Buffalo Springfield Again (1967) - Rassegna stampa
Pier
Angelo Cantù
Ci
sono band che sono durate poco più di un battito di ciglia ma hanno
lasciato un segno indelebile nella storia della musica. Una di queste
sono proprio i Buffalo Springfield. La loro storia dura nemmeno due
anni, esordiscono nel ’67 e si sciolgono nel ’68; in tutto 3
dischi fondamentali che danno vita, assieme ai Byrds, al country rock
così come lo conosciamo ora. Ma non solo: dalle ceneri dei Buffalo
nascono CSNY cioè quella che per un certo periodo negli anni 70 è
stata la band più famosa del mondo, il gruppo che era capace di
oscurare giganti come Led Zeppelin, Dylan, Dead e via dicendo,
facendo registrare vendite record e influenzando intere generazioni
di musicisti ancora oggi. È importante capire che CSNY non sarebbero
esistiti senza i Buffalo Springfield e che gran parte dei loro
classici poggia le sue basi proprio sul repertorio dei BS. Neil Young
e Stephen Stills con questa band si son fatti le ossa come autori e
musicisti prima di intraprendere le carriere soliste che poi si sono
congiunte quando “cavallo pazzo” ha deciso di unirsi ai 3 amici
(Stills, Crosby, Nash) . La musica dei Buffalo come già detto era
assai innovativa, univa la passione per il country con la vena rock
di matrice pacifista e leggermente psichedelica tipica della
California dei tardi ’60. Alle debordanti sferragliate elettriche
di Neil si alternavano banjo e mandolino e dobro. La tradizione si
univa alla modernità e i nostri si lanciavano dritti verso la
leggenda. La band oltre a Neil e Stills era composta da Don Randi al
piano, Bruce Palmer al basso, Dewey Martin alla batteria e Richie
Furay,che firma anche alcune splendide canzoni, alla ritmica (in
questo album ma i musicisti sono cambiati tra i vari dischi). Dopo
l’esordio con l’omonimo Buffalo Springfield i nostri confezionano
il loro capolavoro con questo BS Again. Un disco ricco di suoni e
influenze, un lavoro eclettico e sorprendente che contiene veri
capolavori come “Mr. Soul” un brano elettrico con chitarre
distorte e quel tono misto malinconico, scarno e psichedelico tipico
della musica di Neil. “A Child's Claim To Fame” invece è basata
su una tipica melodia country molto gradevole, con cori e steel
guitar sugli scudi. “Everydays” è leggermente jazzata con
improvvisi e rapidi inserti di elettrica, la voce di Stephen appena
accennata, un gioiello di raffinatezza e gusto. “Expecting To Fly”
è una ballata 100% Neil Young, una di quelle canzoni che hanno reso
grande il canadese, uno di quei classici senza tempo che si
ascolteranno ancora con stupore tra 30-40 anni. Stesso discorso per
“Bluebird” forse il brano più celebre dei Buffalo, la canzone
perfetta per comprendere lo stile della band, cantata in coro con le
chitarre elettriche che graffiano e si alternano all’acustica.
Memorabile. Questo album è un incredibile raccolta di classici,
ascoltate ad esempio “Hung Upside Down” e ditemi se in essa non
ci riconoscete almeno altre 100 canzoni venute dopo, comprese molte
dei Led Zeppelin, tanto per non fare nomi una di quelle ballate hard
psichedeliche che erano il must degli anni '70. “Sad Memory” è
una toccante ballata acustica dai toni notturni ed avvolgenti. Si
prosegue con un altro grande classico come “Rock & Roll Woman”
con i suoi cori tipici del west coast e i contrappunti di chitarra
acustica a cui fanno seguito gli assoli magistrali di Hammond B3 e di
chitarra elettrica. Si chiude con la straordinaria “Broken Arrow”
ennesimo super classico a firma Neil Young. Buffalo Springfield Again
è uno dei grandi dischi degli anni ’60, uno di quegli album che
hanno fatto scuola, un lavoro imprescindibile.
