Young: Mentre crescevo ho sentito tutte queste canzoni che sono associate alla storia e alla cultura del Nord America, specialmente per la mia generazione. […] [Americana] è venuto spontaneamente, come al solito. Stavo scrivendo un libro, che ho terminato, e scrivendolo viaggiavo indietro nel tempo fino al 1964, l'epoca in cui suonavo con The Squires in Ontario, eravamo la band di casa di un club. Un giorno arrivarono The Thorns da New York, il cui leader era Tim Rose, e attaccarono “Oh Susannah” e io pensai: “cavoli, è grandiosa, vorrei proprio farla!”. Avevano completamente cambiato le melodie, le armonie, e con gli Squires cominciammo a suonarla. Era un nuovo sound, l'inizio del pop-rock, andava di moda. Quindi stavo scrivendo di queste cose, l'anno scorso, avevo i Crazy Horse e nessuna canzone nuova, così abbiamo iniziato a suonare queste canzoni. […] Al club arrivarono anche i The Company, all'epoca la band di Stephen Stills, e fecero “High Flyin' Bird”, la cantava Steve. Io mi innamorai subito della sua voce così piena d'anima e diventammo amiconi da lì in poi. Io stesso iniziai a cantare con gli Squires. […]
Ci sono un bel po' di canzoni che parlano di morte... difficile trovarne una che non sia così. Le melodie in minore evidenziano di più l'emotività. […] Di solito non comincio un progetto senza sapere con chi andrò a suonare. Ascolto me stesso, quello che ho voglia di fare, come suonare con i Crazy Horse. Quando ne ho bisogno, devo chiamarli. […] Volevo solo suonare con loro, non avevo canzoni, così ho preso queste canzoni e le abbiamo fatte. […] I videoclip li ho diretti io e il materiale l'ho trovato su internet, direttamente dal passato! [4]

Hai registrato tutto senza fermarti...
Young:
Quasi. I pezzi sono abbastanza semplici, abbiamo suonato d'istinto. Ma non avevamo altro che cinque o sei canzoni. E visto che ci divertivamo molto, ne abbiamo cercate delle altre. Con l'aiuto della mia etichetta – ci si dimentica che una casa discografica serve essenzialmente a far vivere la musica! - ne abbiamo selezionate un'altra trentina. Vecchie arie interpretate da Odetta, Leadbelly, Mahalia Jackson.... E ci siamo ritrovati subito con un album sotto braccio, prima ancora di scrivere una nuova canzone! Ma Americana non è solo un album di cover. Queste canzoni del patrimonio appartengono a tutto il mondo, soprattutto in America. Trascendono la nozione di cover. Ascoltando le incisioni, il direttore della casa discografica ha tenuto un discorso sulla loro potenza, ha spiegato quanto sarebbe stato sconvolgente riascoltarle ora, considerando il contesto attuale americano. Mi sono detto che aveva ragione. Che andavamo molto ben più lontano dalla mia piccola storia di canzoni incompiute con gli Squires. [7]

Di colpo, il progetto ha preso un'altra piega....
Young:
Ho pensato che in questo anno elettorale bisognasse battere il chiodo. Volevo i video per illustrare le canzoni che parlavano dell'America di un tempo ma il cui scopo restava l'attualità. Piuttosto che girare film nuovi, abbiamo cercato documenti d'epoca che si incastrassero ai testi. Abbiamo trovato un sacco di vecchi filmati incredibili. Come Back to the Farm, degli anni Venti, per accompagnare “Get a Job”, con questo fattore che vede tutti i suoi operai lasciarlo per andare a lavorare in città e che, alla fine, è costretto a fare lo stesso. “Get a Job” (“Trova un lavoro”), il tema è attualissimo vero? O “God Save the Queen, con le immagini dell'incoronamento della regina, seguite da quelle di un'America liberata dalla dominazione britannica, in costruzione... Come le canzoni, le immagini d'epoca descrivono molto meglio di qualunque altra clip girata oggi. “God Save the Queen” l'ho interpretata per ricordare agli americani da dove vengono, era anche il loro inno fino a quando non hanno fatto la loro rivoluzione. [7]

Journey Through The Past era il titolo di uno dei tuoi album. Questo viaggio nel tempo ti spinge sempre in avanti?
Young:
Sicuramente! Questa espressione definisce bene un progetto come Americana. E' da folle fare un disco così moderno con del materiale così antico. Avevo anche voglia di ridare un senso alla parola «americana», in un periodo in cui sembra limitarsi a un genere musicale. L'americana, che è anche un mobilio, foto, oggetti: tutto ciò che rinvia alla basi di una cultura specificatamente americana. Come la musica folk, la cui essenza stessa è di rigenerarsi perpetuamente. Si tratta di una musica viva, che deve evolversi, vivere con il suo tempo. Per questa loro natura, queste canzoni hanno ispirato un altro album. Il passato serve anche a nutrire positivamente il presente. [7]

