Il dittico inedito Mediterranean / Homegrown
Mediterranean: le avventure acquatiche di Neil Young
Stefano Frollano, nel suo libro Neil Young: Discografia Illustrata,
aggiunge anche “Daughters” alla possibile tracklist; è possibile inoltre
che “Through My Sails”, registrata precedentemente con CSN e
inutilizzata, fosse stata presa in considerazione. Ma solo Archives
potrà far luce sul concept e sulle eventuali sessions che avrebbero dato vita a Mediterranean.
La title-track circola da tempo tra i bootleg di rarità younghiane. In
una versione non editata si sente la voce di Young che dice (forse
parlando con Stephen Stills): “Ho finito Mediterranean, amico, proprio
l'altro giorno”. Presumibilmente si riferisce alla canzone. Poi
aggiunge: “Non saprei da dove c***o è uscita fuori, è una di quelle...
diverse”.
L'album non fu mai completato, è probabile anzi che non sia mai andato
al di là della semplice idea, perciò è da escludersi una pubblicazione
integrale in Archives (come invece dovrebbe avvenire per Homegrown,
Chrome Dreams e Oceanside/Countryside, altri dischi inediti degli anni
70 di Young). Un'idea dell'album ci verrà fornita se in Archives Vol.2
saranno accorpate le sessions o le demo di quel periodo.
Alcune delle canzoni dell'ipotetica tracklist di Mediterranean esordirono in concerto durante il tour di CSNY dell'estate 1974; per Homegrown (il progetto successivo) ne vennero considerate nuovamente alcune. In larga parte, però, il loro destino fu il
dimenticatoio: solo “Star Of Bethlehem” divenne parte di un album (American
Stars n' Bars). Possiamo ascoltare “Deep Forbidden Lake” nell'antologia Decade, “Hawaiian Sunrise” e “Love Art Blues” in versione live nel recente box set CSNY 1974.
Homegrown: ritorno al nido
“Dopo un mese concluse la sua vacanza e rientrò al ranch il 13 ottobre [1974] per un ultimo tentativo di risollevare il suo rapporto con Carrie [Snodgress]. [...] Il dualismo che aveva drammatizzato in "Love Art Blues" si era virtualmente concluso con la vittoria dell'arte sull'amore.” (da Neil Young: Zero To Sixty, di Johnny Rogan)
Tra la fine del 1974 e l'inizio del 1975 Young registrò molte canzoni e
completò uno dei suoi più celebri dischi inediti: Homegrown. Dopo il
“periodo oscuro” questo album rappresentava un ritorno al nido per
Young: con il suo songwriting tradizionale e le atmosfere pacate e pulite, Homegrown avrebbe riportato Young alla
fama di Harvest. Nonostante la forza compositiva, lo stesso Neil lo
definì un “album molto depresso”, segnato dalla rottura con Carrie. E
dopo la seduta di ascolto optò per far uscire nel 1975 Tonight's The Night (che,
casualmente, era sulla stessa bobina).
Homegrown è previsto per la “ricostruzione” e la pubblicazione in
Archives Vol.2; fino ad allora possiamo solo speculare sul contenuto. Rogan
riporta nella biografia di Young la seguente tracklist (basandosi forse
sui master esistenti): “Homegrown”, “Star of Bethlehem”, “White Line”,
“Little Wing”, “Try”, “Four Walls”, “Separate Ways”, “Vacancy”,
“Florida”, “Kansas”, “Mexico”.
Ma di quel periodo, o del precedente, ci sono altri brani che avrebbero
potuto esser parte della tracklist. Stefano Frollano (Neil Young: Discografia
Illustrata) menziona “Changin' Highways”, “Daughters” “Love is a Rose”,
“We Don't Smoke It”, “Pardon My Heart”, “Give Me Strength”, “Home
Fires”, “The Old Homestead”, “Long May You Run”, “Tie Plate Yoddle #3”,
“Love Art Blues”, “Deep Forbidden Lake”.
Solo la cronologia delle sessions da fonte ufficiale potrà far luce su
quando queste canzoni furono effettivamente registrate, e in vista di
quale album. Certo è che Young, tra il 1974 e il 75, entrò in un momento
creativo senza precedenti: anni di sessions, idee e concept troppo
numerosi per esser portati tutti a termine, sovrapposti senza sosta. Gran
parte di questi brani (come testimoniano le rare esecuzioni dal vivo)
brillano di un'originalità e un'intensità che è difficile ritrovare in seguito.
Per esempio, Jimmy McDonough (Shakey: A Neil Young Biography)
definisce “Give Me Strenght” come “lo struggente atto finale
della rottura di Neil con la Snodgress. […] Il sound è quasi mistico.
Chitarra e armonica, più brillanti sovraincisioni di un piano
tintinnante e di un dito che batte su un bicchiere di carta che
forniscono colore. Un sound impressionista costruito perfettamente senza
che perda nulla della sua spontaneità.” Oppure “Kansas” e “Mexico”, “esecuzioni del solo Young, brevi, frammentarie, allucinogene”. E
ancora “Love Art Blues” e “Home Fires”, “impressionanti esecuzioni
acustiche”.
Matteo 'Painter' Barbieri
pubblicato originariamente su BeatBlog2