CSNY 1974 (2014): la nostra recensione
Ci apprestiamo a compiere un viaggio nel tempo, oltre che musicale. Chiudiamo gli occhi e siamo indietro di 40 anni, nel 1974, negli States, in uno degli stadi dove Crosby, Stills, Nash & Young stanno per esibirsi.
Disco 1
1.
Love The One You're With
2.
Wooden Ships
3.
Immigration Man
4.
Helpless
5.
Carry Me
6.
Johnny's Garden
7.
Traces
8.
Grave Concern
9. On
The Beach
10.
Black Queen
11.
Almost Cut My Hair
"Love
The One You're With" e "Wooden Ships" aprono il primo
set, rivelando subito l'intrecciarsi talvolta armonioso talvolta
tagliente delle quattro chitarre e naturalmente delle quattro voci.
Due classici (di Stills e Crosby) la cui resa in questa versione è
eccezionale, ma questa è una frase che potremo ripetere molto spesso
perciò la diremo solo stavolta. Consigliamo un ascolto attento, con
un buon paio di cuffie, per godere appieno dello spettacolare
missaggio stereo.
Altri
due classici, "Immigration Man" e "Helpless" (di
Nash e Young), completano un primo assaggio del repertorio dei
quattro compositori. Entrambe sono rivitalizzate, la prima
tratteggiata di colpetti di chitarra qua e là come pennellate, la
seconda meno melliflua e con più brio rispetto dalla versione
dell'album Dejà Vu.
Lungi
dall'essere un tour fatto di malinconia e niente di nuovo, nel 1974
la creatività dei quattro viveva un momento d'oro. Con "Carry
Me" di Crosby iniziamo con le rarità, splendida ballad
all'epoca inedita sorretta da un altrettanto splendido arrangiamento
di rock dolce, stratificato di arpeggi. Avrebbe probabilmente fatto
parte del disco di reunion di CSN&Y, invece la ritroviamo in quel
capolavoro che è Wind On The Water di Crosby & Nash, 1975.
"Johnny's
Garden" arriva direttamente dai Manassas di Stills e il
trattamento CSN&Y giova niente male bene al suo delicatissimo
soft-rock. Con "Traces" si apre poi lo scrigno di inediti
di Neil Young, che neanche a dirlo è la parte più ghiotta del tour
e di questo box (ne parleremo approfonditamente nel prossimo
articolo). È una canzone di stampo folk, breve, con un ritornello
accattivante e l'intensità dello Young post-Harvest.
"Grave
Concern" fa parte dell'album di Nash uscito quello stesso anno,
Wild Tales, e dunque qui troviamo la sua prima resa dal vivo,
ovviamente impreziosita. La canzone è presente anche nel dvd dove
possiamo vedere un magrissimo Nash esibirsi con grande carisma,
liberato una volta per tutte dall'obsoleta eredità degli Hollies. Le
sue composizioni di metà anni 70 sono le migliori della sua
carriera.
Young
torna subito protagonista con "On The Beach", ai tempi
nuovissima (l'omonimo album usciva durante il tour). La sua resa
live, con il canto di Neil fortemente emotivo, i duetti chitarristici
Stills-Young e una sezione ritmica d'eccezione (Russ Kunkel, Joe
Lala, Tim Drummond, per chi non avesse letto i credits del
confanetto), lascia a bocca aperta. Considerato l'album, dire che è
meglio della versione studio forse è sacrilego, però...
"Black
Queen" di Stills è furiosa, chitarre elettriche trapananti,
tutto l'opposto della versione di 4 Way Street. Chiude il primo set
l'inno di "Almost Cut My Hair", Crosby in piena forma, la
band al completo che intreccia strati su strati di chitarre. Il
video, nel dvd, è fenomenale.
Disco
2
1.
Change Partners
2.
The Lee Shore
3.
Only Love Can Break Your Heart
4.
Our House
5.
Fieldworker
6.
Guinevere
7.
Time After Time
8.
Prison Song
9.
Long May You Run
10.
Goodbye Dick
11.
Mellow My Mind
12.
Old Man
13.
Word Game
14.
Myth Of Sisyphus
15.
Blackbird
16.
Love Art Blues
17.
Hawaiian Sunrise
18.
Teach Your Children
19.
