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The Oral History: American Stars 'n Bars (1977)


Neil Young: Una sera di marzo del 1977, Linda Ronstadt e Nicolette Larson erano a Malibu, a casa di Linda. Andai a trovarle per far sentire delle canzoni che volevo suonare con loro su un nuovo album. Facemmo una cassetta ed entrambe cantarono come degli usignoli. Stare con loro era da brivido. Veniva tutto facilissimo. A differenza di me, sono sempre perfettamente intonate. […] Quell'album era American Stars 'n Bars e lo registrammo alla White House [lo studio del Broken Arrow Ranch di Young, ndr] con il Green Board [la console]. Dopo aver fatto quel disco, Nicolette venne a Nashville e cantò con me sull'album Comes A Time. […] I controcanti di Linda e Nicolette in “Bite The Bullet” non svaniranno mai dalla mia mente. “Hold Back The Tears”: che tiro! Linda dà tantissimo. In “Star Of Bethlehem” l'armonia di Emmylou [Harris] e Ben Keith è stupenda. [4]

Linda Ronstadt: Neil è un fantastico tenore e Orbison un controtenore, con il vibrato della voce di Emmylou... uh! Era semplicemente bellissimo. [1]

Frank “Poncho” Sampedro: Nessuno aveva parlato di un nuovo disco. Abbiamo solo suonato e registrato. Ogni tanto Neil – e la cosa ci lasciava di stucco – diceva “hey, l'ho messo in un disco.” E io, “ah sì? E che cos'era?” [1]

A proposito di “Like a Hurricane”
Young
: Verso la fine del 1975, poco dopo la mia operazione alla gola, trascorrevo molto tempo nei dintorni del ranch con degli amici […]. Una notte, a tarda ora, giravamo per i bar dello Skyline Boulevard, che correva al confine delle montagne di Santa Cruz fin su a Redwood City, dove ci fermammo al parco di Skeggs Point, un punto panoramico, per divertirci con un po' di cocaina. La nebbia si muoveva e nascondeva il paesaggio della pianura e delle sue luci. C'era un giornale nel sedile dietro, vicino a me, così io presi il mio pennarello, una delle cose con cui preferisco scrivere, e buttai giù qualche parola. […] Più tardi quella notte, quando tornai al ranch, mi misi all'organo elettrico che avevo assemblato. Lo avevo realizzato combinando insieme un vecchio organo a canne di legno, dipinto e ri-decorato che avevo ricevuto da Dean Stockwell a Topanga, con un sintetizzatore analogico Univox Stringman collegato a un amplificatore Fender Deluxe degli anni cinquanta. Quel suono sovrannaturale echeggiò nella mia piccola stanzetta per ore e ore mentre scoprivo la melodia e gli accordi per quel testo scritto sulla DeSoto di Taylor. Suonai a ripetizione strofe e ritornelli, distorti e scrocianti e angelici, finché il sole sorse e io non ce la feci più a restare sveglio. [5]
Dopo il capodanno, all'inizio del 1976 […] feci diverse registrazione a Los Angeles. Una di esse furono delle sovraincisioni per le voci di uno dei pezzi registrati al ranch con il Cavallo qualche mese prima. Quando registrammo la mia voce era ancora fuori uso [dopo l'operazione alla gola], perciò la canzone fu registrata senza la parte vocale. I passaggi strumentali di questo brano sono tra i momenti migliori dei Crazy Horse, con Poncho che suona molto bene sul sintetizzatore. Un viaggio davvero emozionante. Due mesi dopo io registrai le parti vocali in uno studio chiamato Village Recorders. Ben Keith era lì alla console ad aiutarmi. Adoravo quel pezzo. Sapevo di doverlo finire. Il Cavallo era cosmico. Quelle registrazioni sono quelle che si sentono nella versione definitiva di “Like A Hurricane”.

Dimmi di quando avete registrato “Like A Hurricane”. Neil ha detto nel suo libro che la avete ingranata al primo take.
Sampedro:
Be', è vero in un certo senso. L'abbiamo provata con due chitarre. Mi pare che la provammo un giorno alla fine delle sessions, e un altro giorno per tutto il giorno con due chitarre, e il terzo giorno ancora. Eravamo stressati per quel pezzo. Mi sono seduto all'organo di Neil e ho cominciato a suonare qualcosa. Lui ha detto, “Proviamola così”. Quindi l'abbiamo suonata e alla fine di quella registrazione puoi persino sentire Neil che dice, “Sì, è così che dev'essere. Eccola.” [3]

