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Graham Nash: This Path Tonight (2016)




1. This Path Tonigh
2. Myself At Last
3. Cracks In The City
4. Beneath The Waves
5. Fire Down Below
6. Another Broken Heart
7. Target
8. Golden Days
9. Back Home
10. Encore

Mississippi Burning
Watch Out For The Wind
The Fall

Rassegna stampa italiana

Rockol (voto 3/5)
Distorsioni (voto 5.5/10)



Rassegna stampa internazionale

Graham Nash è uno degli inguaribili ottimisti degli anni 60. Ma se il tizio che scrisse “Teach Your Children” e decretò che “possiamo cambiare il mondo!” improvvisamente manda un pubblico “fuck you” al suo vecchissimo amico David Crosby e pubblica un album solista a proposito di un mondo a cui “non importa proprio / se viviamo o moriamo”, la cosa è un tantino sconcertante. C'est la vie. In realtà, il rassegnato esistenzialismo di Nash calza bene in questo nuovo, essenziale set di canzoni. La stoica title-track ricorda inspiegabilmente una jam anni 80 di Phil Collins, ma quando si giunge alla sommessa “Myself At Last” – una confessione arricchita di assoli di armonica in stile Blood On The Tracks – la guardia cade. “Una domanda mi assilla / il mio futuro sarà solo il mio passato?”, chiede Nash con tono spettrale.
Lui non ha paura di sondare quel passato. “Target” inizia con un riff che rispecchia quello di “A Case Of You” della sua ex-ragazza Joni Mitchell, che potrebbe spezzare qualche cuore della vecchia scuola anche prima che abbia inizio il testo (“clouds” e “silver light” sono riferimenti che suggeriscono le famose foto che Nash fece alla Mitchell). “Back Home (For Levon)” è un tributo a uno scomparso spirito affine. “Ero in una band costituita di amici” canta in “Golden Days”, giocando con i ricordi della vecchia fratellanza di CSNY e una solitaria e disaccompagnata voce. Chiede persino “Cos'è successo a 'All you need is love'?” Un tantino stucchevole, si potrebbe dire. Ma la domanda è dannatamente giusta.
Rolling Stone, voto 7