Suite: Judy Blue Eyes
Il
set acustico è, in una parola, brillante. Ognuno dei 4 musicisti ha
il suo spazio e al contempo si aggiunge agli altri per confezionare
versioni da brivido di brani sia vecchi che nuovi. Se nei set
elettrici talvolta le voci tradiscono lo sforzo di raggiungere le
decine di migliaia di persone ammassate nelle arene, e a tratti sono
quasi più urla che canto, la dimensione acustica è invece perfetta,
più "raccolta" pur restando sugli stessi giganteschi
palchi. La sezione ritmica subentra su una parte dei brani, altri
sono solo chitarra e voce.
Vanno
menzionate in particolare "Only Love Can Break Your Heart",
probabilmente la miglior resa in assoluto del classico di Young (la
performance apre il dvd), così come "Long May You Run" che
non ha il tono country-rock della successiva incisione in studio,
bensì una spoglia veste blues data delle chitarre (e voci) di Young
e Stills. È come non averla mai sentita. Sempre di Neil, "Old
Man" è superba sottolineata dalla band, non c'è un'altra
versione live come questa (anch'essa nel dvd). "Love Art Blues"
è una ballad inedita accompagnata dalla band, mentre le altre sono
acustiche: "Goodbye Dick" (banjo, inedita), "Hawaiian
Sunrise" (chitarra, inedita) e "Mellow My Mind"
(banjo, inedita all'epoca).
Graham
Nash sbalordisce al pianoforte con "Our House" e
"Fieldworker", quest'ultima al debuto (la troviamo sul
secondo album di Crosby & Nash realizzato l'anno successivo); sue
anche “Prison Song” e il classico “Teach Your Children”.
"The
Lee Shore" di Crosby è da pelle d'oca, “Guinevere” pure,
sebbene sia l'unica incisione che non proviene dal tour ma da un
concerto di Crosby & Nash del dicembre 1974. "Time After
Time" è completa solitudine ed introspezione, fa il suo debutto
dal vivo (sarebbe stata parte del disco di reunion, poi è stata
incisa per Whistling Down The Wire di Crosby & Nash).
Infine
Stills ci delizia con canzoni nuovissime per l'epoca, come “Change
Partners”, “Word Game” e “Myth Of Sisyphus”, e chiude il
set con la sempreverde “Suite: Judy Blue Eyes”. Il quartetto
propone anche “Blackbird” dei Beatles in una versione spoglia a
quattro voci.
1.
Deja Vu
2. My
Angel
3.
Pre-Road Downs
4.
Don't Be Denied
5.
Revolution Blues
6.
Military Madness
7.
Long Time Gone
8.
Pushed It Over The End
9.
Chicago
10.
Ohio
Crosby
apre il terzo set con la sua psichedelia più classica, "Dejà
Vu", sebbene non nella sua miglior forma, qualche sbavatura di
troppo nelle voci. "Pre-Road Dows" è frizzante e
suggerisce arrangiamenti lievemente diversi dalla versione di 4 Way
Street.
A
dominare il terzo set, però, è Neil Young. Arrivano "Don't Be
Denied" e "Revolution Blues", due brani "minori"
in senso commerciale, ma capolavori di espressione personale. La
prima abbandona in parte quel manto di oscura pesantezza che la
caratterizza in Time Fades Away e rivela qui il suo lato da
folk-ballad a tratti persino un po' funky. La seconda è un treno in
corsa al ritmo di percussioni e scambi chitarristici, una versione
immortale, al pari se non superiore di quella su disco (di nuovo col
sacrilegio, ma bisogna ammettere che è possibile).
“Military
Madness” è l'inno di Nash contro la guerra ed è emozionante
sentirlo in questa veste, sottolineata dal coro delle migliaia di
persone del pubblico. Invece la successiva "Long Time Gone"
soffre più di ogni altra del fatto che i cantanti siano costretti a
urlare e ne esce una versione inferiore alle aspettative, nonostante
il superbo finale in crescendo tra Crosby e Nash.
“Pushed
It Over The End” vede nuovamente Neil per protagonista:
composizione lunga e complessa, oscura com'è nelle corde del
cantautore in questo momento, una sofferta cavalcata che forse è
l'apice dell'intero concerto. Inedita, ovviamente.
La
chiusura è furiosa: due inni di grande impatto scritti
rispettivamente da Nash e Young: “Chicago” e “Ohio”, sulla
cui furia armonica, le grida e il plauso infinito del pubblico, si
conclude il magnifico collage musicale di un viaggio che ha segnato
la storia.
1.
Only Love Can Break Your Heart
2.
Almost Cut My Hair
3.
Grave Concern
4.
Old Man
5.
Johnny's Garden
6.
Our House
7.
Deja Vu
8.
Pushed It Over The End
MPB, Rockinfreeworld