Suppongo che non creda nelle sovraincisioni. Se suona bene, è fatta.
Sampedro:
Oh sì, certo. Ha imparato con gli anni che la cosa migliore, solitamente, esce la prima, la seconda o la terza volta che la suoniamo. Non siamo una band da studio. Non possiamo analizzare le cose e metterle insieme in modi diversi e mantenere il nostro cuore al loro interno. Si perde una parte di emozione quando la canzone è sovra-pensata. [3]

Sampedro: La suonavamo con due chitarre, basso, batteria, ma non riusciva. Neil non aveva abbastanza spazio per fare gli assoli. Non gli piaceva il ritmo che stavo tenendo con la chitarra. […] Suonai solo accordi semplici e Neil disse, “ecco forse la devi fare così, proviamola”. Se senti il pezzo sull'album, non c'è un inizio, un incipit, va proprio vooom! Hanno registrato quando ci hanno sentito ricominciare a suonare, perché eravamo alla fine della giornata. E Neil, “sì, è così che deve andare, mi piace”. E quello fu il take. L'unica volta che l'abbiamo suonata in quella maniera. [1]

Young: La scrissi […] su un foglio di giornale. Eravamo tutti fatti, c'era una festa. […] Mi trovavo, credo, nel punto più alto della contea di San Mateo – il che calzava a pennello, hehe. La scrissi quando non potevo cantare. La mia voce era in pausa. La fischiettai, era incredibile. Mentre non potevo parlare scrissi molte canzoni. La registrammo coi Crazy Horse una prima volta. Dopo tre o quattro settimane la riprovammo e io dissi, “ormai è fatta, ma manca ancora la voce.” […] Cantai anche le armonizzazioni, quella bassa e quella alta – fu registrata così. […] [Negli anni] non è rimasta pura e innocente come era all'inizio. […] Perché io non sono più così puro e innocente. Sono una persona diversa e interpreto la canzone in modo diverso. [1]

A proposito di “Will To Love”
Young:
Certe canzoni sono semplicemente troppo forti da fare dal vivo. “Will To Love”, non saprei come potrei farla. Dovrei sentirmi troppo aperto, troppo spalancato. […] “Will To Love” fu scritta in una notte, in una seduta, di fronte al caminetto. Ero da solo in casa ed ero fatto. Fu molto tempo fa. Da lassù la scrissi tutta quanta e la misi insieme. Nessuno dei versi ha esattamente la stessa lunghezza. La misi su nastro. Sono tutti un pochino differenti. Dopo di quella andai in Florida a registrare con Crosby, Stills e Nash. Portai il nastro con me e dissi, “Sentite questa canzone”. David la adorò. Disse, “Wow, è magnifica così com'è”. Cercammo di impararla insieme ma non poteva diventare una canzone da gruppo. Non potevo cantarla. Non potevo cantare oltre al secondo verso senza dimenticarmi cosa stavo facendo, perderla totalmente, e scazzarla perché non suonava giusta.
Non l'ho mai cantata se non quella volta. Fu quella che usai per il disco. Un mangianastri Sony che trasferii in un 24 piste per poi farla suonare di nuovo attraverso il mio amplificatore stereo Magnetone. Ho fatto arrivare un paio di tracce su dissolvenze con un vibrato stereo e poi le ho missate con la cassetta originale per avere quel suono del pesce. Ho sovrainciso tutti gli strumenti e ho fatto un missaggio la sera stessa in un posto chiamato Indigo Ranch. C'era la luna piena. Che notte, amico, fu incredibile! Feci arrivare tutti gli strumenti dallo Studio Instrument Rentals: batteria, basso, amplificatori e tutto, e li feci sistemare come se dovessi fare un concerto. Passai da uno strumento all'altro sovraincidendo tutte le parti, li feci quasi tutti alla prima take. E alla fine li mixai. Ci vollero otto ore per finire il tutto e avere il suono che ha ora. Credo che probabilmente sia una delle migliori incisioni che ho mai fatto. Come piece musicale, come sound e come spirito e poetica, sia una delle migliori. E questo dimostra quanto sia importante per me come artista poter registrare una canzone quando voglio. Non potrò mai accettare che qualcuno mi tolga questa possibilità. [2]
[…] Penso che il ricordo che ho di David, il più vivido e quello che mi dà di più, è quello della notte in cui facemmo “Will To Love” agli Indigo Ranch Studios. Lui sapeva cosa stava avvenendo […]. Finimmo e mixammo “Will To Love”. Mi abbandonai alla console, lui si sfregò le mani e mi fece un massaggio alle spalle. È la cosa che ricordo di più. [1]

Fonti
[1] “Shakey” di J. McDonough   
[2] Musician 1985
[3] Rolling Stone 2013
[4] Neil Young “Il Sogno di un Hippie” (2013)
[5] Neil Young “Special Deluxe” (2014)

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