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The Oral History: Harvest Moon, 1992


Neil Young: Dopo vent'anni è venuto il momento, ho le canzoni, sono giù nella mia auto tutte a posto. Ho già i demo di sei di esse e ne ho scritta un'altra ieri sera. […]  Quasi tutti i dischi come questo non mi richiedono molto tempo se ho il materiale già pronto. […] Se dicessi quando ho intenzione di farlo uscire farei venire i brividi a qualcuno della Warner Bros. Non ci vorrà comunque molto tempo. [2]

John Nowland: Ben [Keith] un giorno arrivò dicendo, “Neil sta arrivando con delle demo. Sarà qui in venti minuti.” [1]

Young: Ho fatto Harvest Moon perché non volevo sentire nessun suono troppo alto. Ho ancora un piccolo ronzio ma fortunatamente ora non sono così sensibile ai volumi alti come lo sono stato per un anno dopo il mixing di Weld. Il mio udito non è perfetto ma è ok. Non so come andrà ma il punto è che posso ancora sentire bene abbastanza per godere di ciò che faccio. Ci sono ancora molti dettagli che posso cogliere. Sono fanatico nell’ascoltare i particolari e questo non l’ho perso, nonostante questi altri sound con cui mi confronto. [6]
Suonare così forte e così ad alto volume, per così tanto tempo, è come trascorrere l'inverno nell'Artico, l'estate nell'Artico, poi finalmente decidere, “Bene, per il prossimo inverno andiamo in Florida.” Devi darti un po' di sollievo. Ecco cos'è per me la musica acustica. […] Non sto cercando di tornare indietro e ricreare Harvest. L'idea è di cantare delle stesse tematiche con vent'anni di esperienza in più... Ora sono più forte di prima. […] Il vero senso dell'album è: come si fa ad andare avanti? Come si fa a rinnovare una vecchia relazione? Come si fa a far durare l'amore? Come si fa a portare con sé il passato? [1]
Ciò di cui parla questo disco è la sensazione, la capacità di sopravvivere e continuare a crescere e andare più in alto rispetto a dov’eri prima. Non soltanto mantenersi, non soltanto stare bene. Non solo, “ho 45 anni e sono ancora vivo”. Puoi essere molto più vivo. Se sei carico e hai tutta questa esperienza, chi ti ferma più? […] Quando sei giovane, non hai nessuna esperienza – sei carico ma sei fuori controllo. E se sei vecchio e non sei più carico, allora ti restano soltanto i ricordi. Ma se sei stimolato e carico da ciò che ti succede intorno e hai anche esperienza, sai verso cosa andare. Veleggi davvero liberamente. […] Con l’acustico posso esprimere cose che non potrei in nessun’altra maniera. Apre la musica, le canzoni e ciò di cui parlano. Permette di cogliere certe cose e cambiarle. Una band non lo permette. Non c’è niente di peggio di sapere esattamente cosa farai. A questo punto della mia vita, non ne ho bisogno. [5]
Se c'è un messaggio in tutto questo, è la continuità. Parla di mantenere le cose nuove e rimanere freschi. Non di rifugiarsi solamente e rifare sempre le stesse cose, all'infinito, ma di cercare davvero di scoprirle e sentirle per la prima volta. C'è molto riferimento al passato, e al cercare di far scoccare la scintilla, o anche più della scintilla. Fare le cose per migliorare, per fare esperienza. […] Gli opposti non sono così distanti l'uno dall'altro. Arc, Harvest Moon... sono la stessa cosa. È come una tempesta. Sei catturato dalla tempesta, che è incredibilmente frastornante e violenta. E poi improvvisamente sei nell'occhio del ciclone, e c'è calma totale. Senti qualcosa tutto intorno a te, ma non ne sei soverchiato percettivamente. Questo disco è così, è il disco più tranquillo, credo, che abbia mai fatto. [3]

Kenny Buttrey: Il feeling era incredibile, così diverso [dal passato]. Neil ora sorride. È molto più docile – sembra più giovane di quanto non lo fosse a ventisei anni. Non è più curvo come un vecchio... una volta non gli fregava di come appariva, ora invece ha vestiti belli. È diverso in ogni aspetto. Ora è super. [1]

Come è cominciato Harvest Moon?
Young
: Non saprei. Avevo scritto una manciata di canzoni in Colorado. [1]

È stato un album difficile?
Young
: Un po' verso la fine, perché cercavo disperatamente qualcosa. Avevo in mente questo sound e lo volevo. Ho costruito delle stanze per l'eco in modo che potessi registrare. Non eco digitale, eco reale. […] Quello digitale è molto rapido. Lo puoi mettere quando vuoi – ti dà giusto quello di cui hai bisogno. Ma prova a ordinare una sorpresa... non c'è. Una volta ai Sunset Sound avevano una bella camera per l'eco dove ci ho registrato “I Believe In You”, “Oh Lonesome Me”, cose come quelle. Poi ai Sunset iniziò a venire sempre Prince, e comprarono una serie di unità di eco digitale e trasformarono la camera dell'eco in un salotto. I tempi avanzano. Fuori il vecchio, dentro il nuovo. He he. Le due migliori camere per l'eco a Hollywood – Gold Star e Sunset Sound – non ci sono più. È stato Tim Mulligan a fare Harvest Moon – il sound viene da lui. Ha buone orecchie. Devo molto a Mulligan. È risorto per l'occasione. [1]