La vita è un viaggio imprevedibile che può portarti in posti in cui non avresti mai immaginato di finire. Quel vecchio detto diceva: se vuoi far ridere Dio raccontagli i tuoi piani. Di sicuro, fino a pochi anni fa l'idea che Graham Nash avrebbe messo la parola fine al suo decennale e certamente lucrativo matrimonio con David Crosby e Stephen Stills per imbarcarsi in una rinnovata carriera solista, con un nuovo e fresco amore, sarebbe sembrata assurda. Eppure eccoci qui.
Per il suo primo album solista dopo 14 anni, Nash estrae un tris tematico che ha nutrito numerosi scrittori lungo la storia: amore, perdita e fine. A 74 anni, l'ex cantante degli Hollies offre un punto di vista personale su ciascuno dei tre, una visione che raramente è stata esplorata in questo modo perché non c'è molta gente di quest'età che scrive a un livello di musica così vitale. Il giovane amore è un tema che è stato trattato milioni di volte negli anni, ma cosa significa scoprirne uno nuovo nei giorni del tramonto della tua vita? Come cambiano le persone man mano che passa il tempo? Come si evolvono i tuoi desideri e i tuoi obiettivi?
La cosa davvero interessante è che Nash non sembra avere alcuna risposta, assaporando invece le domande stesse. Nella title-track in apertura riconosce di non sapere più dove sta andando la sua vita, ma si sente realizzato dal continuare ad andare avanti comunque. Schiva le domande più grandi grazie a una serie di domande personali. “Cerco di rispondere a tutto ciò che mi viene chiesto / Cerco di essere sempre me stesso, ma mi chiedo chi ci sia dietro questa maschera”.
In “Myself At Last”, una sdolcinata ballad che dedica esplicitamente alla sua nuova ragazza, Nash sembra rallegrarsi di essere uscito dalla strada che stava percorrendo per imboccare nuove, inebrianti direzioni. Dopo aver speso l'ultimo decennio come curatore dell'eredità di Crosby, Stills, Nash e talvolta Young, Nash si focalizza sul proprio passato e sembra essere deliziato dalla prospettiva di lasciarsi finalmente tutto alle spalle per guardare avanti. “Una domanda mi assilla / il mio futuro sarà solo il mio passato?” La risposta in questa canzone sembra essere un sonoro no.
Una cosa su cui il tempo non avuto effetto è la voce di Nash. È assolutamente incredibile quanto sia fresca e somigliante all'alto, preciso registro dei primissimi successi come “Marrakesh Express”, “Carry On”, “Our House”. Mentre altri artisti della sua generazione sono obbligati ad abbassare le chiavi dei brani o modificare il loro intero approccio per cantare e comporre, Nash continua a essere l'artista libero che è sempre stato. È davvero un dono, uno che non va sprecato.
This Path Tonight è costituito quasi completamente da arrangiamenti acustici. Ci sono alcuni accenti di tastiera e alcune linee di chitarra elettrica qui e là a rendere le cose interessanti, ma le composizioni sono sorprendentemente semplici. Questo è un genere di album senza fronzoli che premia lo stile rispetto alla sostanza. Se c'è qualche assolo, come la parte acustica verso la fine di “Cracks in the City” o la divagazione di armonica in “Target”, è tenuto breve ed eseguito con gusto. Il pomposo ritornello di “Fire Down Below” è l'unica – e apprezzabile – eccezione a questa regola.
Era da un po' che Nash non pubblicava materiale inedito – persino l'ultimo album di Crosby Stills & Nash risale al 1999 [Looking Forward di CSNY, ndt]. L'ultimo decennio ha visto il cantante spesso in tour a suonare i successi, scrivere un libro di memorie, dissotterrare nastri d'archivio e, in generale, muoversi obliquamente. L'atto di spezzare questa ruota quasi sicuramente dev'essere una prospettiva eccitante, indipendentemente da come la si spezzi, e se serve una parola per descrivere la figura emerge dall'ascolto di This Path Tonight, la parola sarebbe “liberato”.
Consequence of Sound, voto 7.5

Amore e mortalità sono un grande peso per Graham Nash, 74 anni, che attraverso questo nuovo e molto personale album tenta di tracciare un percorso per il rinnovamento spirituale. Il sentiero battuto dal veterano del folk-rock – la cui voce è ancora in forma – è quello della riscoperta: un uomo che invecchia e che cerca nuove verità tramite l'amore. Con il produttore Shane Fontayne che contribuisce all'ampiezza e alla tensione musicale, il primo album di inediti di Nash dopo 14 anni è segnato dalla speranza e dall'ombra della perdita. Ciò si evidenzia soprattutto in “Myself At Last”, fiero viaggio introspettivo nelle ricompense dell'amore: “quando tutto è stato detto e fatto / è difficile calcolarne il costo”. Talvolta i testi sono impregnati di un meraviglioso desiderio di giovinezza (“quando volgo lo sguardo a te la mia faretra si sente così piena”). Ma il terreno comune delle canzoni è la marcia senza pietà del tempo. “Alla fine, immagino, niente è importante”, riflette disperatamente Nash in “Back Home” rendendo questa appassionata ricerca di compimento e realizzazione, sotto forma di ciclo di canzoni, ancora più toccante.
Boston Globe, voto 8

E' un mix di soft rock a tratti acustico e a tratti indigesto con un messaggio di pace e positività diretto a tutti, uomini e donne.
Mojo, voto 6

Talvolta la produzione sfiora una reminiscenza adulta e contemporanea di Daylight Again, talvolta è modesta come mai prima d'ora, e queste due estetiche si miscelano in un disco che risulta incoraggiante senza essere compiaciuto. Nash non è più rivolto al passato ma al futuro, e abbraccia tutti i cambiamenti che verranno.
Allmusic, voto 7

Traduzioni di MPB, Rockinfreeworld




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