Marco
Redaelli, rocklab.it
I
Buffalo Springfield sono stati un gruppo che ha avuto,
immeritatamente, poco interesse da parte del pubblico e della
critica, negli anni 1966/1967/1968/1969 ... Quando scoppiò il
fenomeno mondiale del supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young,
ecco i riflettori orientati sui B.S.: all'indietro... Nel 1966 i
Cinque avevano inciso un bell'album d'esordio, dal titolo del gruppo,
con brani in metrica folk-rock, alcuni dei quali davvero ottimi (“For
What It's Worth”, “Nowadays Clancy Can't Even Sing”,
“Everybody's Wrong”, “Flying On The Ground Is Wrong”,
“Burned”, “Leaven”, “Out Of My Mind”). Ma è nel 1967 che
realizzano il loro capolavoro: Buffalo Springfield Again. Durante la
registrazione del disco - una compilation di gran belle canzoni -
Young e Palmer - causa anche problemi di droga - lasciano una prima
volta il gruppo. Buffalo Springfield Again è uno di quei dischi che
suonano semplicemente bene e che non ci si accorge che è già un
capolavoro da mettere nell'Olimpo del Rock. Leggero? Si, forse, ma
che bello!!! Fraseggi folk-rock e country si sposano con le prime
avvisaglie di psichedelia e di rock corposo. E siamo nel 1967! Ed i
B.S. osano anche sperimentare suoni in sala di registrazione
fondendoli con (a volte) chitarre grintose, con (a volte) suoni
ancora folk-country. "Mr. Soul" (Young) è grintosa, molto
rock con autentici riff della chitarra;è un brano elettrico con
chitarre distorte e quelle tonalità malinconiche e scarne che
caratterizzano la musica di Neil Young. "A Child's Claim To
Fame" (Furay) presenta il dobro di James Burton, con temi
melodici tanto cari ai Byrds; è una melodia country acustica molto
gradevole, con cori e steel guitar ben evidenziati. In "Everydays"
(Stills) si assaporano atmosfere jazz (interrotte da una singolare
distorsione della chitarra); il brano è leggermente jazzato con
inserimenti elettrici (prendi e fuggi...); la voce di Stephen sembra
zucchero a velo; ne esce un brano bellissimo. "Expecting To Fly"
(Young) è un pezzo nel quale i sapori di psichedelia incontrano
l'originalità dell'autore nel saper musicare canzoni senza
tempo.
"Bluebird" (Stills) è un vivace folk con la voce ora soul ora pop; bellissime le chitarre; grande il banjo; la ritmica è quasi jazz con cambi di tempo interessantissimi; canzone cantata in coro con le chitarre elettriche che grattano e si alternano all'acustica. Grandioso. "Hung Upside Down" (Stills) è una interessante ballata "hard psichedelica" con un finale urlato che ricorda gli esperimenti vocali di Tim Buckley. Ma siamo nel 1967 ed è difficile già dire chi ha preso da chi. "Sad Memory" (Furay) è una toccante ballata acustica dai toni scuri che prendono dentro. Quasi una song alla Simon & Garfunkel. Anche qui... "Ma siamo nel 1967 ed è difficile già dire chi ha preso da chi..." "Good Time Boy" (Furay) è quasi un country-rock dei Poco (che Furay inventerà pochi anni dopo con Jim Messina) con fiati, blues ristretto e soul; ne esce un brano parecchio movimentato con tanto di urla e ritmo galoppante. "Rock & Roll Woman" (Stills) assomiglia ad un brano dei Beatles; ma è apprezzabile per i suoi cori westcoastiani ed i contrappunti di chitarra acustica; bellissimi gli assoli di Hammond e di chitarra elettrica. "Broken Arrow" (Young) apre inizialmente rock "hard" e "live"; quindi si trasforma in un collage di sonorità zappiane (era appena uscito il suo primo doppio disco) e byrdsiane; un brano nel quale operano archi, tamburi, tastiere... Geniale. Buffalo Springfield Again è un disco dalle molteplici trame musicali; un album a tre mani: Stills, Furay, Young. Difficile dire chi ha scritto le più belle canzoni del disco. Stills offre avanguardia e sonorità dure; Young non gli è secondo nella sua durezza, aggiungendo quel suo modo particolare di cantare; Furay si ritaglia lo spazio per canzoni intimiste. Ne esce un album di rock bellissimo. Buffalo Springfield Again è uno dei grandi dischi degli anni '60, passati, forse, inosservati ai più; uno di quegli album che manifestano apertamente dove il rock si stesse trovando in quel 1967 ed in quali filoni stesse riversando il suo nutrimento.
