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Crosby, Stills, Nash & Young: dietro le quinte del supergruppo stellare (Rolling Stone, 1969)

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Dietro di loro c'è tutto l'entourage alle prese con il sipario che celerà il corredo elettrico sino al momento in cui la loro musica lignea acustica non sarà finita. Le tende sono nere: dietro Crosby, Stills, Nash & Young non vi sarà alcun tipo di luce. È giovedì, al Winterland Auditorium di San Francisco le prove sono fissate per le cinque del pomeriggio. Dallas Taylor, il batterista, cammina sul bordo del palco, mentre Steve Stills sta provando un pianoforte e non si accorge di lui. Dallas va verso Steve e sorride furbescamente: è il momento degli scherzi. Improvvisamente Dallas sbuca alle spalle di Steve con un urlo, e finge di ucciderlo con una pistola. Stills si irrigidisce, cade dallo sgabello e si fionda dritto su Crosby alle prese con la chitarra, provocando un disastro cacofonico.  In prima fila, dalla parte opposta, Graham Nash viene allertato dal gran rumore, mentre prova a mettere ordine nella scaletta dei brani che verranno eseguiti quella sera. Dopo aver const

Crosby Stills Nash & Young: Live At Fillmore East 1969 (Rhino Records, 2024)

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clicca per acquistare Suite: Judy Blue Eyes Blackbird Helplessly Hoping Guinnevere Lady Of The Island Go Back Home On The Way Home 4 + 20 Our House I’ve Loved Her So Long You Don’t Have To Cry Long Time Gone Wooden Ships Bluebird Revisited Sea Of Madness Down By The River Find The Cost Of Freedom Questo live album, che finalmente ci porta una testimonianza completa e ufficiale dell'anno del battesimo del supergruppo CSN&Y, e del loro primo tour, si compone, proprio come il concerto originale, di un primo set di brani acustici e di una seconda parte di brani elettrici. Tra di essi, i primi successi del trio Crosby Stills Nash che aveva da poco esordito con l'omonimo album ("Helplessly Hoping", "Suite Judy Blue Eyes", "Guinnevere", "You Don’t Have To Cry", "Long Time Gone", "Wooden Ships"), alcuni nuovi brani che di lì a poco sarebbero finiti su Dejà Vu ("4+20", "Our House") o sul disco solista di

ARCHIVES VOL.III: GLI ANNI TURBOLENTI DI SHAKEY RIVISITATI IN 22 DISCHI E 198 TRACCE (UNCUT)

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I primi due dischi di Archives III (finalmente!) sono tratti dai concerti al Budokan e all'Hammersmith Odeon del tour mondiale del 1976 di Neil Young & Crazy Horse, e ti fanno desiderare di aver assistito ad almeno uno di quei concerti. Poi ti ricordi di esserlo stato: Hammersmith, 31 marzo, quarta fila, mezzo accecato dalla polvere che veniva spazzata via dal palco da un'enorme macchina del vento durante una delle prime esibizioni di "Like A Hurricane". Di colpo ricordi tutto. Prima, Neil da solo, in acustico, con una scaletta che è il sogno di ogni fan. Poi i Crazy Horse si uniscono a lui per un secondo set che include "Down By The River", "Like A Hurricane", "Southern Man", "Cortez The Killer", "Cinnamon Girl", "Cowgirl In The Sand". Canzoni diventate centrali nel repertorio dei concerti di Young nei decenni a venire, ma queste registrazioni risalgono a prima che diventassero famose. Tutto sembrava app

L'EPICO ARCHIVES III ABBRACCIA CAOS, TRASCENDENZA E DISTORSIONE (MOJO)

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A metà di Across The Water - il nuovo documentario di due ore sulle tournée in Giappone e Regno Unito del 1976 di Neil Young e i Crazy Horse, che apre la parte visiva del suo gigantesco terzo cofanetto d'archivio - il cantante viene intervistato a cena nel suo hotel di Londra. Alla domanda su come vuole essere ricordato dopo la sua morte, Young, allora trentenne, scherza su una possibile lapide: “È morto cercando un cuore d'oro!” Poi il suo umore cambia. “Vorrei che la gente sapesse che sono stato qui. Ho trascorso il primo quarto della mia vita cercando di lasciare un segno... Vorrei lasciare dietro di me qualcosa con un punto di vista”. Archives III rappresenta tutto ciò che è successo dopo, in termini di caos, trascendenza e distorsione: attraverso quel "ritorno ad Harvest" che è Comes A Time, lo spettacolo garage rock di Rust Never Sleeps e Live Rust del 1979, fino alle ripetute crisi e alle inversioni di genere degli anni Ottanta, quando Young era alla Geffen Rec

