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Visualizzazione dei post da 2015
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The Oral History: Year Of The Horse, 1997

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Come mai ha deciso che fosse giunto il momento per un disco e un film dal vivo? Neil Young: Il momento giusto è sempre il risultato di un incontro. Il tour con i Crazy Horse era andato bene, Jim aveva girato con soddisfazione. Un lavoro che meritava di rimanere. [1] È stato lo stesso Young a suggerire [a Jarmusch] l’idea, dopo l'esperienza della colonna sonora per Dead Man e dopo che avevano fatto il videoclip per il suo brano “Big Time”. Jim Jarmusch: Young mi disse: “Guarda, pagherò io per farlo. Filma solo un po’ di roba e vedi se ti piace, e continueremo se ti piacerà, e se no la metteremo su uno scaffale da qualche parte.” Come potevo rifiutare? Era davvero una grande esperienza perché non c’era niente di stabilito. [4] Come definirebbe Year Of The Horse? Young: Come una foto di gruppo, come la Storia senza date. Noi non saremo sempre qui. Questa è un'altra prova della nostra esistenza. [1] Guardando il film, è affascinante vedere quanto i Crazy Horse

The Oral History: Broken Arrow e Dead Man, 1996

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Broken Arrow Neil Young: Spareranno merda su questo disco. Gli ho dato un bersaglio mobile – ha molti punti deboli e sarà facile criticarlo... È volutamente vulnerabile e incompiuto. Volevo prendermi qualche batosta senza David. [1] L’ultima volta che andai a trovare David Briggs era già molto malato. Gli chiesi cosa pensava che avrei dovuto fare con la mia musica. Lui mi disse: “Devi tornare alle origini, all’essenza, alla fonte di tutto. Questo è l’Anno del Cavallo”. [3] Il tuo nuovo album si intitola Broken Arrow, come una canzone scritta 30 anni fa per i Buffalo Springfield. Ti piace vivere nel passato? Young: Non ha niente a che fare con la nostalgia. Per anni e anni ho cercato di fare dischi che suonassero non completi, col risultato di attenuarne la rozzezza e l’autenticità. Questa volta ho lasciato le canzoni così com’erano, ma non riuscivo a trovare un titolo. Mi sono chiesto: cosa significa questo album per me? Per me rappresenta il divertimento, la franchezza e la lib

Bluenote Cafè: Rassegna Stampa

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(Ultimo aggiornamento Dicembre 2015) Recensioni italiane: Distorsioni  7 (su 10) Rootshighway :-) Artists and Bands Enzo Curelli Blog  8 (su 10) Discoclub Recensioni internazionali: Popmatters  9 (su 10) American Songwriter  **** (su 5) Independent  *** (su 5) Allmusic   ***1/2 (su 5) Metacritic : 7,3 (voto medio su 6 recensioni) La recensione di Popmatters: [...] Sebbene This Note's For You sia un po' claudicante, le performance dal vivo di Young in promozione all'album furono tutta un'altra cosa. Bluenote Cafè è una collezione live di grande intrattenimento che vince proprio laddove l'album era carente. La band di Young era infuocata, sera dopo sera. Bluenote Cafè include registrazioni da 11 diversi concerti tra novembre 1987 e agosto 1988. La raccolta venne compilata per essere pubblicata già nel 1988, poi Young la scartò in favore dell'album in studio, che fu un flop. 27 anni dopo i fan possono finalmente sentire quanto Neil Young fosse

Neil Young & Bluenotes: Bluenote Cafè (Reprise Records, 2015)

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Una parte di pubblico e di critica non è mai stata disposta, né prima né adesso, a rivalutare la musica che Neil Young fece negli anni 80. Considerato un periodo non tanto (o non solo) sperimentale, quanto criptico e strafottente, il decennio viene bollato velocemente come trascurabile. La stessa cosa la stiamo vivendo nel presente: dopo il 2000, gran parte dei dischi del canadese hanno diviso pubblico e critica. C'è però una differenza fondamentale: mentre ora Young confeziona per lo più album a custodia di una posizione politica-sociale esplicita, utilizzando la musica come un veicolo a cui dare solo metà (ma talvolta è stato anche meno) del peso complessivo, negli anni 80 il cantautore-rockstar vagava tra identità musicali disparate ma tutte roots , da sempre alla base del suo songwriting, alla ricerca di emozioni istantanee o che potessero rappresentare ed esorcizzare situazioni personali ( Trans docet ). Una concentrazione e un'identificazione totale, dunque, con la

Stefano Frollano e Fabio Pellegrini: (After) The Gold Rush (Arcana, 2015)

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In occasione del 70° compleanno di Neil Young la prossima settimana, il pubblico italiano vedrà un nuovo libro dedicato al rocker canadese arrivare sugli scaffali delle librerie: si tratta di (After) The Gold Rush di Stefano Frollano e Fabio F. Pellegrini (Arcana Editrice). Un volume essenziale per l'appassionato, che si discosta da quanto pubblicato precedentemente. Siamo particolarmente orgogliosi della notizia perché gli autori menzionano il lavoro di Rockinfreeworld, in particolare la traduzione completa dei testi disponibile al portale NeilYoungTradotto . A settant’anni dalla nascita, e a quarant'anni da Zuma , Neil Young detta ancora i tempi. Autore, cantante, chitarrista, attivista, il musicista sigilla anno dopo anno, con la veemenza che lo contraddistingue da sempre, album e concerti, attività benefiche e studi sul suono, invettive contro le corporazioni e soluzioni ecologiche. Un artista a tutto tondo che Stefano Frollano e Fabio F. Pellegrini o

The Oral History: This Note's For You e il Bluenotes tour, 1988 (pt.2)

