The Oral History: Sleeps With Angels, 1994
Neil Young: Questa volta voglio iniziare a registrare e non fermarmi. Registrare per trenta ore e vedere cosa viene fuori. Stare in studio per una settimana senza uscire. Dormirci. Fare tutto – colazione, caffè, vivere lì. Vedere cosa accade. […] Il mio cuore mi dice di suonare coi Crazy Horse. Lo chiede a gran voce. Ne devo essere certo... Non voglio cominciare qualcosa che poi non va per il verso giusto. Devi assicurarti che ogni cosa sia giusta. Sai, come Briggs che non vuole che io registri coi Crazy Horse, quindi...
[…] Ora sono a un punto in cui qualunque cazzata faccio è figa. È buffo come vanno le cose. Tutto d'un tratto la gente vuole che faccia questo, vuole che faccia quest'altro. Mi hanno offerto di suonare al centesimo anniversario del partito democratico, mi hanno offerto centomila dollari solo per andarci. Solo perché sono io. Voglio dire, cazzo, sono canadese!
[…] Continuo a udire la semplicità. Semplicità scheletrica. Non voglio più due chitarre, basso e batteria... I Crazy Horse non devono necessariamente uscir fuori e travolgerti come una mazzata. Il sound verso cui voglio andare è del tutto nuovo. […] Su Freedom e Ragged Glory mi sono preso il tempo per ripulire. Questa volta non vedo ragione di farlo. [1]
David Briggs: Neil mi chiamò il giorno prima [di andare in studio] dicendo, “Guarda, non ho alcuna canzone.” Io dissi, “Al diavolo, andiamoci lo stesso e vediamo che succede. Io e la mia bocca larga.” […] Per me, alcune delle cose migliori di questo album furono scritte lì per lì, sotto la minaccia della pistola, sotto l'orologio che ticchettava al prezzo di migliaia di dollari la settimana. Neil si mostrò all'altezza, ma non è il modo in cui preferisce fare i dischi. Un tizio che fa tutto il lavoro e quindici altre persone – la band, il produttore, l'ingegnere, l'equipe – tutti seduti intorno ad aspettare che Neil faccia ciò che ci si aspetta che faccia da solo: scrivere canzoni. Tutti seduti, giorno dopo giorno, a fare niente. Li faceva andare in letargo. Non è un bel modo di lavorare. Non è creativo e non è bello. [1]
[…] Ora sono a un punto in cui qualunque cazzata faccio è figa. È buffo come vanno le cose. Tutto d'un tratto la gente vuole che faccia questo, vuole che faccia quest'altro. Mi hanno offerto di suonare al centesimo anniversario del partito democratico, mi hanno offerto centomila dollari solo per andarci. Solo perché sono io. Voglio dire, cazzo, sono canadese!
[…] Continuo a udire la semplicità. Semplicità scheletrica. Non voglio più due chitarre, basso e batteria... I Crazy Horse non devono necessariamente uscir fuori e travolgerti come una mazzata. Il sound verso cui voglio andare è del tutto nuovo. […] Su Freedom e Ragged Glory mi sono preso il tempo per ripulire. Questa volta non vedo ragione di farlo. [1]
David Briggs: Neil mi chiamò il giorno prima [di andare in studio] dicendo, “Guarda, non ho alcuna canzone.” Io dissi, “Al diavolo, andiamoci lo stesso e vediamo che succede. Io e la mia bocca larga.” […] Per me, alcune delle cose migliori di questo album furono scritte lì per lì, sotto la minaccia della pistola, sotto l'orologio che ticchettava al prezzo di migliaia di dollari la settimana. Neil si mostrò all'altezza, ma non è il modo in cui preferisce fare i dischi. Un tizio che fa tutto il lavoro e quindici altre persone – la band, il produttore, l'ingegnere, l'equipe – tutti seduti intorno ad aspettare che Neil faccia ciò che ci si aspetta che faccia da solo: scrivere canzoni. Tutti seduti, giorno dopo giorno, a fare niente. Li faceva andare in letargo. Non è un bel modo di lavorare. Non è creativo e non è bello. [1]