"Bluebird" (Stills) è un vivace folk con la voce ora soul ora pop; bellissime le chitarre; grande il banjo; la ritmica è quasi jazz con cambi di tempo interessantissimi; canzone cantata in coro con le chitarre elettriche che grattano e si alternano all'acustica. Grandioso. "Hung Upside Down" (Stills) è una interessante ballata "hard psichedelica" con un finale urlato che ricorda gli esperimenti vocali di Tim Buckley. Ma siamo nel 1967 ed è difficile già dire chi ha preso da chi. "Sad Memory" (Furay) è una toccante ballata acustica dai toni scuri che prendono dentro. Quasi una song alla Simon & Garfunkel. Anche qui... "Ma siamo nel 1967 ed è difficile già dire chi ha preso da chi..." "Good Time Boy" (Furay) è quasi un country-rock dei Poco (che Furay inventerà pochi anni dopo con Jim Messina) con fiati, blues ristretto e soul; ne esce un brano parecchio movimentato con tanto di urla e ritmo galoppante. "Rock & Roll Woman" (Stills) assomiglia ad un brano dei Beatles; ma è apprezzabile per i suoi cori westcoastiani ed i contrappunti di chitarra acustica; bellissimi gli assoli di Hammond e di chitarra elettrica. "Broken Arrow" (Young) apre inizialmente rock "hard" e "live"; quindi si trasforma in un collage di sonorità zappiane (era appena uscito il suo primo doppio disco) e byrdsiane; un brano nel quale operano archi, tamburi, tastiere... Geniale. Buffalo Springfield Again è un disco dalle molteplici trame musicali; un album a tre mani: Stills, Furay, Young. Difficile dire chi ha scritto le più belle canzoni del disco. Stills offre avanguardia e sonorità dure; Young non gli è secondo nella sua durezza, aggiungendo quel suo modo particolare di cantare; Furay si ritaglia lo spazio per canzoni intimiste. Ne esce un album di rock bellissimo. Buffalo Springfield Again è uno dei grandi dischi degli anni '60, passati, forse, inosservati ai più; uno di quegli album che manifestano apertamente dove il rock si stesse trovando in quel 1967 ed in quali filoni stesse riversando il suo nutrimento.
Il
Rock
[…]
Nonostante le bizzarrie di cavallo pazzo Neil e i problemi di droga e
visto dello scoppiato Palmer, il capolavoro è nell’aria e infatti
Buffalo Springfield Again, uscito nel dicembre 1967, è tra gli apici
artistici di quell’irripetibile anno. Le dieci composizioni qui
presenti da un lato metabolizzano le esperienze precedenti, e
dall’altra sfuggono a qualsiasi semplicistica definizione, anche in
ambito westcoastiano. Dalle cangianti armonie flower power della
celeberrima “Rock & Roll Woman” (l’acme compositivo di
Stephen) alle ruvide pistolettate western di “Mr. Soul” (cinica e
toccante auto-confessione di Neil), dal vibrante canto libero di
“Bluebird” ( con intermezzo dal sapore latino di Stills da
brividi) alle stupefacenti congerie di acide intuizioni tra blues e
jazz di “Hung Upside Down” e “Everydays” alla rarefatta nenia
agreste di “A Child’s Claim To Fame” (il miglior pezzo di
Furay), è quasi sempre il texano a condurre le danze. Neil riesce
però a rubargli la scena con due arzigogolati numeri psichedelici,
registrati con l’ausilio del produttore Jack Nitzche, noto come
“Phil Spector in acido”, col quale Neil collaborerà in seguito
su Harvest, senza eguagliare tuttavia tali vette.
Il
passo lento e malinconico di “Expecting To Fly” si regge su
celestiali orchestrazioni e su divagazioni lisergiche, forgiando un
archetipo basilare del pop, a partire da tutti i gruppi indie
neo-psycho (Grandaddy, Mercury Rev, Flaming Lips).
“Broken
Arrow” inaugura invece la peculiare epica americana di Young, in
una frenesia iridescente in cui si rincorrono gli spettri
dell’american dream e i tormenti del canadese, giostrati
magistralmente dal suo inconfondibile falsetto. Questa sublime
composizione pianistica, intervallata da bizzarri campionamenti per
sfociare in una coda zappiana, suggella alla perfezione il disco, e
con esso di fatto l’avventura dei Buffalo. […]
Junio
C. Murgia, storiadellamusica.it
L'età
media dei Buffalo Springfield è di 22 anni quando offrono quello che
unanimamente la critica ha considerato e non si può che considerare
il loro capolavoro. Durante la registrazione del disco - che così
risulta una compilation più che un album - Young e Palmer - legati
anche dai problemi di droga - lasciano una prima volta il gruppo.
"Mr. Soul" (Young) è una versione western di “Satisfaction” - vedi il riff della chitarra; "A Child's Claim To Fame" (Furay), col dobro hooks di James Burton, se non altro si appaga del suo trasognare riflessivo alla Byrds; "Everydays" (Stills) sterza per atmosfere jazz (squarciate da una distorsione della chitarra) ed è un primo capolavoro; "Expecting To Fly" (Young) (No. 98 Pop Singles), pezzo barocco di psichedelia e surrealismo, non convince appieno; "Bluebird" (Stills) (No. 58 Pop Singles) vivacizza in un hard-folk l'economia dell'album e, a forza di espedienti (la voce ora soul ora dream-pop, i numeri delle chitarre su tutti i fronti, la ritmica jazz), sembrerebbe impreziosirlo anche: infine va elevato a capolavoro per la sua statura d'avanguardia (si veda i cambi di tempo). "Hung Upside Down" (Stills), con la sua poderosa tessitura, dimostra come l'album sia di Stills e Furay (anzi, rappresenta i loro risultati migliori) e non di Young: qui Stills addirittura fa il Tim Buckley (peccato solo per i coretti veniali: d'altra parte ci vuole un Buckley per non necessitarne) e impazzisce (un unicum per lui) nel finale urlato.
