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Stephen Stills: Man Alive! (2005)


Dopo una lunga attesa finalmente è nei negozi Man Alive di Stephen Stills. Si tratta del primo disco solista di Stills dai tempi di Stills Alone, datato 1991 ma sopratutto il primo inciso con una band dal 1984 anno in cui pubblico Right By You. L'aver atteso tanto tempo non rende giustizia al disco che suona molto anni 80 in diversi brani, è come se Stephen Stills fosse rimasto fermo lì dov'era con il suo genio e con la sua incapacità di tenerlo a freno. Tuttociò non è un male per questo disco che pur suonando come detto un po' datato in alcuni brani ci mostra il songwrating di Stephen su altissimi livelli capace ancora di stupirci e di tenerci con il fiato sospeso come un tempo. Certo va detto che il tutto suona nel complesso molto sovraprodotto, molto lavorato ed alambiccato ma in fondo anche il primo disco lo era e dunque non bisogna stupirsi per la lunga lista di collaboratori e ospiti guidati dal fedele "maestro di cerimonie" Joe Vitale che ha anche co-prodotto il disco. Tra questi vale la pena citare Mike Finnigan, George "Chocolate" Perry, Gerald Johnson, Russ Kunkel, George Terry, Jimmy Zavelo e Joe Lala. Ad aprire il disco c'è Ain't It Always, un bel brano rock in cui Stills si immerge in un duello continuo con Mike Finnigan all'organo, che fa il paio con Feed The People più orientata verso il reggae e caratterizzata da un'atmosfera tropicale molto vicina nel mood a Faith In Me da Lookin' Foreward. Con Heart Gates arriva il primo highlight del disco, ovvero una ballata acustica di altissimo livello per soli chitarra e voce. Il ritmo si fa molto più sostenuto con Round The Bend in cui Stills duetta alla chitarra con Neil Young e in più ci da dentro anche al basso e all'organo. Piuttosto divertente è I Don't Get It con il ritmo ancora in levare e con l'organo di Joe Vitale che svisa lungo tutta la linea melodica spezzata solo da un ottimo riff chitarristico ad opera del nostro. Si passa poi al quasi gospel - rock con Around Us, in cui Stills duetta magnificamente e sfoggia ottimi spunti chitarristici. Arriva poi il momento di Ole Man Trouble il classico di Otis Redding firmato da Booker T. Jones e si fanno i conti con Stills negli scintillanti panni del bluesman. Magnifico l'arrangiamento anche se molto levigato e pieno di effetti. Il secondo brano clou del disco arriva con il duetto con Neil Young in Different Man, un brano tradizionale a cui Stills ha aggiunto nuove liriche e sopratutto un nuovo arrangiamento. Il risultato, seppur penalizzato da una registrazione non perfetta, è magia allo stato puro. Neil e Stephen insieme sanno ancora far magie e lo dimostra sopratutto il cantato impregnato di riferimenti roots del Loner. Segue poi un altro brano acustico il blues, Piece Of Me, con Stills ancora alle prese con le sole chitarra e voce ma con in più l'armonica da brividi di Jimmy Zavelo come valore aggiunto. Ancora il blues, ma questa volta elettrico, è protagonista di Wounden World, brano con il classico incedere tipico dei brani di Graham Nash (che non a caso è anche coautore) ma piuttosto penalizzato da un non felicissimo arrangiamento. Viene il sospetto che sia stata un mezzo passso falso sceglierlo come singolo. Stesso discorso anche per Drivin' Thunder, un brano in potenza probabilmente molto buono ma assai sovraprodotto a cui non basta nemmeno lo zampino di Young come coautore per trovare una sua collocazione. Il finale però fa risollevare moltissimo il disco infatti prima arriva la bellissima Arcadienne, quasi una boarder ballad, con Mike Finnigan protagonista all'accordion e poi il terzo highlight del disco ovvero la conclusiva Spanish Suite. Su questo brano non basterebbero le pagine di una recensione per poterne descrivere le sfumature e le grandi intuizioni espresse, mi basta però dirvi che come ospite troviamo Herbie Hancock al piano e poi una marea di percussioni suonate dallo stesso Stills, Joe Lala, Pete Escovedo e Willie Bobo nonchè la magnifica tromba morriconiana di Steve Madeo. Il tutto per undici minuti di puro godimento sonoro per un brano che vale davvero l'acquisto del disco. Insomma che dire un disco un po' strano che se fosse uscito qualche anno prima avrebbe avuto il giusto riscontro, peccato davvero per alcuni brani un po' troppo sovraprodotti ma si sa quando c'è Joe Vitale bisogna aspettarsi queste cose. Sarà per questo che Neil Young non lo gradisce troppo? Voglio dire se nei brani in cui Stills suona da solo chitarra e voce i risultati sono strepitosi perchè lo stesso non accade con gl'altri brani?
di Salvatore Esposito

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