Queste canzoni non ti ricordano un po' la tua giovinezza? Prendo ad esempio “Oh Susanna” e il suo suonatore di banjo errante...
Young:
Non ci avevo neanche pensato! In effetti ho iniziato, da piccolino, a suonare l'ukulele e poi il banjo. E poi, naturalmente, ho preso la strada della California nel 1966 nel mio carro funebre.... “High Flying Bird”, “Travel On”... Sono da sempre appassionato di qualunque forma di locomozione, gli aerei, le auto, i treni. Quando ero piccolo, la ferrovia passava giusto dietro casa mia. La percorrevo su e giù per delle ore. Ascoltavo già la musica che rimbombava nella mia testa. Ho un treno elettrico gigantesco che custodisco in un fienile appositamente sistemato. E' in questo modo che mi rilasso. [7]

Avete fatto questi tradizionali come riscaldamento per il “vero” disco dei Crazy Horse che arriverà in autunno, o avevate comunque pianificato di pubblicarle?
Young:
Le ho fatte perché erano le uniche canzoni che mi ispiravano. Non sapevo, all'inizio, quante sarebbero state, ma abbiamo iniziato con qualcuna e poi ne abbiamo aggiunte altre. Abbiamo lavorato un paio di giorni al mese per tre mesi. Imparavo nuove canzoni, le arrangiavo, ci riunivamo e le facevamo. Circa due mesi e mezzo ho fatto sentire il disco alla Reprise a circa cento persone. Dopo l'ascolto il presidente della Reprise si è alzato e ha commentato quanto fosse esaltante, di questi tempi, che fossimo andati a registrare queste vecchie canzoni sull'America che ci ricordano quando le cose hanno avuto inizio e com'erano, e qual'è lo spirito dell'America. E io ho detto, “wow, piuttosto profondo. Non l'avevo vista in questo modo.” Quando eravamo in studio ero consapevole che facevamo un disco – e avevo il titolo prima ancora che fosse finito. Lo chiamavo già Americana. Ho scritto le note alle canzoni, e ha finito per essere un concept-album. [8]

Come mai andate in tour [con i Crazy Horse] così di rado?
Young:
È una cosa che non vuoi consumare. Molte persone esauriscono molte cose, ma c'è un tempo per ogni cosa, così io ci provo e ascolto il mio orologio. [1]

Frank Poncho Sampedro: Ero prontissimo a cominciare una jam e divertirmi sul serio, e improvvisamente Neil arriva con queste canzoni folk americane. All'inizio era piuttosto diverso, ma poi le abbiamo suonate come avremmo suonato qualsiasi altra canzone e sono venute fuori con il nostro marchio sonoro. […] Quando Neil cammina per la stanza tutto riesce meglio. Ha un punto di vista deciso su quello che facciamo. Ed è sempre... 10 passi più avanti di chiunque altro nella stanza. È solo questione di seguire la sua guida e tutto andrà bene. […] Quando Neil ha proposto “Gallows Pole” e l'abbiamo fatta, non avevo idea che fosse quella canzone [rifatta anche dai Led Zeppelin]. Non suonava per nulla simile. Quando la ascolto ora, mi sembra una delle canzoni che, nel disco, suonano più diversamente. E mi piace parecchio, si contrappone completamente alla versione dei Led Zeppelin. […] Mia madre mi cantava tutte queste canzoni e non credo conoscesse tutte le loro parole [originali]. Sai, nel corso degli anni sono state annacquate e vengono cantati solo i versi più felici... ma molte di esse hanno un significato molto più profondo. [5]

Quanto tempo avete impiegato a registrare?
Sampedro:
Ci riunivamo ad ogni luna piena in settembre, ottobre, novembre e dicembre. Mi pare che abbiamo finito in gennaio o febbraio. Ogni volta stavamo per cinque, sette giorni, durante quei sei mesi, più o meno. [6]

Quindi tu andavi e venivi tra Hawaii e San Francisco sulla base del calendario lunare?
Sampedro:
Già, ogni luna piena. [ride] E' pazzesco, amico. Ma l'energia che viene dalla luna... qualche volta quando iniziamo a suonare non possiamo fermarci. Non riascoltiamo le cose. E Neil il giorno dopo arriva dicendo, “ieri ne abbiamo fatte due. Questa l'abbiamo, ora dobbiamo lavorarci sopra.” Ma semplicemente continuiamo a suonare. [6]

Fonti
[1] reuters.com 2012
[2] npr.org 2012
[3] bbc.co.uk 2012
[4] tharshersheat.org 2012
[5] classichitsandoldies.com 2012
[6] Rolling Stone 2012
[7] Telerama 2012
[8] Uncut 2012



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