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The Oral History: Everybody Knows This Is Nowhere (1969)


Neil Young: Dopo gli Springfield […] il problema era che avevo bisogno di una band. Incontrai quei tre ragazzi che erano, per me, i Rolling Stones americani. Non ho mai avuto una serata storta finora con i Crazy Horse. [7]
Cominciavo a pensare a quanto fosse divertente suonare con una band: non essere in una band ma suonare con una band, in cui io avrei potuto dirigere la musica e interagire con altri musicisti. Ero stanco delle sovraincisioni. […] Cantare dal vivo in studio fu l'ostacolo successivo da superare. […] Poco dopo l'uscita del primo album Neil Young, ricordo che al Topanga Center incontrai Billy Talbot e Danny Whitten dei Rockets […], li avevo conosciuti al Whisky di Hollywood. […] I Rockets avevano un sacco di amici, tra cui la musicista e cantautrice Robin Lane. Ricordo che era la ragazza di Danny […]. Mi sentivo sempre estremamente a mio agio quando improvvisavo da Danny, Billy, Ralphie, Robin e dai loro amici. […] A un certo punto suggerii di usare il nome Crazy Horse in onore del grande capo indiano Cavallo Pazzo. Ai ragazzi piacque. Neil Young with Crazy Horse, e non Neil Young and Crazy Horse. C'era una differenza. […] Di lì a poco eravamo in studio all'Heider's a registrare quelle canzoni con Briggs. Fu grandioso. Quella musica mi faceva sentire liberato. [11]
Eravamo insieme da solo otto settimane quando facemmo questo album. Letteralmente, eravamo insieme da sei o sette giorni quando registrammo “Down By The River”. Volevo semplicemente andare avanti e farlo, volevo coglierlo… perché c’è qualcosa in quelle registrazioni che è stato immortalato… quando ci sentivamo l’un l’altro senza conoscerci molto, ma eravamo dentro ciò che stava succedendo. Quindi ho voluto registrare. E rappresenta quello che l’album è, solo uno spoglio inizio. [2]
Ho cercato di fare un salto indietro per ricreare il rock and roll con chitarra, basso e batteria, strumenti che sono molto personali. [5]
Abbiamo registrato Everybody Knows This Is Nowhere lassù [a Topanga Canyon] […] e poi l'abbiamo portato ai Wally Heider's. [4]
Solitamente noi suoniamo in casa, o in studio. Abbiamo [all'epoca dell'album, ndt] uno studio sotto casa, un sistema con mura in legno e tutto quanto, è davvero forte, e quando suoniamo lì abbiamo il nostro sound… e non suoniamo insieme molto spesso, perché non c’è tempo. [2]
Mi piaceva Everybody Knows. Sapevo che era un buon disco. Sapevo anche che era grezzo. Eravamo proprio noi. Facevamo le prove a casa mia. Lì fu dove i Crazy Horse suonarono per la prima volta. E lì scoprii la Old Black e l'ampli Deluxe – nel salotto di casa mia, provando. Fu grandioso. Una piccola stanza col mio Deluxe su una sedia. Non c'erano effetti, solo chitarra e ampli. Molto pulito. Non lo tenevo al massimo. Il volume non è poi così importante. È la dimensione della stanza e il rapporto tra il suono e lo spazio chiuso a fare la differenza. Ricordo che io e Ralph ci guardammo, e lui c'era proprio dentro. “Yeah, è grande. Ci siamo”. Fu favoloso. E mi ricordo che i ragazzi dei Buffalo Springfield ogni tanto venivano da me e mi rendevano nervoso. 
[…] Il cambio di direzione tra il primo e il secondo album fu piuttosto radicale. La differenza era che volevo suonare con la gente. […] Rispetto ai Buffalo Springfield c'era molta più profondità. Non per via dei testi, ma c'era questa... profondità. Nel sound. Qualcosa funzionava alla grande, non sapevo cosa. Nessuno di loro suonava da molto tempo, all'epoca – voglio dire, non erano granché bravi, ma a loro modo lo erano. […] I Crazy Horse erano veramente caldi. Li ho amati sin dal principio. C'era molto cameratismo. C'era più calore nell'esprimersi che non con i Buffalo Springfield. Quei ragazzi erano la mia band. Ecco la differenza. E in più c'era [David] Briggs – molto importante. Portò stabilità. Mi convinceva a cantare. A imparare a cantare dal vivo. Io stavo ancora sovraincidendo perché volevo riuscire davvero bene. [...] Questo fu l'ultimo album in cui sovraincisi le voci.
[…] Quindi quando iniziai a suonare con i Crazy Horse, fu ovvio che quella band era molto più funky di tutte le altre in cui ero stato. E notai che altri musicisti con cui avevo suonato in altre band reputavano scarsi questi ragazzi. Anche se io li apprezzavo. Anche adesso è questa la realtà. Era fottutamente divertente suonare con loro. Dove altro potevo suonare la chitarra per sette dannati minuti e poi cantare un verso e poi fare un altro assolo di cinque minuti? Non certo in Crosby Stills Nash & Young. Ma a parte questo, c'era una cosa molto più semplice – tutti quanti volevano solo fare musica e nient'altro contava. Non c'erano storie come “di chi sarà il nome sul disco?”
Everybody Knows This Is Nowhere è probabilmente il migliore. Quello che preferisco. Ho sempre adorato i Crazy Horse sin da quando sentii l’album dei Rockets. Nel ’69-70 avevamo la band originale – Molina, Talbot, Whitten e io. [6]

