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CSN live @ Padova 2013

Crosby, Stills e Nash, tre «ragazzi» a Piazzola

All'Hydrogen Festival un concerto praticamente perfetto. Voci fresche come da ventenni e «tanta voglia di cambiare il mondo»

PIAZZOLA SUL BRENTA (Padova) - “Ragazzi, siete matti!”, dice, felicemente incredulo, Graham Nash dopo due ore di musica, quando il pubblico di Piazzola sul Brenta, su “Wooden ships” ha ancora la forza di correre sotto il palco per applaudire “il” supergruppo Crosby, Stills & Nash. E sì che Nash e i suoi sodali, di concerti, ne hanno fatti tanti nella loro vita, anzi tantissimi; in più di cinquant'anni di live hanno girato infinite volte il mondo nelle tournée a quattro (con Neil Young), a tre, a due o soliste. E fosse solo per il numero. Questi tre ex ragazzi, ancora (più o meno) hippy, avevano portato la loro musica anche sulle colline di Woodstock in quel 1969, lontano non solo per i 44 anni passati.
Il concerto dell'Hydrogen Festival di sabato è stato, dal punto di vista musicale, fantastico. David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash sono stati praticamente perfetti. Forse l'unica cosa che stride è vedere che quella musica, quelle parole che tra gli anni Sessanta e Settanta significavano tanto se non tutto, oggi vengono cantate svuotate da ogni logica di ribellione e comunità, gridate per paradosso da un pubblico nostalgico (ovviamente stiamo parlando di una parte consistente e non della totalità) che, oggi, incarna più i valori borghesi ed elitari contro cui quella musica un tempo si contrapponeva. Fa un po' ridere vedere signore ingioiellate e in vestito da sera cantare la libertà di una “Summer of love” che, per dirla con Frank Zappa, se non è morta, manda uno strano odore.
Si inizia con “Carry on” e le armonizzazioni delle voci, fresche come quelle di tre ventenni (solo quella di Stills ha qualche ruga) sono incredibili. Nash è in forma e fa lui da intrattenitore “Che bella serata, quella è la casa di Crosby!” dice indicando villa Camerini. “Marrakesh Express” scoppiettante come un treno a vapore, porta alla blueseggiante “Long time gone” in cui Crosby, lui sì un sopravvissuto ad ogni dipendenza, dimostra di diventare, nonostante le 72 primavere all'appello, sempre più giovane: la sua voce è semplicemente perfetta e in più è l'unico ad aver mantenuto i capelli lunghi. La romantica “Just a song before I go” richiama sul palco Stills, l'anima e la chitarra rock dei tre, che canta “Southern cross” con la sua voce, vera e calda, che sembra graffiata da decenni di sigarette e whisky. Crosby e Nash armonizzano la loro “Lay me down”, uno dei pezzi minori della serata, prima di dedicare “A tutte le donne” la hit “Our house”, per la verità in una versione un po' seduta (ma comunque amata dal pubblico). “Oggi suoneremo tre nuove canzoni dell'album che uscirà a gennaio”, sottolinea Nash prima di iniziare con Crosby “Time I have” e poi il blues “Exit zero”.
La terza novità sarà suonata poco dopo “Burning for the Buddha”, contro le barbarie che la Cina ha fatto e sta continuando a fare in Tibet. Poi arriva Stills, il più simpatico dei tre nella sua t-shirt nera e con la sua andatura un po' claudicante. “Questa è del gruppo di quando suonavo da bambino”, scherza per lanciare una travolgente “Bluebird” dei Buffalo Springfield: avrà pure la voce meno precisa del trio ma è quella in grado di regalare emozioni più sanguigne (e poi è lui l'elettrica solista). Crosby va di scat per iniziare “Déjà vu”, la title track del loro album capolavoro; lo spirito di Neil Young aleggia nella canzone, e per esorcizzarlo Nash prende l'armonica a bocca. Venti minuti di pausa. Per il secondo tempo sembra d'esser tornati a San Francisco alla fine degli anni Sessanta: “Helplessly hoping” e “Teach your children” sono due pezzi forti del repertorio e il pubblico le sa cantare; “Grazie mille”, dice Nash soddisfatto. Il momento rock della serata è con Stills che canta “Treetop flyer”, pezzo solista pieno d'ironia, sporchissimo sia in chitarra che in voce, ma assolutamente irresistibile.
Rientra Crosby e per lanciare “What are their names” sottolinea come “Tutti i governi puzzano”. Poi basta “politica” e si torna alle canzoni d'amore con la dolcissima “Guinnevere” che raccoglie cinque minuti di applausi. Ancora Crosby, sempre più sorprendente, piazza “Triad”, cover dei Jefferson Airplane, prima di lasciare la scena a Nash e alla sua “Cathedral” che riluccica della profondità dell'anima melodica inglese del cantante. “Noi abbiamo bisogno di voi perché sappiamo che volete cambiare il mondo”, dice Nash anticipando “Chicago” e “We can change the world”. “Almost cut my hair”, è un rock blues caldissimo che porta al finale di “Wooden ships”: il pubblico non ce la fa più e corre sotto il palco. Un solo preziosissimo bis, “Suite: Judy Blue Eyes”, quattro movimenti finali per una band da vedere ogni volta che si può.
Francesco Verni
Il Corriere del Veneto



20 luglio 2013, Anfiteatro Camerini, Piazzola sul Brenta, Padova.

Carry On/Questions
Marrakesh Express
Long Time Gone
Just a Song Before I Go
Southern Cross
Lay Me Down
Our House
Time I Have
Exit Zero
Bluebird
Déjà Vu
Love the One You're With
Helplessly Hoping
Teach Your Children
Treetop Flyer
What Are Their Names
Guinnevere
Burning for the Buddha
Triad
Cathedral
Chicago
Almost Cut My Hair
Wooden Ships
Suite: Judy Blue Eyes 

 

(foto di Matteo 'Painter' Barbieri)

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