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Roxy - Tonight's The Night Live 1973: recensioni internazionali e italiane


Immaginate di camminare per i quartieri di Los Angeles e il loro passato bohémien fatti di party a base di sesso e follia. Lo scenario di Laurel Canyon e Hollywood e la presenza di Neil Young nei circoli di musicisti di Topanga sono ben documentati. Un'ulteriore prova del suo contributo al tessuto culturale di Los Angeles è che Young consacrò alcuni dei club più famosi della città. La nuova pubblicazione di esecuzioni live del suo famoso diamante grezzo, Tonight's The Night – uscita in occasione del Record Store Day - mira a ricatturare l'intrigante vita di Young a L.A. all'inizio degli anni '70.
Quando l'ormai famoso nightclub The Roxy aprì a West Hollywood nel settembre 1973, Young e la sua band, i Santa Monica Flyers, furono invitati a fare il concerto inaugurale. Erano appena usciti da uno studio di registrazione improvvisato di Hollywood, dove Young insieme a Ben Keith alla pedal steel, al polistrumentista Nils Lofgren e alla sezione ritmica dei Crazy Horse, il bassista Billy Talbot e il batterista Ralph Molina, aveva registrato in presa diretta alcune jam session. Quelle ore in studio furono anche una veglia musicale per due amici morti da poco, il chitarrista dei Crazy Horse Danny Whitten e il roadie Bruce Berry. Young medita sulla perdita nel brano di apertura: l'amico morì per overdose di eroina e cocaina, e Young si identifica troppo intensamente con la tragedia: "Sollevai il telefono e sentii che era morto bucandosi", dice.
Young e i Flyers trascorsero i mesi estivi del 1973 facendo i conti con il dolore, creando l'ossatura di quello che sarebbe diventato l'album di Young del 1975 Tonight's The Night. Lavoravano dalle 23 fino all'alba, scendendo – o volando – a tutta birra sul Santa Monica Boulevard per dormire nelle ore diurne all'hotel Sunset Marquis. Una volta al Roxy, con le nuovissime canzoni provate per mesi, il gruppo era una macchina che trasformava la meditazione sulla morte, ad esempio, di "Tonight's the Night", "Albuquerque" e "Tired Eyes", in una catarsi amplificata per i fan in adorazione. In studio, Tonight's the Night era imponente e oscuro, fendeva l'altoparlante come un rasoio. Dal vivo, però, le canzoni della famosa "Ditch Trilogy" di Young sono più calde, vibranti e vive. È una testimonianza dell'inarrestabile talento compositivo di Young anche il fatto che la leggera alterazione della velocità o del sound varia il tono emotivo delle sue canzoni, e ciò rende questa pubblicazione una valida aggiunta sia per gli avidi collezionisti di Young che per i fan occasionali.
Roxy - Tonight's the Night Live impregna le canzoni con lo spirito di un momento specifico nel tempo. Nei giorni del Sunset Strip il futuro direttore di etichetta di Young, David Geffen, era un volto tra la folla. Young punta il suo cappello su Geffen in un intermezzo tra "New Mama" e "Roll Another Number (For the Road)", e ci sono altri stacchetti improvvisati come la polka "Roll Out the Barrel", su cui il pubblico non risparmia applausi e grida di adorazione. Che un gruppo di persone possa reagire in modo così esultante a canzoni mai sentite prima è una cosa oggi impensabile nelle reunion ai festival, ma dimostra la grandezza e la grinta di Young nel 1973.
L'esistenza di versioni alternative dell'album Tonight's the Night è stata a lungo oggetto di molte speculazioni tra i giovani appassionati. Sebbene questa uscita non plachi quel prurito, è comunque una perfetta capsula del tempo proveniente da una L.A. più selvaggia, con nove canzoni dell'album originale eseguite in un ordine diverso e in uno spirito più gioioso. Anche "Walk On", dall'album On The Beach del 1974, è inclusa. Se le registrazioni originali di Tonight's the Night sono un lamento di miele e hashish, Roxy - Tonight's the Night Live è il rimedio per una tragedia così palpabile che rispecchia la grande tradizione di una comunione dal vivo. 
Pitchfork
Voto 8,3