Billy Talbot: Erano davvero grandi giorni [le prove a casa di Talbot, a Laurel Canyon, ndt], seduti tutti attorno a suonare ‘Mr. Soul’ in drop-D – tutti e quattro facevamo armonizzazioni cantando. [7]

Avete mai discusso voi due su quello che dovevate suonare, e organizzato le vostre parti insieme?
Young:
Mai. Iniziavamo semplicemente a suonare, e questo era il risultato. Danny era un gran musicista. Fenomenale. E quella parte dei Crazy Horse è finita per sempre. I Crazy Horse di Poncho sono una band diversa, con un approccio completamente diverso. Non senti lo stesso botta e risposta. C'era solo quando c'era Danny. [8]

Lo scambio chitarristico tra te e Danny Whitten era qualcosa di sottile, una sfumatura.
Young:
Esattamente. Se ascolti capisci veramente quanto intricato fosse, specialmente ora con l'alta definizione […]. Il tono di Danny era sempre più pulito del mio. […] Suonava una Gretsch per gran parte del tempo. [8]

Su “Down By The River” si può sentire Danny che cambia costantemente le sue parti dietro ai tuoi assoli.
Young:
È incredibile. Il suo lavoro su quel brano è un capolavoro. Lo spazio della chitarra ritmica è potente. Capisci che sei parte di un'orchestra. Sei la spina dorsale. Agisci sul groove. Ogni volta che cambia il groove, la chitarra fa cose diverse. E tra Danny e me succedeva. Non ne abbiamo mai discusso. [8]

Quanto è stata essenziale la Old Black per lo sviluppo del tuo sound chitarristico?
Young:
Non saprei, davvero. Insomma, quella chitarra era diversa da quella attuale. Aveva diversi treble-pickup. I pickup Freebird arrivarono dopo i primi, e questo avvenne alcuni anni dopo Everybody Knows. Il primo pickup aveva un “buzz” orribile, e diedi la chitarra in un negozio per farlo aggiustare. Quando tornai, non c'era più. Voglio dire che non c'era più il negozio. Tutto il posto non esisteva più. Quindi fu la fine per quello. Quando finalmente riuscii a riaverla provai per un po' un pickup Gretsch, poi circa ai tempi di Zuma ci misi i Freebird. E da allora il suono è rimasto quello. [8]

C'era niente che ti influenzava direttamente quando andavi a tutto volume con i Crazy Horse?
Young:
Be', sai... quando li ascolti con attenzione, i Crazy Horse non sono poi così casinisti. Almeno fino a Rust Never Sleeps. I primi Crazy Horse, con Danny, non avevano un sound da arena. Quello è successo con la seconda versione del gruppo, quando è arrivato Poncho. “Cowgirl In The Sand” e “Down By The River”, quando le ascolti non sono assordanti. Anche se lo possono diventare, specialmente quando le facciamo ora. [8]

