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Storytone: recensioni internazionali


Nel nuovo disco di Neil Young, uomo da sempre riverito tanto per le ballad acustiche quanto per il rock psichedelico e straziante, le nuove canzoni sono arrangiate da un'orchestra erudita e precisa di 93 componenti. Inoltre, rompe il silenzio a proposito della fine di 36 anni di matrimonio con Pegi, e della nuova relazione con Daryl Hannah. Prima di tutto, la musica: uno dei più famosi fanatici del controllo in Storytone lascia ai direttori Michael Bearden e Chris Walden carta bianca sull'arrangiamento delle canzoni con archi, fiati, legni e persino un coro di voci.
Storytone non è la prima occasione in cui Young lavora con un'orchestra sinfonica. Nel 1972 la canzone "A Man Needs A Maid" era sostenuta ad effetto da un'orchestra. E l'album Comes A Time, pochi anni dopo, vedeva una sezione archi di 17 elementi. Ma prima d'ora non era mai stato completamente orchestrale, il suo lavoro, lasciato alle decisioni altrui. Young è accompagnato anche da una band di fiati blues in alcuni brani, analogamente a quanto fatto nel 1988 in This Note's For You.
Quasi per andare sul sicuro, Young abbina a questo set orchestrale un altro set, incluso nella versione deluxe del disco. Comprende le stesse 10 canzoni ma eseguite da lui solo, alla chitarra acustica e al piano. Il doppio take fornisce un contrasto interessante, ma è facile decidere qual è il migliore. Il disco orchestrale ha una ricchezza che stupisce e affascina. È anche una rarità se pensiamo a tutto ciò che l'artista ha fatto uscire in 48 anni di carriera, tre dozzine di album. Non che questo lo abbia affaticato. Ha 68 anni e Storytone è il quarto album negli ultimi due anni, la maggior densità di uscite in tutta la sua carriera. Per diminuire il carico di lavoro, due di quegli album erano raccolte di cover [...].
Ora, le esperienze personali. Il divorzio da Pegi la scorsa estate ha scosso il suo pubblico - e di sicuro anche Young, come trapela dalla manciata di canzoni che alludono alla fine del matrimonio. Nel primo brano, "Plastic Flowers", canta con senso di colpevolezza: "Pensavo adorasse il mio stile / Non avrei dovuto sentirmi così / Ma è durato piuttosto a lungo... Ho mostrato fiori di plastica alla figlia di Madre Natura". In “Like You Used to Do” canta: "Non riuscivo a soddisfarti / A dimostrarti il mio amore / Ma ho continuato a provarci / Il tempo passava / Tu non ne volevi sapere".
La voce di Young si rompe quando canta questi versi, e si può avvertire il conflitto in lui. Altre canzoni, come “I’m Glad I Found You” sembrano invece celebrare il suo nuovo amore. Lui e Hannah condividono l'interesse verso l'ambiente, il che spiega anche il messaggio didattico del singolo, “Who’s Gonna Stand Up?” Nessuno potrebbe scrivere una buona canzone sull'estrazione petrolifera, ma gli archi di Storytone suonano in modo così saggio che si è tentati di dimenticare la pesante implorazione di Young "salva la Terra". La versione più spoglia di Storytone, in questo senso, ha più pregio, suonando come la cugina perduta di certi brani di Harvest Moon (1992).
Comunque gli archi e i legni danno alla musica amore e spessore, in modo più efficace rispetto ai fiati blues. L'orchestrazione inoltre permette di concentrarsi su Young come cantante, anziché come musicista olistico. Ed è intenso. Le sue vecchie, allampanate lamentele racchiudono un mondo di emozione.