Young: Stavamo facendo un album prodotto da Briggs con John Hanlon come ingegnere del suono, al Complex di Los Angeles. […] A un certo punto Briggs disse che questo disco avrebbe fatto vincere il Grammy ai Crazy Horse. Quella volta ci credeva molto, il che mi sorprendeva. In passato non gliene era mai fregato un cazzo di queste cose. Kurt Cobain si era appena suicidato e aveva lasciato un biglietto con la citazione di una mia canzone: “it's better to burn out than to fade away”. Gli avevano piantato un gran casino per avere cancellato alcuni spettacoli. Contemporaneamente avevo cercato di contattarlo tramite i nostri uffici per dirgli che pensavo fosse un grande e che avrebbe dovuto fare esattamente quanto riteneva giusto e fottersene di tutti. Lui non era solo un entertainer. Lui era un artista, un autore di canzoni. C'è una grande differenza. Io lo capivo e lo vedevo per quello che era davvero. Volevo parlargli. Volevo dirgli di suonare solo quello che si sentiva di suonare, perché così facendo sarebbe stato perfetto. Volevo dirgli di essere vero. Quando è morto lasciando quel biglietto mi ha ferito profondamente. Mi ha fatto girare i coglioni. Ispirato a questo evento, ho scritto della musica: Sleeps With Angels. David era lì con me perché lui sapeva. Sapeva la verità. Alla fine di quella session, fece qualcosa di assolutamente insolito, una specie di dichiarazione su quel disco e su ciò che stavamo realizzando. Lo fece davanti alla telecamera di Larry Johnson che stava filmando le sedute. Sono andato a rivedere quei video per capire cosa diavolo stavamo combinando. Non sono riuscito a trovarlo. Ho trovato una gran quantità di altra roba. […] Fu l'ultimo album di David. Subito dopo si ammalò. Avevamo registrato più brani rispetto a quelli che abbiamo poi usato. [3]
La chiave di tutto era l'ordine delle canzoni. Perché molte di quelle canzoni suonate in un ordine diverso sarebbero state terribilmente depresse. Molto giù. Mi ricordo molti degli ascolti, “Oh Dio, questa roba non la potrà sentire nessuno.” [1]
La chiave di tutto era l'ordine delle canzoni. Perché molte di quelle canzoni suonate in un ordine diverso sarebbero state terribilmente depresse. Molto giù. Mi ricordo molti degli ascolti, “Oh Dio, questa roba non la potrà sentire nessuno.” [1]
Sleeps With Angels sembra infestato dallo spettro di Kurt Cobain e della sua triste fine…
Young: Sleeps With Angels ha molti riferimenti a questo, nelle diverse situazioni che vi sono descritte all’interno. Molte scene tristi... […] Non voglio parlarne. Questa è la mia decisione. Ho fatto la scelta di non parlarne e la seguo. […] Lui mi ha ispirato molto, molto. Era così grande. Meraviglioso. Uno dei migliori, ma più di questo. Kurt era uno dei migliori di tutti i tempi secondo me. [2]
Young: Sleeps With Angels ha molti riferimenti a questo, nelle diverse situazioni che vi sono descritte all’interno. Molte scene tristi... […] Non voglio parlarne. Questa è la mia decisione. Ho fatto la scelta di non parlarne e la seguo. […] Lui mi ha ispirato molto, molto. Era così grande. Meraviglioso. Uno dei migliori, ma più di questo. Kurt era uno dei migliori di tutti i tempi secondo me. [2]
A proposito di The Complex Sessions (video di Jonathan Demme)
Young: Non sono video... sono performance, okay? Il video è dove muovi le labbra sincronizzato. Non è così. Perciò dovrai tenere a freno la tua delusione quando vedrai che cazzo è venuto fuori. Poi lasciare che la delusione si mescoli sopra di esso. […] È solo un altro modo per presentare le canzoni. Ho evitato le canzoni più pesanti nel tono, tipo “Safeway Cart”, “Trans Am”, “Sleeps With Angels” - non li ho esposti a quelle. [1]
Fonti:
[1] “Shakey” di J. McDonough
[2] Mojo Magazine 1995
[3] Neil Young, “Il Sogno di un Hippie”
Fonti:
[1] “Shakey” di J. McDonough
[2] Mojo Magazine 1995
[3] Neil Young, “Il Sogno di un Hippie”