ARCHIVES VOL.III DOCUMENTA UN'EPOCA BRILLANTE E TURBOLENTA (VARIETY)

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A metà del 1976, dove iniziano i brillanti e problematici anni contenuti in questo terzo capitolo della sua vasta serie Archives, Neil Young era già sul Monte Rushmore della sua generazione. Nel decennio precedente aveva scritto successi divenuti dei classici, da “Heart of Gold” e “Only Love Can Break Your Heart” a “Cinnamon Girl”, “Mr. Soul”, “Down by the River” e “Cortez the Killer”; come artista solista e come membro dei Buffalo Springfield e di Crosby, Stills, Nash & Young, aveva gettato le basi del country-rock che dominava le onde radio degli anni Settanta come nessun altro. Tuttavia, non appena raggiunto, ha rifiutato il successo commerciale mainstream, abbandonando notoriamente il centro della strada “per il fosso”, come ha scritto nelle note di copertina della sua retrospettiva del 1977, Decade: “un viaggio più accidentato, ma dove ho incontrato persone più interessanti”. In breve tempo è diventato il musicista contemporaneo più ferocemente autodeterminato dai tempi di Bob

Neil Young Archives Vol.3 1976-1987 (Reprise Records, 2024)

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Formati e link di acquisto:  - versione retail, 17 CD + poster:   https://amzn.to/3XzcHpm  - versione deluxe (tiratura limitata a 5000 copie), 17 CD + 5 Bluray + libro + poster:  acquistabile dallo store ufficiale Warner/NYA  (ad oggi ci sono ancora copie disponibili) - 2 LP (Takes) con una selezione di 16 brani:  https://amzn.to/3ZdRylR Data di uscita 6 settembre 2024. NEIL YOUNG ARCHIVES VOL III Tracklisting: Disc 1: Across The Water I (1976) Neil Young & Crazy Horse 1. Let It Shine (previously unreleased live version) 2. Mellow My Mind (previously unreleased live version) 3. Too Far Gone (previously unreleased live version) 4. Only Love Can Break Your Heart (previously unreleased live version) 5. A Man Needs a Maid (previously unreleased live version) 6. No One Seems to Know (previously unreleased live version) 7. Heart Of Gold (previously unreleased live version) 8. Country Home (previously unreleased live version) 9. Don't Cry No Tears (previously unreleased live version)

Neil Young rompe il silenzio sulla cancellazione del tour dei Crazy Horse: “Ho ascoltato il mio corpo” (Rolling Stone, 2024)

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Tre mesi fa, Neil Young e i Crazy Horse hanno sospeso il loro Love Earth Tour estivo fornendo poche spiegazioni: “due di noi si sono ammalati”. In una recente seduta di Zoom con gli abbonati ai Neil Young Archives [ il sito ufficiale, ndt ], Young ha fornito un resoconto più completo di quello che è successo. “Un paio di noi hanno raggiunto il punto di rottura”, ha detto. "Una mattina mi sono svegliato sull'autobus e ho detto, non posso farlo, devo fermarmi. Stavo male al solo pensiero di salire sul palco. Il mio corpo mi diceva: devi fermarti. E così l'ho ascoltato. Poi però arrivano tutte le questioni legali: c'è questo, c'è quello, la gente ha comprato i biglietti, ha fatto questo, ha fatto quello. Lo capisco. Ma quello che conta, per me, è la musica, l'arte di suonare. È questo che conta. È questo che la gente ama e viene a vedere. Se non c'è questo, non ha senso farlo. Il mio corpo mi ha detto di non farlo”. La buona notizia è che Young tornerà sul pal

Oh Lonesome Me! La storia dell'album inedito dei Crazy Horse del 1970 (e di come è diventato After The Gold Rush)

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2 agosto 1969: Neil Young e i Crazy Horse ritornano in studio, per la precisione ai Sunset Sound (Hollywood), per lavorare su nuove canzoni. Young ha in mente un nuovo album che farà seguito a Everybody Know This Is Nowhere , composto e registrato l'inverno precedente, e pubblicato in maggio. Questa volta, a Young, Danny Whitten, Billy Talbot e Ralph Molina si aggiunge Jack Nitzsche, che con le sue tastiere smusserà un po' la spigolosità del sound garage-rock appena scoperto dalla band (e dal suo produttore David Briggs), destinato a diventare il trademark dei Crazy Horse. Ancora non c'è un titolo, ma l'idea di un nuovo album è nell'aria. Come vedremo, qualche mese dopo Young nominerà il progetto prima A Country Store Plays Old Changes , poi  Oh Lonesome Me .  Quest'ultimo è un vecchio brano di Don Gibson, il primo inciso dalla band nelle session di agosto, a cui seguono nei giorni successivi "Birds", "Everybody's Alone", "I Believe