A che periodo risalgono i brani di Harvest Moon?
Young
: Nel 1985 ho scritto “One of These Days”, nel 1988 “Dreamin' Man”, nel 1989 “Natural Beauty”, nel 1982 “Unknown Legend”. “Hank & Hendrix” nel 1992 e “Harvest Moon” nel 1991. Ho lavorato per un anno, ho inciso diciotto pezzi, sull’album sono dieci. [4]

Young: Alcune delle canzoni sono per mia moglie Pegi e altre per le donne in generale. […] C'è molta rappresentazione femminile in questo disco rispetto ai miei ultimi album. Ecco perché ci sono donne che cantano (Linda Ronstadt e Nicolette Larson). È rinfrescante. Dà molta più profondità. Volevo che si avvertisse il lato femminile delle canzoni. Quando il ritornello e le armonizzazioni arrivano insieme, diventa molto più significativo se le voci sono femminili. Ho continuato a sentire voci femminili nella mia testa – all'inizio i ritornelli, con tutte queste cose. Qualcosa mi diceva che dovevo farlo, prima o poi. Adoro quel sound. [7]

Young: Sai per chi fu buono quel tour? Per me. Non fu così buono per nessun altro. Mi permise di capire quanto cazzo fossi fuori contatto col pubblico. Uscivo a suonare tutte le cose nuove – canzoni che significavano davvero qualcosa per me – e loro ancora guardavano a quindici, venti anni fa, persino i teenager. C'erano i ragazzi giovani che volevano che facessi Ragged Glory, volevano “Rockin' In The Free World”. Volevano vedermi al massimo dell'intensità. Non capivano che io non faccio sempre quelle cose. Loro non ebbero quello che volevano, ma io avevo ciò che volevo. […] Ebbi le stesse reazioni quando facevo le canzoni di Harvest prima dell'uscita del disco – la gente diceva, “Che cazzo, perché non fai qualcosa che conosciamo?” Era bello. Vedi, stavo cercando di fare la stessa cosa. Uscire per un tour così. […] Il mio peggior nemico è la mia stessa storia. Quello è il mio fottuto problema. La gente mi paragona a quello che ho fatto. [1]

Young: Nel 1992, Linda [Ronstadt] cantò stupendamente su Harvest Moon, in particolare nella canzone che intitola il disco. È stata lei a renderlo ciò che è. […] “Unknown Legend” è stata portata a nuove vette dal suo splendido arrangiamento e dalla sua interpretazione vocale. Quando è venuta al Broken Arrow e ha cantato sui miei dischi, ha portato ogni brano all'apice. Non potrò mai ringraziarla abbastanza. […] Fra l'altro, sull'album Harvest Moon suonavo davvero quieto perché avevo le orecchie sfondate dopo i missaggi di Weld. [8]


A proposito di “Unknown Legend”
Young:
Nel 1974 c'era un bar sullo Skyline Boulevard, California Highway 35, ubicato sul crinale sopra il ranch. Si chiamava Alex's e Pegi lavorava lì. Alex's era il posto dove “ordinavo solo per vederla volteggiare nella sala”. È buffo come una canzone prenda il via da un fatto reale e poi si trasformi in fantasia pura, ma rimanga agganciata a quel momento. “Unknown Legend”, come succede alle volte, è iniziata con un riferimento reale e poi entra in quel mondo che si apre davanti a me quando parte la musica. Questa canzone era un ricordo che mi è tornato quando ho trovato il testo scritto su un foglio di giornale, quindici anni prima. Subito la melodia e gli accordi sono riaffiorati. Quando ho preso Hank, la mia vecchia Martin D-28 che un tempo apparteneva a Hank Williams, la canzone è fluita come se fosse sempre stata lì. Quando l'ho terminata e l'ho registrata per Harvest Moon intorno al 1990, l'esecuzione di Ben Keith era tra le cose più belle che avessi mai sentito. [9]

A proposito di “Such A Woman”
Young:
Mentre in un'altra stanza si sentiva Arc, le sue esplosioni, io scrissi “Such A Woman” al piano. Persino io non potevo crederci. Mi sedetti e iniziai a suonare e venne fuori. […] Mi ci volle del tempo per registrarla, ricordo... Ho fatto diversi cambiamenti. […] Non era facile.

È stato bello il ritorno di Jack Nitzsche…
Young:
Sì, in “Such A Woman”, quello è il nostro sound. “Expeting To Fly” ha lo stesso suono. [6]

Jack Nitzsche: Dal vivo, gli archi erano favolosi – puliti, molto tristi, con molto dinamismo. Ho sentito la registrazione e mi chiedo, “Che cosa ha fatto?” Non so cosa Neil ci abbia messo, ma sembrano rifiuti tossici. [1]

A proposito di “You And Me”
Young:
Quella canzone apparve nel 1975 ma non la completai mai. Nel 1976 Tim Drummond (il batterista degli Stray Gators) la sentì e disse: “La devi finire, amico. È come quelle di Harvest, devi farla”. E fu quello a frenarmi, a spaventarmi un po’, perché fu come se qualcuno mi avesse detto com’era prima ancora che la facessimo. Non voglio sentirmi come se dovessi produrre le cose a chili. [5]

Fonti
[1] J. McDonough, “Shakey”
[2] Melody Marker 1991
[3] NY Times 1992
[4] Mucchio Selvaggio Extra 1993
[5] Rolling Stone 1993
[6] Mojo Magazine 1995
[7] Times Daily 1993
[8] Neil Young, “Il Sogno di un Hippie”
[9] Neil Young, “Special Deluxe”

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