Landing On Water - Rassegna Stampa
Paolo Bertrando, Buscadero 1986
Un ritorno al rock, un lavoro in potenza valido ma, in realtà, poco riuscito.
Con la produzione di Danny Kortchmar Neil cerca di cambiare sonorità, ma crea un bel disastro con "Weight Of The World", poi, anche se il disco si risolleva, non arriva certo a toccare gli apici della decade precedente.
Intanto la sua figura pubblica è scaduta notevolmente, e i suoi dischi vengono accettati di malavoglia. Indubbiamente Neil ha raggiunto definitivamente lo scopo di screditarsi di fronte a un pubblico che lo ha seguito ed amato per oltre un ventennio.
Pubblicato nell'agosto '86, Landing On Water non contiene canzoni particolarmente belle.
Paolo Carù, Buscadero 1989
Gli anni '80 di Neil Young sono tutti protesi verso qualcosa che non sa, forse, verso qualcosa che non gli riesce. Frequenti sono quindi gli appigli, mai veramente convinti verso l'elettronica (Trans), un certo "rockabilly" (Everybody's Rockin') e il polveroso country di Old Ways. Questo appannato divagare, destinato a concludersi solo verso la fine del decennio con lo splendido Freedom, trova qui altri provvisori approdi tra sintetizzatori, ruvide chitarre e un suono tipicamente "anni-ottanta", il tutto cosparso da arrangiamenti che sono troppo simili a meri esercizi di stile, incapaci di convincere a pieno. E0 un altro di quei momenti-amnesia in cui a salvarsi dal naufragio sono solamente gli episodi in cui l'esperienza sonora e vocale di Young ritrova un certo equilibrio con i (deboli) temi affrontati: un'alienazione diffusa, la ricerca di un controllo sulla propria vita allo sbando. Troppo poco per salvarne i destini, là dove la crisi creativa si fa sempre più evidente attraverso canzoni che si ascoltano e altrettanto facilmente si scordano. Come motivetti ascoltati alla radio durante un viaggio, con la ricerca che va e viene, e il vento forte che soffia e disperde.
Dischi da evitare, Mucchio Selvaggio
Un'altra brusca sterzata. Questa volta tocca a un synth-rock nato già vecchio, ma al di là del genere il problema vero sta nella deprimente qualità della musica e nell'assetto base: in sostanza una band di tre persone impegnate ad armeggiare con macchine e macchinette. Prodotto sciaguratamente da Danny Kortchmar, una star dell'easy-rock californiano, Landing On Water è scorbutico fino al parossismo, volutamente non piacevole, severo nel negarsi alle aspettative e al gusto medio dell'ascoltatore. Le sonorità sono grevi e ferruginose, i testi anche, e pure le melodie (poche, in verità, e plastificate). Forse ambiva ad essere opprimente come un'opera dei Suicide, ma una batteria sproporzionata (Steve Jordan) e un invadente magma di sintetizzatori lo fanno sembrare più come un disco dei Toto. Si salva, si fa per dire, la commiserevole “Hippie Dream”, amara riflessione sul fallimento dell'utopistico “peace & love”. Oggi lo si può trovare infognato nelle vasche degli autogrill, scontato a cinque euro, ma la cosa triste è che nessuno se lo compra.
Mucchio Selvaggio Extra 2004
Dischi da evitare, Mucchio Selvaggio
Un'altra brusca sterzata. Questa volta tocca a un synth-rock nato già vecchio, ma al di là del genere il problema vero sta nella deprimente qualità della musica e nell'assetto base: in sostanza una band di tre persone impegnate ad armeggiare con macchine e macchinette. Prodotto sciaguratamente da Danny Kortchmar, una star dell'easy-rock californiano, Landing On Water è scorbutico fino al parossismo, volutamente non piacevole, severo nel negarsi alle aspettative e al gusto medio dell'ascoltatore. Le sonorità sono grevi e ferruginose, i testi anche, e pure le melodie (poche, in verità, e plastificate). Forse ambiva ad essere opprimente come un'opera dei Suicide, ma una batteria sproporzionata (Steve Jordan) e un invadente magma di sintetizzatori lo fanno sembrare più come un disco dei Toto. Si salva, si fa per dire, la commiserevole “Hippie Dream”, amara riflessione sul fallimento dell'utopistico “peace & love”. Oggi lo si può trovare infognato nelle vasche degli autogrill, scontato a cinque euro, ma la cosa triste è che nessuno se lo compra.
Mucchio Selvaggio Extra 2004
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Giuseppe Patané