Uno dei dischi più recenti di Young, Fork In The Road (2009), conteneva canzoni da strada a proposito delle sue adorate auto elettriche. Young ha prodotto cataste di album dal vivo – uno di questi, Arc (1991), consisteva di 35 minuti di puro noise chitarristico. Producendo ballate da veranda, inni rock, nastri d'archivio, grezze protest-song o persino una rock-opera, Young è diventato uno dei musicisti viventi più imprevedibili, incontrollabili, incatalogabili e, talvolta, brillanti in modo quasi sovrannaturale.
Storytone, ora, è una sua tipica deviazione eccentrica: ha registrato 10 canzoni con un'orchestra da 92 elementi e una grande big-band (compresa di coro), ottenendo un sound che non potrebbe essere più agli antipodi delle sue tipiche composizioni acustiche o elettriche. Venendo da un artista il cui potere deriva in gran parte dalla sua voce fragile, tesa e giudiziosa, questi arrangiamenti sacrificano l'intimità in nome della bellezza, in modi che però non sempre vanno al cuore delle canzoni.
Prendiamo “Who's Gonna Stand Up”, il primo singolo di Storytone. Una protest-song ambientalista – “Smettete subito di estrarre”, chiede Young a un certo punto – avrebbe bisogno di lievito piuttosto che della portentosità di un'orchestra. Ma, come se Young avesse colto il punto, sono incluse due versioni di ogni canzone di Storytone, una con il sontuoso arrangiamento e un'altra con uno spoglio sound acustico. In “Who's Gonna Stand Up” il contrasto è tagliente quanto tra una lettera e un sermone.
In altri punti le canzoni funzionano in entrambi i modi: “I Want To Drive My Car” per esempio è un blues all'osso, funziona ugualmente bene sia come quieta, arida confessione che come rock più sanguineo. Quando Young esplora i temi più romantici, nelle canzoni della seconda parte del disco – imperdibile il paio “I'm Glad I Found You” e “When I Watch You Sleeping”, in entrambe le versioni – la composizione e l'emozione sono così forti da tollerare qualsiasi arrangiamento.


Il quinto album di Neil Young in cinque anni arriva in una versione “standard” che devasta le aspettative dovute a questo termine. Il gruppo alle sue spalle è un'orchestra al completo, con coro, i cui archi appiccicosi e guizzi swing sostituiscono assoli di chitarra, che qui sarebbero un surplus. La versione “deluxe” aggiunge il set delle demo acustiche di Young: niente di deluxe, solo nude ed emotive. Vale la pena quest'ultimo che riporta le canzoni alle loro radici originali. L'appariscente stile boogie-woogie “da crociera” di “Say Hello to Chicago” in versione orchestrale, suona come un tema di Bruce Forsyth, mentre acustica diventa un blues piovoso e alcolico di tarda notte. “Tumbleweed” è molto bella nella standard edition, ma i suoi archi disneyani danno un'eccessiva mielosità al mandolino di Young, tutto ciò di cui la sua fragile voce ha bisogno. Molte delle canzoni contengono un certo romanticismo, ma l'orchestra le appiattisce su un livello emotivo netto e patinato.


Non sorprende che Neil Young abbia prodotto un altro album che farà scuotere la testa alla gente, magari sgranare persino gli occhi. Dopo A Letter Home dello scorso aprile, che suonava come fosse registrato dentro a un bidone dell'immondizia, Storytone – il suo 35° album da studio – è stato realizzato in uno studio come si deve con un'orchestra di 92 componenti e un coro. Ci sono poche cose più scioccanti di sentire questo canadese di 68 anni cantare e suonare la chitarra accompagnato da archi sfarzosi, fiati e voci. Le 10 canzoni si occupano soprattutto del suo amore per l'ambiente e di quello per le automobili. Altre sono semplicemente sull'amore, sia quello in crisi come in “Like You Used To”, che sembra parlare del suo divorzio con Pegi Young (“Non riuscivo a soddisfarti / Non riuscivo a dimostrarti il mio amore”), sia quello fiammante, come in “I'm Glad I Found You” (“Mi ci è voluto tanto per trovarti / Proprio nel posto a cui apparteniamo”), che probabilmente parla della sua nuova storia con Daryl Hannah. Come sempre c'è qualcosa di tenero nel suo approccio dritto e senza filtri alla musica, ma la svenevolezza della produzione adombra il suo sentimento.


Dall'inizio dell'anno Neil Young ha pubblicato un album inciso con tecnologia vintage, divorziato con sua moglie Pegi dopo 37 anni di matrimonio, pubblicato il seguito del suo primo libro di memorie, promosso un nuovo player hi-fi e registrato Storytone con un'orchestra di 92 componenti. Anche per i suoi standard, è un bello sforzo. Quindi, eccoci a Storytone. La colossale orchestra trasforma Young in un hippie disneyano, che protesta contro la rovina dell'ambiente in una prosa molto sciacqua (“Who's Gonna Stand Up”) o ritorna innocente riguardo un “nuovo amore” insieme a sciropposi arrangiamenti (“Glimmer”). Altre canzoni in stile big-band, come il blues “Say Hello to Chicago”, sono molto migliori ma rimescolano il tutto in modo irritante.
Prima di bollarlo come un'altra prova di autoindulgenza, Storytone rivela una sorpresa finale. La versione deluxe include le 10 canzoni in veste spoglia, appropriatamente suonate con chitarra e pianoforte, accompagnamento ideale per la voce fragile di Young. Di Storytone valgono davvero la pena queste tracce extra.

Traduzioni di Matteo 'Painter' Barbieri

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