In una rara intervista del 1975, Neil Young parlò a lungo con Cameron Crowe di Rolling Stone dei retroscena del suo album Tonight's the Night. Il chitarrista Danny Whitten era messo troppo male per suonare e Young lo aveva bandito dallo studio. "Quella notte il coroner mi ha chiamato da L.A. e mi ha detto che era andato in overdose", disse Young a Crowe. "Mi ha fatto impazzire, amavo Danny e mi sentivo responsabile."
Registrato nel settembre del 1973, Roxy: Tonight's the Night Live vede Young inaugurare un locale notturno ormai leggendario, fresco delle sessioni dell'album con una delle sue più grandi band, i cosiddetti Santa Monica Flyers: Nils Lofgren alla chitarra e al piano, Ben Keith alla steel, oltre alla sezione ritmica di Crazy Horse. Gli intermezzi sono straordinariamente buffi, Young che scherza su Candy Barr, superstar degli anni Cinquanta, e che scivola sull'hippie brillo alla Henny Youngman ("Benvenuto a Miami Beach! Vorrei ringraziare i miei manager per avermi reso famoso... Dieci anni nel mondo degli affari, gente. Mi sento come Perry Como!"). Ma le canzoni sono oscure come una notte senza luna, con i cadaveri di un traffico di cocaina finito male ("Tired Eyes") e quelli della cerchia più ristretta di Young ("Tonight's the Night") che si accumulano metaforicamente sul palcoscenico. Le voci sono sfilacciate e formicolanti: le acute note strazianti rispetto alla richiesta al cuore di "Mellow My Mind", le armonie traballanti di "Albuquerque", gli altissimi CSNY-ismi di "New Mama".
E' il sound alcolico dell'affrontare un dispiacere ancora bruciante, nel quale anche un pezzo allegro come "Roll Another Another (For the Road)" scivola in un requiem per il sogno degli anni Sessanta: "Non tornerò a Woodstock per un po' / Anche se desidero sentire quel solitario hippie sorridere / Sono a un milione di miglia da quel giorno in elicottero", canta con ironia e malinconia, come un Hank Williams in tenuta anni 70. Il set termina sulla nota positiva di "Walk On", da On The Beach, ancora non uscito, qui somigliante a una jam degli Allman Brothers, con Young che guarda avanti lasciandosi tutto alle spalle. "Qualcuno è fatto, qualcuno diventa strambo / Ma prima o poi tutto diventa reale", dichiara. Lo fa, e lo ha fatto. Ma lui è sopravvissuto per raccontare la storia.
Rolling Stone
Voto ****

È quasi strano pensare che Tonight's the Night sia stato l'album più enigmatico di Neil Young. Il secondo della famosa "Ditch Trilogy" ma l'ultimo a essere rilasciato, è stato un chiaro successore di Time Fades Away del 1973: una brusca virata a sinistra rispetto al folk-pop lucido di Harvest dell'anno precedente, a favore degli spettacoli disadorni, delle canzoni disperate e piene di droga che piangono la perdita di due amici intimi, il chitarrista dei Crazy Horse Danny Whitten e il roadie di CSNY Bruce Berry. Quando l'album è finalmente uscito nel 1975 - quasi un anno dopo il desolante e raffinato di On the Beach del 1974 - il suo rilascio ritardato e l'artwork criptico ne hanno solo incrementato il suo misticismo.
Essenziale in questo misticismo era il frammento di una recensione di un concerto del 1973 riprodotta nelle note di copertina in olandese non tradotto. "Il set del palco era molto strano", si legge. "Sul retro una grande palma; accanto al pianoforte e agli altoparlanti erano appesi tutti i tipi di stivali da donna e c'erano coprimozzi tutt'intorno. Eravamo nel buio più totale quando Neil e la sua band, Ben Keith, Nils Lofgren, Ralph Molina e Billy Talbot, sono saliti sul palco e lentamente hanno attaccato a suonare Tonight's the Night. Il suono era mediocre, il coordinamento della band era mediocre e il pianoforte e il canto di Neil erano mediocri." Tanto qui quanto altrove, le descrizioni dei concerti di Young del 1973 evocano una messa in scena surreale, in anticipo su David Lynch, con Young che chiamava il set "Miami Beach" e interrompeva lo spettacolo per far sì che il direttore di scena illuminasse la finta palma, ricordando al pubblico che "È tutto più economico di quanto sembra".
Circa 45 anni dopo, ovviamente, queste eccentricità rientrano a malapena tra le prime 20 più stravaganti mosse artistiche di Young, e Tonight's the Night è passato da quell'anti-commerciale "fottetevi" che era, a pietra miliare del canone rock classico. C'è quindi un inevitabile senso di disconnessione tra la performance catturata su Roxy - Tonight's the Night Live e quella entrata nel mito. Lo slogan "Miami Beach" c'è, ovviamente (ma bisogna dire che non è così potente senza la controparte visiva); e le canzoni - nove di Tonight's The Night, oltre a "Walk On" di On The Beach - sono ancora tra le più emozionanti di Young. Lontano da una "mediocre" esibizione da parte di una "mediocre" band, Roxy è una prova più calda e stretta, con Young che alle volte sembra abbastanza gioviale.
Date le condizioni dietro la realizzazione dell'album, ha senso che Roxy sembri più lucido della sua controparte in studio. Le tracce di Tonight's the Night sono spoglie e sgangherate, registrate dal vivo ai Los Angeles Studio Instrument Rentals da un gruppo ad hoc che Young soprannominò Santa Monica Flyers: il bassista dei Crazy Horse Billy Talbot e il batterista Ralph Molina, con Ben Keith alla chitarra steel e Nils Lofgren a chitarra e pianoforte. Al Roxy. un mese dopo, il gruppo è inevitabilmente migliorato: le armonie vocali di Keith addolciscono e rafforzano la voce di Young s in "New Mama", e "Roll Another Number" suona significativamente più pieno e meno stonata rispetto all'album. Neil eccede ancora il limite superiore della sua gamma vocale in "Mellow My Mind", ma laddove su Tonight's The Night suonava disperato e sconnesso, qui resta all'interno di quel range d'imperfezione concesso alle esecuzioni live.
Tutto ciò può essere deludente per gli ascoltatori che desideravano la fatica e la miseria beckettiane descritte in quella famosa recensione olandese; ma è prezioso ascoltare le canzoni degli anni oscuri di Young come, appunto, canzoni e non (solo) come urla esistenziali verso l'abisso. Molte delle tracce - "Tired Eyes", "Albuquerque" e ovviamente entrambe le variazioni dell'incendiaria title track - sono tra le più squisite di Young. E mentre Tonight's the Night è senza dubbio più drammatico, la performance dal vivo potrebbe risultare più ascoltabile. Non è la miglior base su cui costruire un mito, forse, ma è comunque dignitosa.
Spectrumculture
Voto ****

