Speciale Vote For Change Tour (2004)
di Frank Cudicini
Parte stasera da Filadelfia il "Vote For Change Tour" ossia il più politico dei tour musicali che siano stati organizzati negli ultimi anni. Paladino un grintoso Bruce Springsteen, l'iniziativa ha un solo scopo: mandare Bush a casa.
Si comincia, finalmente. A poche ore dal primo dibattito fra Bush e Kerry in cui lo sfidante è apparso più convincente e una volta per tutte grintoso e duro, il tour più politico del rock statunitense di questi ultimi decenni è partito. Il ”Vote For Change Tour” si apre a Filadelfia con l’esibizione del suo paladino par eccellence, Bruce Springsteen, da sempre poco incline a prender parte a ’manifestazioni’ di tipo genericamente politico e questa volta più che mai convinto assertore della causa. La causa è nota. Si tratta di sconfiggere Bush e mandarlo a casa, nient’altro. Quasi che qualunque altro candidato potesse essere meglio. Del resto, nessuno dei partecipantio al tour ha ostentato una particolare ammirazione per lo sfidante Kerry, né la causa democratica è al centro di una particolare ansia celebrativa. Segno dei tempi. La politica (e soprattutto la politica estera) di Bush ha fatto il vuoto, creando situazioni senza precedenti nella recente storia americana e mondiale. Michael Moore l’ha dimostrato ampiamente e le star del rock si sono mostrate altrettanto pronte. I nomi sono di tutto riguardo. Se stasera, assieme al Boss, saranno sul palco i R.E.M. e John Fogerty (”Who’ll Stop The Rain” è una delle cover che Springsteen suona più spesso), durante i concerti che gli organizzatori hanno pianificato negli stati più instabili politicamente saranno presenti star osannate: Pearl Jam, Dave Matthews Band, John Mellencamp, John Prine, Tracy Chapman, Jurassic 5, Dixie Chicks, Death Cab for Cutie, James Taylor, Ben Harper, My Morning Jacket, Jackson Browne, Bonnie Raitt, Keb' Mo', Bright Eyes. L'idea di suonare negli "swing States", ossia negli stati dove la vittoria può essere assegnata per un pugno di voti dimostra quanto l'operazione abbia una portata davvero puramente politica. Del resto, la comunità anti Bush è talmente ampia nel mondo della musica che Britney Spears appare sempre più sola (e forse anche furba...). Maroon 5, Alicia Keys, Moby, Beastie Boys, Ben Harper tanto per citarne alcuni. Tutti presi dall'idea di coinvolgere i giovani, sempre meno interessati politicamente e sempre più decisivi. Stasera l'inizio. In una Filadelfia da sempre romantica e disperata. Fino al gran finale di Washington. Attraversando Pennsylvania, Ohio, Michigan, Missouri, North Carolina, Florida, Minnesota, Wisconsin, Iowa, Arizona. Dell'ottima musica e un serio invito allo sfidante perché si prenda con rabbia e determinazione la corona dei massimi. La metafora è di quelle forti. In puro stile letteratura americana. Il suo autore? Bruce Springsteen.
Si comincia, finalmente. A poche ore dal primo dibattito fra Bush e Kerry in cui lo sfidante è apparso più convincente e una volta per tutte grintoso e duro, il tour più politico del rock statunitense di questi ultimi decenni è partito. Il ”Vote For Change Tour” si apre a Filadelfia con l’esibizione del suo paladino par eccellence, Bruce Springsteen, da sempre poco incline a prender parte a ’manifestazioni’ di tipo genericamente politico e questa volta più che mai convinto assertore della causa. La causa è nota. Si tratta di sconfiggere Bush e mandarlo a casa, nient’altro. Quasi che qualunque altro candidato potesse essere meglio. Del resto, nessuno dei partecipantio al tour ha ostentato una particolare ammirazione per lo sfidante Kerry, né la causa democratica è al centro di una particolare ansia celebrativa. Segno dei tempi. La politica (e soprattutto la politica estera) di Bush ha fatto il vuoto, creando situazioni senza precedenti nella recente storia americana e mondiale. Michael Moore l’ha dimostrato ampiamente e le star del rock si sono mostrate altrettanto pronte. I nomi sono di tutto riguardo. Se stasera, assieme al Boss, saranno sul palco i R.E.M. e John Fogerty (”Who’ll Stop The Rain” è una delle cover che Springsteen suona più spesso), durante i concerti che gli organizzatori hanno pianificato negli stati più instabili politicamente saranno presenti star osannate: Pearl Jam, Dave Matthews Band, John Mellencamp, John Prine, Tracy Chapman, Jurassic 5, Dixie Chicks, Death Cab for Cutie, James Taylor, Ben Harper, My Morning Jacket, Jackson Browne, Bonnie Raitt, Keb' Mo', Bright Eyes. L'idea di suonare negli "swing States", ossia negli stati dove la vittoria può essere assegnata per un pugno di voti dimostra quanto l'operazione abbia una portata davvero puramente politica. Del resto, la comunità anti Bush è talmente ampia nel mondo della musica che Britney Spears appare sempre più sola (e forse anche furba...). Maroon 5, Alicia Keys, Moby, Beastie Boys, Ben Harper tanto per citarne alcuni. Tutti presi dall'idea di coinvolgere i giovani, sempre meno interessati politicamente e sempre più decisivi. Stasera l'inizio. In una Filadelfia da sempre romantica e disperata. Fino al gran finale di Washington. Attraversando Pennsylvania, Ohio, Michigan, Missouri, North Carolina, Florida, Minnesota, Wisconsin, Iowa, Arizona. Dell'ottima musica e un serio invito allo sfidante perché si prenda con rabbia e determinazione la corona dei massimi. La metafora è di quelle forti. In puro stile letteratura americana. Il suo autore? Bruce Springsteen.