"Mr. Soul" (Young) è una versione western di “Satisfaction” - vedi il riff della chitarra; "A Child's Claim To Fame" (Furay), col dobro hooks di James Burton, se non altro si appaga del suo trasognare riflessivo alla Byrds; "Everydays" (Stills) sterza per atmosfere jazz (squarciate da una distorsione della chitarra) ed è un primo capolavoro; "Expecting To Fly" (Young) (No. 98 Pop Singles), pezzo barocco di psichedelia e surrealismo, non convince appieno; "Bluebird" (Stills) (No. 58 Pop Singles) vivacizza in un hard-folk l'economia dell'album e, a forza di espedienti (la voce ora soul ora dream-pop, i numeri delle chitarre su tutti i fronti, la ritmica jazz), sembrerebbe impreziosirlo anche: infine va elevato a capolavoro per la sua statura d'avanguardia (si veda i cambi di tempo). "Hung Upside Down" (Stills), con la sua poderosa tessitura, dimostra come l'album sia di Stills e Furay (anzi, rappresenta i loro risultati migliori) e non di Young: qui Stills addirittura fa il Tim Buckley (peccato solo per i coretti veniali: d'altra parte ci vuole un Buckley per non necessitarne) e impazzisce (un unicum per lui) nel finale urlato.
"Sad
Memory" (Furay) potrebbe essere per Frank Sinatra e delinea le
coordinate dell'impianto presente: a Stills l'avanguardia e le
sonorità dure, a Young le epopee magniloquenti, a Furay le
canzonette intimistiche. "Good Time Boy" (Furay) anticipa
il country-rock dei Poco con fiati, strascichi blues e soul alla Joe
Cocker: qui il tutto riesce e in modo assai esagitato (con tanto di
urla e ritmo galoppante). "Rock & Roll Woman" (Stills)
(No. 44 Pop Singles) è tutto tranne che rock: sembrano i Beatles in
un film di Leone a fischiettare Morricone; vi sono poi una caterva di
arditi esperimenti che dimostrano come, se l'avanguardia del primo
album era l'associazione country e rock, quella del presente è -
quasi senza rock - pura e a sé stante. Perché non si dice mai, ma
Buffalo Springfield Again è un album di avanguardia, e non rock. Ci
vuole "Broken Arrow" (Young) per tornare nel circo rock. Ma
solo per un momento: dall'avvio iniziale hard e live si passa a un
surrealistico collage (strutturalmente tra Zappa e Cooper, di fatto
influenzato dagli esperimenti dei Byrds), con tamburi, archi,
tastiere, silenzi e parole al vento. Questo è il brano meno rock,
meno folk e meno country di Young.
Buffalo
Springfield Again avrebbe dovuto (e tutt'ora dovrebbe) scandalizzare
e sconcertare come forse non ha fatto. Altro che folk o country o
rock! Questa è avanguardia e i vari stili sono mezzi! Buffalo
Springfield Again sembra essere stato composto da un gruppo di
marziani pazzi, come Buffalo Springfield da un circolo di nonni.
ondarock.it
Buffalo
Springfield Again (Atco, 1967), il loro capolavoro, si avvale di una
produzione avveniristica e di una maggiore compattezza in fase di
jamming. “Bluebird” è l'insuperato capolavoro di Stills, un alto
canto visionario con un lungo e contorto intermezzo strumentale.
Stills scrive anche le più facili “Rock & Roll Woman” e
“Hung Upside Down”. Furay scodella un altro gioiello country-pop,
“A Child's Claim To Fame”, ma il gruppo flirta anche con il jazz
e l'avanguardia in “Everydays”.Neil Young comincia a reinventare
lo stile della ballata per loner adattandolo alle cupe nevrosi della
società moderna. La sua voce malata e sconsolata intona la cupa e
minacciosa melodia di “Mr Soul”. “Broken Arrow”, sei minuti
di misticismo e contorto autobiografismo, è il suo primo capolavoro,
una ballata pianistica sull'american dream le cui strofe marziali
sono separate da arrangiamenti eccentrici (vociare del pubblico, un
organetto di strada, effetti elettronici, una sezione d'archi, rullo
di tamburi, cocktail-jazz), un'epica galoppata nei reami sterminati
della memoria, dove l'uomo si perderà più di una volta. “Expecting
To Fly” è di intensità quasi pari, aperta da effetti cosmici e
sospinta da un canto in tenero delirio, una melodia impalpabile
librata sui violini in un volo lisergico (l'arrangiamento orchestrale
è di Jack Nitzsche).
Piero
Scaruffi