A proposito di “Cinnamon Girl”
Young:
La scrissi per una ragazza di città che veniva verso di me su un pavimento graffiato, vista attraverso gli occhi di Phil Ocs e suonando cymbals. Fu difficile da spiegare a mia moglie. [9]
Poche settimane prima che io, Danny, Billy e Ralphie – le persone che avrebbero poi fondato i Crazy Horse (ancora senza nome, allora) – ci riunissimo nel mio salotto di Topanga, avevo avuto l'influenza e rimasi chiuso in casa a letto. […] Vicino al letto tenevo una chitarra […]; l'avevo lasciata con un'accordatura a cui ero affezionato, quella di re modale […]. produceva una specie di suono ronzante, era un po' come un sitar anche se non proprio. Suonai così per un po' e alla fine avevo scritto “Cinnamon Girl”. Il testo era diverso dalla versione finale della canzone, ma tutti i cambi di accordi vennero fuori subito, finché la canzone non fu completa.
[…] Ricordo che mentre suonavamo “Cinnamon Girl”, per descrivere il tema strumentale modale con cui inizia la canzone, dissi questo ai ragazzi: “E' come gli egizi quando facevano rotolare quelle enormi pietre su dei ceppi per portarle in cima alle piramidi.” [11]
Suonavamo a un volume abbastanza alto perché chiunque nel vicinato ci potesse sentire, anzi aprivamo bene tutte le finestre per esserne sicuri. [4]

Young [sui battiti di mani nella canzone]: Groove. Ricordi “My Boyfriend's Back”? [di Jimmy Reed,ndt] [1]

Young [sul singolo 45” con mix diverso]: Le parti sono invertite, Danny è sul fondo e io davanti. Si può sentire la mia voce chiaramente e la Reprise la volle per il singolo. […] L'unica vera hit registrata dai Crazy Horse fu “Cinnamon Girl”. Fu l'unica. Tutte le altre erano successi underground. [1]

Everybody Knows This Is Nowhere presentava al mondo i Crazy Horse e anche la tua accordatura in Re. Ha dato alle tue canzoni un suono potente e singolare, ben rappresentato in “Cinnamon Girl”. Hai scoperto quel suono suonando con i Crazy Horse?
Young:
In effetti no. Proviene originariamente da Stills e me in “Bluebird”. Ci rendemmo conto di questa accordatura in Re nello stesso momento, nel ’66 mi pare… Suonammo parecchio in quel modo insieme. […] L’ho sempre usato nella mia carriera fino ad ora. [3]

A proposito di “Everybody Knows This Is Nowhere”
Young:
Cercavamo di tirar via tutte le schifezze, perciò abbiamo pensato che far entrare la voce direttamente [sul nastro senza passare dal mixer] sarebbe stato meglio. [1]

A proposito di “Round And Round”
Young:
Scrissi “Round And Round” su nella mia casetta. La pensai per i Buffalo Springfield. [1]
Come “The Last Trip To Tulsa”, […] suona eccessiva. Suona come un errore, per me, ma un errore fortunato. Lo stesso per “Round And Round” nel secondo album. Dal vivo in acustico annoia parecchia gente. È stata fatta tutta in una volta. [...] Per via del suono di quel disco, se entri nel sound e sai cosa è successo, pensando al fatto che c’erano tre persone sedute come te e me, e poi altre, e sei microfoni piazzati, ci ha fatto andare fuori di testa in studio, cantando con tre chitarre. Se la senti, “Round And Round” è una delle mie preferite nel secondo album, per via di alcune corde – spero le riuscirai a coglierle, perché non le facevo sentire spesso – ma la chitarra acustica a destra ha l’eco che torna sulla sinistra, e la chitarra di sinistra ha l’eco che ritorna sulla destra, e questo fa si che le chitarre vadano… una strofa parte con “da-da-daow”… e senti una voce andare e venire, questo perché Danny andava avanti e indietro… Queste cose non sono mostrate, ci sono semplicemente all’interno, e a questo cerco di arrivare. Penso che dureranno di più in questo modo. Farlo dal vivo e cantare e suonare insieme dà semplicemente un suono più reale. [2]

Robin Lane (corista): Pensavo stessimo provando. Non sapevo ancora cosa cantare... Neil fu il primo rocker punk. [1]

A proposito di “Running Dry”
Young:
Chiedemmo a Bobby Notkoff di suonare il violino su “Running Dry” e fu grande. Penso che quello sia stato il mio primo cantato dal vivo su un brano elettrico; è molto diverso da tutte le altre canzoni elettriche dell'album.

