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Rassegna stampa d'epoca: Canterbury House 1968


Articoli sul concerto alla Canterbury House del 1968 e ad altre esibizioni del periodo.

[…] Neil Young spiccava tra gli Springfield. Ha scritto, cantato e prodotto alcune delle loro migliori canzoni. E ora, come gli altri membri del gruppo, si è ritrovato da solo a scoprire e far valere la propria forza – e le proprie debolezze.
Questa sera Young è alla Canterbury House, e se non lo avete ancora visto dovreste proprio andarci. Sta proponendo pezzi dagli album degli Springfield e dal suo album non ancora uscito, senza nient'altro che la sua chitarra acustica. È una tentazione forte dire che ha sbagliato nell'uscire come solista (questa è la sua prima esibizione). Sembra così solo – la sua voce non sembra essere adatta alle esecuzioni soliste. Hai la sensazione di sentire un disco in stereo con uno dei due altoparlanti spento. Vuoi il basso e la batteria, puoi quasi sentire la canzone tentare di uscire dallo sfondo, un ponte che non può essere costruito con la sola chitarra acustica.
Ma allo stesso tempo c'è una qualità veramente indefinita nel lavoro di Young che si perde nello sfondo, ma che ti sorprende quando ti lasci prendere abbastanza per avvertirla. In qualche modo egli è estremamente intimo, reale – le sue imperfezioni, come per Dylan, si aggiungono alla sua brillantezza anche se in modo diverso. Young appare innocente, pieno di domande, e le sue canzoni si aggrappano alla sua voce, senza raggiungere l'apice della loro luminosità ma suggerendola e riassumendola così bene che, alla fine, non importa.
Young dà il suo meglio nelle canzoni più semplici, soprattutto “I Am A Child” da Last Time Around. Ma anche in questa, resta la sensazione che manchi qualcosa che avrebbe potuto renderla perfetta. […] Ma è appagante, è bello sentirlo di persona […].
articolo di John Gray, Michigan Daily 1968 (da NY Archives Vol.1)

Neil Young è un cantante, compositore e chitarrista che proviene dal Canada e vive ora in California. Le persone sembrano attratte dal mistero che pensano circondi il suo stile senza rendersi conto che non c'è alcun mistero, il che in effetti è un po' misterioso.
Neil era un folksinger fino a che non ha unito le forze con Stephen Stills formando i Buffalo Springfield […]. Ha composto molte delle loro migliori canzoni, suonando la chitarra elettrica ed acustica con estrema naturalezza, e cantando. Le sue canzoni, il suo lavoro chitarristico e il suo canto si combinano in una perfetta armonia in quello che è forse l'artista più intenso attualmente in circolazione. In altre parole, ogni lato del suo carattere è perfettamente delineato in OGNI sua mossa.
Questo significa, ovviamente, che è completamente aperto e non nasconde nulla, esponendo se stesso agli altri e quindi creando costantemente nuda ispirazione. È così aperto che molte persone pensano che sia chiuso e lo considerano un mistero, cosa che non è. In effetti è l'esatto opposto di un mistero, dato che racconta se stesso ad ogni secondo.
Neil se n'è andato a lavorare per conto suo dopo la rottura degli Springfield, nel giugno 1968. Ha vissuto sulle montagne per otto mesi e là ha scritto molto del materiale per il suo primo album solista, un disco che io considero il migliore.
Il suo secondo album lo ha fatto con i Crazy Horse ed è più orientato al tradizionale rock and roll, ma rimane comunque fortemente Young.
Ora, dopo il lavoro extra con Crosby Stills & Nash, è al lavoro sul terzo album che includerà materiale live e che lo ha portato, martedì scorso, alla Canterbury House.
Ha suonato da solo con la chitarra acustica, che risulta abbastanza scioccante dopo che ci siamo abituati alla superba sonorità dei suoi album. Ma la semplicità delle esecuzioni dal vivo di Neil conferiscono una evidente intensità anche al suo materiale più vecchio che, insieme alla sua forza concentrata descritta sopra, ha fatto impazzire la gente.
Ha cantato molte delle canzoni più celebri unitamente ad alcune nuove, e ha chiacchierato. Ha detto giusto il necessario per tener viva la gente durante la serata. Qualcuno stava fuori dalla finestra per ascoltare gratuitamente il concerto e Neil ha detto, “quello è il genere di cosa che probabilmente farei io. C'è freddo là fuori?”
Qualcuno ha chiesto “The Last Trip To Tulsa”, che Neil si è detto dispiaciuto di aver registrato, “proprio non mi piace”. Non ha fatto scuse ma è gentile, e quindi solo.
La sua voce non ha confortato molti quella sera. Gli ascoltatori erano spesso troppo preoccupati che lui non prendesse la successiva e ancora più alta nota, cosa che poteva succedere, o a battere i loro piedi religiosamente insieme alla musica.
Ancora una volta ci ha ribadito di essere forte e libero e che non riesce a capire perché gli altri non possano essere forti e liberi per fargli compagnia. La sua pura forza lo mantiene in vita perché ha gettato via ogni scusa.
Neil è puro, e conosce i suoi nemici spirituali e io spero che questa sua particolare consapevolezza non lo porti necessariamente a morire giovane e solo.
Fred LaBour, The Michigan Daily 1969?

Traduzioni di Matteo 'Painter' Barbieri, rockinfreeworld

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