Vote For Change Tour: Un grande cast per cambiare gli USA?
di Salvatore Esposito
La partecipazione di Neil Young al Vote For Change Tour, è arrivata così all'improvviso, quando ormai tutti non ci speravano più, eccolo lì con la maglietta "Canadian For Kerry" a sostenere gli amici di sempre nella lotta a colpi di feeback contro Bush. Certo una lotta contro un sistema politico che ormai ha segnato in modo indelebile la nostra storia, con errori gravissimi e grandi leggerezze politiche, ma sopratutto un movimento per sostenere il candidato democratico John Kerry, che durante questa campagna elettorale non ha mancato di porgere il fianco ad un vespaio di polemiche sulla sua vita e suoi suoi trascorsi. Insomma gli Stati Uniti non hanno mai avuto delle elezioni con candidati così mediocri, il candidato uscente è praticamente un incapace, il pretendente è un parvenu di pessimo gusto. Al di là però di quelle che sono le personali opinioni, c'è da chiedersi perchè un movimento di artisti di spessore quali i Pearl Jam, i REM, Springsteen, Dave Matthews, John Fogerty, si mettano in gioco per sostenere qualcuno che non ha mostrato fin ora un briciolo di affidalbiltà? Penso che loro siano convinti che Kerry sia arrivato a salvare la patria, e c'è da capirli perchè dopo aver raschiato il fondo con Bush si può solo risalire. Dunque nasce però un altro interrogativo, come mai altri artisti come Bob Dylan, John Mellencamp, Willie Nelson e Eric Andersen, non hanno preso parte a questo tour, pur essendo tra i più grandi sostenitori dei diritti civili? Almeno per Bob Dylan, che con presunzione credo di comprendere meglio, non ha rilasciato nessuna dichiarazione ufficiale a riguardo, alcune voci lo davano per certo altre meno, altre ancora lo dicono addirittura schifato dall'attuale situazione americana. E' probabile allora che gli artisti del Vote For Change Tour, stiano prendendo un grosso abbaglio sposando la politica di Kerry? Si però va apprezzato il loro coraggio, la loro voglia di combattere contro un sistema che sta per crollare su se stesso gravato dal peso scomodo degli errori di Bush. Tornando a Neil penso che abbia accettato soprattutto per una questione di amicizia verso i Pearl Jam, i Rem, Deve Matthews e Bruce Springsteen, non credo per altri motivi, essendo lui canadese anche se residente in California. Neil però si è messo in gioco in prima persona in questo modo e ha così messo da parte la sua distanza dalla politica, concedendo anche Rockin' In The Free World come colonna sonora del film-atto d'accusa di Michael Moore. Scendiamo però più nel profondo e ragioniamo su una cosa, se Kerry pur essendo un fondamentalmente un idiota è meglio di Bush, che è totalmente idiota, ha senso mobilitarsi per questa campagna elettorale? Evidentemente si, e lo dimostra in parallelo anche l'Italia, dove c'è una maggioranza politica discutibilissima e un opposizione ancor più discutibile, che ha i suoi supporter (Esempio lampante l'annuale Concerto del Primo Maggio) che lottano per una causa sbagliata o giusta che sia, la loro lotta nasce da un ideale fondamentalmente basato sulla libertà. Credo che anche gli artisti del Vote For A Change, abbiano un solido sostrato di ideali che li ha spinti a mettersi in gioco. Ma se poi non fosse proprio tutto così e se questo tour fosse solamente un carrozzone promozionale per veicolare la musica al pubblico attraverso la politica, cioè facciamo politica ma vendiamoci i nostri dischi? Non è impossibile, dato che Bruce non pubblica dischi da un po', ed è probabile che voglia rilanciarsi in qualche modo, che i REM, di freschi di pubblicazione di un nuovo disco, non fanno un album decente da Automatic For People, che Dave Matthews è in fase calante e che anche Neil, ormai ingrigito, stia cercando stimoli promozionali...ovviamente faccio la parte dell'avvocato del diavolo. Però se penso che Bob Dylan se n'è stato a casa sua con il culo al caldo o meglio nel suo studio di registrazione a registrare un nuovo disco, snobbando le beghe politiche, in me si generano pensieri contrastanti. Però c'è da dire che Bob ormai, dal 1988 non partecipa più a manifestazioni simili (vedi anche Farm Aid, Bridge Benefit), che i suoi miliardi lo abbiano portato lontano dalla politica? Certo è che di questi artisti che hanno messo in piedi questo tour va elogiato, come ho già detto soprattutto, il coraggio, al di là della motivazione, è chiaro che però la classe media americana voterà in blocco per Bush, che bene ha pensato di controllare anche il movimento degli americani di colore insediando uno dei suoi anche lì. Gli ultimi sondaggi danno vincente Bush, gli ultimi sondaggi danno vincente per pochissimo Kerry....certo tutta fantapolitica ma veramente pensate che gli Stati Uniti non appena si insedierà Kerry abbandoneranno l'Iraq? Troppi interessi che vanno ben oltre la volontà di un politico, troppi soldi spesi e troppo pochi incassati con il petrolio. Per buona pace di Bruce e soci...Cambiare il mondo è cosa assai difficile, però provarci a volte non fa male, anzi aiuta a riflettere e a mettersi in discussione.