Young [alla domanda se c'entrasse qualcosa Susan Acevedo, la ragazza con cui stava troncando]: Qualcosa a proposito di nastrini. Non ricordo. Sono sicuro di aver mentito, confesso di averlo fatto a un certo punto. [1]

A proposito di “Down By The River”
Young:
La scrissi lo stesso giorno di “Cowgirl In The Sand”, a letto con la febbre [a Topanga Canyon, ndt]. […] Qualche volta se sono malato è facile scrivere. Tutto si spalanca. Non hai più nessuna esitazione – lasci che le cose vadano e basta. La tua guardia è abbassata. […] La canzone è un appello disperato. Non c'è omicidio in essa – parla della cruda verità delle cose con una ragazza. [1]
[Dopo aver scritto “Cinnamon Girl”, a letto con l'influenza] riportai la chitarra all'accordatura standard e continuai a suonare. A quei tempi alla radio andava una canzone in mi minore che mi piaceva: “Sunny” o qualcosa del genere. […] Iniziai a suonarla con la chitarra e poi a cambiarle un po' gli accordi, alla fine è diventata “Down By The River”. Mi sentivo ancora male ma ero felice e fuori di testa. Una sensazione unica. Avevo due canzoni nuove di zecca! Totalmente diverse dall'ultimo album! [11]
[…] “Down By The River” fu editata. Avevamo la vibrazione giusta, ma era semplicemente troppo lunga e qualche volta cadeva, quindi abbiamo soltanto eliminato le parti brutte. Qualche taglio radicale – voglio dire, li puoi sentire. Ma Danny suonò così grandioso su quella. Suonava cose tipo R&B. Ha fatto sì che il sound dell'intera band fosse valido. Ho cominciato a capire quanto a lungo potessimo tenere le jam. [1]

Per canzoni come “Down By The River” e “Cowgirl In The Sand”, che hanno molte parti strumentali, quanti take facevate in studio?
Young:
Al massimo tre o quattro, e di solito la versione finale era un editing composto. Quindi, magari quello che senti sull'album è il primo take, ma ci sono un paio di pezzetti da altri take. Potevo scegliere. [8]

Talbot: In un solo giorno facemmo “Cinnamon Girl”, “Down By The River” e “Cowgirl In The Sand”. Non c’era bisogno di discuterne molto… [7]

A proposito di “Cowgirl In The Sand”
Young:
La scrissi a Topanga a letto con la febbre alta [lo stesso giorno di “Down By The River”, ndr]. Lo stile di Danny fu ciò che davvero portò a “Down By The River” e “Cowgirl In The Sand” – le parti di chitarra di Danny. Nessuno suonava la chitarra come lui – quel ritmo. Quando senti “Cowgirl In The Sand” continua a cambiare – suona qualcosa una volta e mezzo, a volte due, poi va su un'altra cosa. […] Danny era fantastico, non riesco a descriverlo. […] Capiva la mia musica, e tutti quanti lo ascoltavano. Capiva quello che stavamo facendo. Davvero un grande chitarrista ritmico, la controparte perfetta per quello che succedeva. [8]
Poi [dopo aver scritto “Cinnamon Girl” e “Down By The River”, a letto con l'influenza] iniziai a suonare in la minore, una delle mie tonalità preferite. Non avevo nulla da perdere, ero incontenibile. Quel pomeriggio la musica fluiva con naturalezza e in breve scrissi “Cowgirl In The Sand”. Fu piuttosto eccezionale scrivere tre canzoni in una volta e sono abbastanza certo che il mio stato di semidelirio abbia avuto una parte importante. [11]
[…] Queste lunghe canzoni... È semplicemente accaduto. Abbiamo iniziato a suonare strumentalmente e non ci siamo fermati. L'energia era quella giusta. Siamo solo andati avanti. Potevano esserci tre versi e tre digressioni strumentali. Può essere una gran cosa e un gran divertimento da suonare. Esplorare davvero il testo con la chitarra. [1]
C'è molto spazio in quei dischi. Quelle canzoni furono scritte per essere esplorate in eterno. Non c'è una versione definitiva. [8]

Fonti:
[1] Jimmy McDonough, “Shakey – A Neil Young Biography”
[2] Rolling Stone 1970
[3] Mojo Magazine 1995
[4] Musician 1991
[5] Best 1976
[6] Rolling Stone 1975
[7] Rolling Stone 1979
[8] Guitar World 2009
[9] liner notes di Young in Decade, 1977
[10] Rolling Stone 2013
[11] Neil Young, “Il Sogno di un Hippie”

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