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A proposito della canzone "This Note's For You" Lettera di Neil Young a MTV [7] 6 luglio 1988 MTV, deficienti senza spina dorsale. Vi rifiutate di mandare in onda “This Note’s For You” perché avete paura di urtare i vostri sponsor. Per che cosa sta la 'M' di MTV, per music o per money? Lunga vita al rock. Neil Young […] Combattere le sponsorizzazioni non è un po' lottare contro i mulini a vento? Young: È idealismo. Io ho dovuto cantare alle Budweiser Concert Series perché avevano raggiunto un accordo con il mio promoter e non c'era verso di tirarsi indietro. I soldi li hanno dati al promoter e così lui ha potuto pagare noi musicisti, ma io non ho fatto patti in prima persona con la Budweiser. Bevo Budweiser, ma non è il caso che sponsorizzi anche i miei concerti. Non ho intenzione di criticare chi accetta una situazione del genere, ma voglio salvaguardare il mio rapporto col pubblico. Ho una lunga relazione con la mia audience, e non vog

The Oral History: This Note's For You e il Bluenotes tour, 1988 (pt.1)

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Neil Young: Un cambiamento nella musica era alle porte. Me lo sentivo nelle ossa. Ero in tour con i Crazy Horse in America [nel 1987, ndr], a suonare in arene all'aperto […]. La prima parte dello spettacolo era acustica, poi si passava all'elettrico, ma nel mezzo c'era una sezione di nuova musica a cui io mi riferivo, in privato, come Blue Horse. Quella parte di set consisteva in quattro canzoni nuove di stampo blues: “Big Room”, “This Note's For You”, “Ain't It The Truth” e “Don't Take Your Love Away From Me”. […] Nell'autunno del 1987, il nome Blue Horse […] divenne per la prima volta Bluenotes. Avevamo una sezione fiati piena d'anima, che mi fu presentata da Billy Talbot. Includeva Steve Lawrence, Claude Cailliet, Tommy Bray, Johnny Fumo, Larry Cragg (il mio tecnico della chitarra dai molti talenti), e il mio grande e versatile amico Ben Keith al sassofono. Suonammo dal vivo al Cocoanut Grove in Santa Cruz, una vecchia sala da ballo di fronte all

The Oral History: Mirror Ball, 1995

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Neil Young: [I Pearl Jam] sono genuini ma sembrano pretenziosi. Io non ho visto alcuna pretenziosità quando sono stato con loro. [...] [Eddie Vedder] è un ragazzo unico. Non ha niente di falso. È persino incredibile nei suoi modi un po' ingenui, nella sua apertura – ma è vero. La musica è la sua religione, questo me l'ha detto. [...] Poi registra tutto, lo sapevi? Registra ogni cosa. [...] I Pearl Jam vogliono avere lo spazio per suonare – mentalmente. Sopravvivere al percorso tra palco e camerini e ritorno, rimanere integri con quanto succede. [...] Se avessi i Pearl Jam e nessun'altra band al mondo, non sarei preoccupato. Perché in loro c'è l'essenza di fare della grande musica. Non dev'essere usata tutta in una volta, ma c'è. Elliot divenne follemente frenetico con i Pearl Jam. Voleva mettere insieme me, Pearl Jam e Crazy Horse. Gli dissi, “Non esiste. Pensi che dovremmo farlo ai Crazy Horse? Non c'è verso. [...] Rifletti un po' sulle tue mot

CSN live @ Milano, Padova, Roma 2015

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Tre concerti straordinari quelli del tour Autumn 2015 di Crosby, Stills & Nash che li ha portati in Europa e nel nostro paese. La setlist ha visto i più famosi e deliziosi successi degli anni 60-70-80 più alcune canzoni nuove, ma non molte (meno rispetto ai precedenti tour americani ). Ma quello che ha meravigliato il pubblico, portandolo a continue ovazioni e plausi, è stata l'abilità vocale e/o chitarristica del trio e della band alle loro spalle. Un David Crosby in piena forma, rinvigorito anziché esausto dopo i suoi ultimi sforzi solisti (album e tour), la cui potenza vocale ha letteralmente demolito i teatri dove si sono svolti i concerti. Un Graham Nash sempre ispirato e trainante, che ci augura pace a fine show, rigorosamente scalzo, con la vitalità creativa di un ventenne (anch'egli ha appena prodotto un nuovo album che vedrà la luce il prossimo anno ). Uno Stephen Stills che accusa qualche difficoltà alla voce, è vero, ma che fa parlare, anzi gridare la chitarra

The Oral History: Sleeps With Angels, 1994

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Neil Young : Questa volta voglio iniziare a registrare e non fermarmi. Registrare per trenta ore e vedere cosa viene fuori. Stare in studio per una settimana senza uscire. Dormirci. Fare tutto – colazione, caffè, vivere lì. Vedere cosa accade. […] Il mio cuore mi dice di suonare coi Crazy Horse. Lo chiede a gran voce. Ne devo essere certo... Non voglio cominciare qualcosa che poi non va per il verso giusto. Devi assicurarti che ogni cosa sia giusta. Sai, come Briggs che non vuole che io registri coi Crazy Horse, quindi... […] Ora sono a un punto in cui qualunque cazzata faccio è figa. È buffo come vanno le cose. Tutto d'un tratto la gente vuole che faccia questo, vuole che faccia quest'altro. Mi hanno offerto di suonare al centesimo anniversario del partito democratico, mi hanno offerto centomila dollari solo per andarci. Solo perché sono io. Voglio dire, cazzo, sono canadese! […] Continuo a udire la semplicità. Semplicità scheletrica. Non voglio più due chitarre, basso e