Neil Young: Storytone (Reprise, 2014)
Tracklist:
1. Plastic flowers
2. Who’s gonna stand up?
3. I want to drive my car
4. Glimmer
5. Say hello to Chicago
6. Tumbleweed
7. Like you used to do
8. I’m glad I found you
9. When I watch you sleeping
10. All those dreams
“Le
registrazioni di Storytone sono state un lavoro d'amore. […] Queste
canzoni sono state scritte durante un periodo di profondi cambiamenti
nella mia vita. In esse c'è tutto ciò che voglio condividere.”
Neil Young introduce così il suo ultimo album in studio, che si
presenta in doppio formato: un album registrato con un'orchestra
sinfonica e una big-band, un altro album in solitaria veste acustica.
La collezione di dieci brani tocca due tematiche principali: l'amore
e l'ambiente. Il periodo turbolento a cui Neil fa riferimento è il
divorzio dal matrimonio con Pegi e una successiva, nuova relazione
(con Daryl Hannah); periodo segnato anche da un forte attivismo che
ha portato il musicista a prender parte a innumerevoli battaglie
(l'estrazione petrolifera in Canada, l'uso di ingredienti OGM per
tessuti ed alimenti, i combustibili fossili e le auto elettriche,
eccetera).
Non si deve pensare, però, che Storytone sia bislacco, nel
contenuto, come Fork In The Road o Greendale; qui siamo in territorio
conosciuto, ci sono pregevoli composizioni intime che ricordano Comes
A Time o il più recente Prairie Wind. Anche se non tutti i brani
godono della stessa freschezza compositiva, ed alcuni sembrano un po'
troppo naif, l'ispirazione è forte. L'anima dietro alle parole viene
trasmessa tutta, in modo potente, dalla flebile voce di Neil, che su
questo album è più rotta che mai. Da un punto di vista lirico,
quindi, Storytone vale la pena: ritroviamo un Neil completamente
rivolto a se stesso, alle sue emozioni e le cose che gli stanno a
cuore. Le prime due canzoni simboleggiano tutto l'album: “Plastic
Flowers” a tema amore-relazione, fa ripensare ai brani al
pianoforte di metà anni 70, momenti di grande emotività, ed è
probabilmente la miglior canzone del disco. “Who's Gonna Stand Up?”
è una dichiarazione ambientalista che non lascia spazio a
interpretazioni, dove Young inveisce e supplica, ricordandoci altre
canzoni-inno del passato sempre sul tema (“Mother Earth”).
Decise
queste premesse, il resto scivola via come una naturale prosecuzione.
“I Want To Drive My Car” è un mantra blues dai toni tutt'altro
che allegri che rivela l'ossessione (o vera e propria dipendenza) di
Young per i motori. Anche “Like You Used To Do”, sempre sui toni
del blues, è piuttosto oscura, mentre “Say Hello To Chicago” è
davvero singolare e ci ricorda il periodo fine anni 80. Infine non
mancano le ballad malinconiche, “All Those Dreams”, “Glimmer”,
“When I Watch You Sleeping” e “Tumbleweed”: tutte piuttosto
classiche e già sentite, se non che nelle parole emergono concetti e
immagini così personali, legate al contesto in cui è nato l'album,
che si viene a creare un leit-motiv tale da rendere Storytone un
disco tutto d'un pezzo, dotato di un'integrità “alla vecchia
maniera”, perciò quantomeno interessante.
“Per
prima cosa ho registrato le canzoni ai Capitol Records con i miei
vecchi amici Niko Bolas e Al Schmitt.” racconta Neil. “Le ho
cantate solo con gli strumenti che desideravo. Nessuna sovraincisione
o rifinitura. La musica che ne risulta esce direttamente dal mio
cuore, rivolta a voi. Poi sono andato agli studios MGM, dov'è stata
registrata la colonna sonora di Il Mago di Oz. Circondato dai più
bravi musicisti di Hollywood, con arrangiamenti e orchestrazione di
Chris Walden e Michael Bearden, ho cantato sette delle canzoni di
Storytone per la seconda volta. […] Sono stato poi al Sunset
Boulevard per registrare le tre canzoni restanti con una big band in
un vecchio studio di Hollywood ricostruito e conosciuto come East
West. Tutte le esecuzioni non hanno sovraincisioni o editing. Ho
semplicemente cantato in un microfono, talvolta inserendo l'armonica
tra le strofe, mentre i musicisti suonavano.”
Il
doppio approccio va a beneficio sia dei fan che preferiscono lo Young
più spoglio e onesto, senza troppi ghirigori, sia di coloro che
cercano patinatura e ricchezza. Il problema semmai è che Storytone,
in nessuna delle due vesti, è convincente al cento per cento dal
punto di vista degli arrangiamenti. Quello orchestrale, neanche a
dirlo, a tratti è pomposo all'esasperazione (“Tumbleweed”,
“Glimmer” sono talmente mielose, disneyane, che si trasformano in
autoparodie, perdendo purtroppo il carattere di confessione disperata
di cui invece godono nella versione spoglia). Quello acustico,
d'altra parte, a tratti è fin troppo carente: “Who's Gonna Stand
Up?” o “Say Hello To Chicago” sono mille volte meglio con
l'accompagnamento. L'equilibrio, come al solito, stava nella via di
mezzo, ma non tanto nell'alternare una versione all'altra, quanto nel
trovare arrangiamenti equilibrati per tutte quante. Gli Stray Gators
avrebbero fatto un figurone, qui.
recensione di Matteo
'Painter' Barbieri, rockinfreeworld
le parole di Neil Young sono tratte dal sito ufficiale
le parole di Neil Young sono tratte dal sito ufficiale
Neil Young: Storytone
Reprise, 2014 - cd/vinyl
Produced by The Volume Dealers: Neil Young & Niko Bolas
Recorded and Mixed by Al Schmitt
Engineers: Niko Bolas and Chandler Harrod
Assistant Engineers: Joe Napolitano, John Hausmann and Diego Ruelas
Recorded and Mixed at Capitol Studios, Hollywood, CA