[…] Con la sezione ritmica dei Crazy Horse, il batterista Ralph Molina e il bassista Billy Talbot, aumentata dalla lap/pedal steel di Ben Keith e dal polistrumentista e cantante Nils Lofgren, questo quintetto, capeggiato qui dall'icona rock canadese, ci ricorda quanto l'essere “trasandati” può essere una virtù positiva quando si tratta di suonare canzoni che sfiorano nervi scoperti come quelle di Tonight's The Night. […] L'incredibile spontaneità della performance al Roxy potrebbero non essere così affascinante per chi ascolta Young casualmente; sebbene le canzoni in chiusura di questi show di ormai 45 anni fa fossero quelli più amati dal pubblico, come “Cowgirl In The Sand”, qui non sono stati inclusi; invece, con brani riflessivi come “Mellow My Mind” e “World Oo A String”, Neil e compagni affrontano lo shock psicologico derivato dalla morte del già menzionato Whitten (oltre a quella del roadie di CSNY, Bruce Berry), la cui sottile fragilità è trasmessa dal quintetto con chitarre acustiche, pianoforte e armonie vocali, protagoniste anche di “New Mama”. […]
Il sound apparentemente tenue ma essenziale di questa alleanza musicale contiene quei tratti che hanno caratterizzato le opere più durature che Neil ha prodotto nel corso degli anni, ovvero una consapevole carenza di manierismi combinata una coinvolgente vulnerabilità. Come risultato, il quasi mezzo secolo trascorso dalla registrazione di Tonight's The Night Live ne fa un'entrata ancora più speciale nella discografia dell'artista.
Glide Magazine
voto 8



Altre in breve - da Metacritic

In estremo rispetto, la performance catturata qui è spoglia e spontanea come l'album originale...  Che tempi.
Uncut - voto 10

A sorprendere nelle registrazioni del Roxy sono la concetrazione e la potenza dei Santa Monica Flyers... Le performance live sono più robuste senza che ciò comprometta la giusta atmosfera.
Mojo - voto 8

Sul palco, le stesse canzoni si esplicitano del tutto e, nel processo, acquistano un pizzico di leggerezza. Su Tonight's The Nigh, spesso sembrava che Young e gli altri stessero imparando le canzoni mentre le suonavano, ma su Roxy i Santa Monica Flyers hanno tutto sotto controllo e sono nel mood giusto per divertirsi.
Allmusic - voto ****

Il disco illumina una magia di tanto tempo fa.
Los Angeles Time - voto 9


Rassegna stampa italiana


"Da alcune performance emerge un lato ironico e soprattutto il piacere di suonare assenti dalle registrazioni in studio che sembrano gravate da dolore e alterazione dei sensi. Il live al Roxy non ha il fascino crudo, l’atmosfera spettrale, il pathos di Tonight’s The Night, eppure ne è il perfetto complemento."
Rockol - voto: 4 (su 5)

"La registrazione diventa la testimonianza di come la musica di Neil Young abbia subito una costante evoluzione, caratterizzata da tragedie personali, da cadute e riprese che hanno determinato per il pubblico la creazione di un brand fascinoso."
Faremusic - rece positiva

"In privato [Neil] avrà magari conosciuto giorni migliori, ma davanti a noi si conferma gigantesco e luminoso come sempre."
Magazzini Inesistenti - rece positiva

Segnaliamo anche le recensioni presenti sui numeri di aprile/maggio di Left (rece di Stefano Frollano) e Buscadero (di Paolo Carù), reperibili in edicola. 

Traduzioni: MPB, Rockinfreeworld



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